Maltrattamenti sui gatti, come intervenire

Abbiamo parlato di come riconoscere un gatto che ha subito maltrattamenti e abusi. L’animale rimane spesso appartato, è diffidente, ansioso, silenzioso o peggio miagola troppo. Come intervenire per fargli riacquistare fiducia negli esseri umani?

E’ indispensabile in primis avere pazienza e non aspettarsi che le cose si sistemino nell’arco di un  giorno. Non avere aspettative troppo elevate per il risultato finale. Spesso ci vuole un anno per trasformare un gatto che ha subito abusi in un animale domestico socievole. Anche così, non aspettatevi un miracolo: è molto improbabile ottenere una completa risoluzione dei problemi. Al massimo il gatto avrà fiducia dei familiari, di chi lo accudisce e lo nutre, ma resterà comunque ostile con gli ospiti e con gli estranei.

Detto questo, tentare questo lavoro terapeutico può essere una sfida gratificante, e coloro che hanno avuto successo non hanno certo mai rimpianto la loro decisione di fare di un animale infelice un gatto domestico felice e coccolone.

Maltrattamenti e abusi sui gatti, come riconoscerli

Molti gatti purtroppo subiscono dei maltrattamenti nel corso della loro vita. L’abuso può assumere la forma di aggressioni fisiche, punizioni troppo dure, ma anche la sofferenza silenziosa di un abbandono. Quando l’abuso si verifica durante la fase delicata dello sviluppo di un gattino, può avere un profondo impatto per il resto della vita, anche se il gatto viene rimosso dall’ambiente in cui lo ha subito.

Un esemplare anziano può riprendersi da una brutta situazione, ma un giovane gatto è facilmente impressionabile e restano delle cicatrici mentali indelebili, come la perdita di fiducia negli esseri umani, per fare solo un esempio tra i più noti. I traumi psicologici e i maltrattamenti più comuni includono:

  • Lo svezzamento precoce (il gatto viene privato della madre troppo presto)
  • Isolamento sociale (parziale o totale)
  • La privazione delle proprie esperienze di apprendimento
  • Contenzione fisica ( il gatto è costretto in piccole casse o gabbie)
  • Punizioni verbali o fisiche (urla, colpi, percosse)
  • Incuria (alimentazione non corretta o insufficiente, mancanza di igiene)
  • Inflizione intenzionale di stress cronico o dolore

Piometra nel gatto

Piometra è il termine medico utilizzato per descrivere un utero infetto. Questa infezione può essere aperta (pus drenante dalla vagina) o chiusa (il pus è contenuto nell’utero dalla cervice chiusa).

L’infezione può costare la vita al gatto e potrebbe richiedere un intervento chirurgico d’urgenza. Una piometra chiusa è più rischiosa rispetto ad una aperta, dato che non vi è il drenaggio di pus verso l’esterno. Se non trattata, i gatti peggiorano rapidamente e alcuni potrebbero non sopravvivere. Con il trattamento precoce, circa il 90 per cento dei gatti colpiti invece riesce a recuperare.

Poiché la piometra è un’infezione dell’utero, tutti i gatti non sterilizzati sono a rischio. E’ raro che l’infezione si sviluppi nei gatti da settembre a dicembre, quando i loro cicli di calore sono a riposo.

Ferite alla zampa nel gatto

La zampa è considerata la parte più dura e spessa del corpo del gatto. La struttura spugnosa assorbe gli urti e sopporta le pressioni grazie allo strato di pelle ispessita e ad una superficie ruvida.

A causa della posizione e della funzione le zampe spesso subiscono delle ferite che possono sanguinare per via dei vasi sanguigni in rilievo. Generalmente, le lesioni della zampa includono lacerazioni, punture, abrasioni, bruciature. A causa della pressione esercitata dall’uso continuo della zampa, alcune lesioni particolarmente estese potrebbero far fatica a guarire.

Sintomi

  • Sanguinamento
  • Scolorimento della parte interna della zampa
  • Il gatto si lecca spesso la zampa

Polifagia, quando il gatto mangia troppo

Polifagia è il termine utilizzato per indicare un aumento del consumo di cibo. Gli animali con polifagia sono generalmente descritti come aventi un appetito vorace.
Nel gatto è importante riuscire a distinguere la polifagia causata da una malattia sottostante da quella causata da motivi psicologici, che è spesso il risultato di comportamenti appresi e della sovralimentazione, che causa ovviamente aumento di peso e obesità. Nella polifagia associata ad altre patologie si può invece rilevare sia l’aumento che la perdita di peso.

Cause

  • Psicologica o comportamentale. La polifagia può anche essere associata all’invecchiamento dell’animale, perché alcuni gatti tendono a diventare voraci con l’età.
  • Scarso assorbimento gastrointestinale delle sostanze nutrienti: il gatto mangia tanto eppure deperisce a vista d’occhio. La causa è spesso da attribuirsi a malattie infiammatorie intestinali, ad alcuni tipi di cancro intestinale, ed all’insufficienza pancreatica esocrina.
  • Iperadrenocorticismo, ovvero la sindrome di Cushing, una causa molto comune di polifagia nei gatti.
  • In genere è anche associata ad un aumento della sete e delle minzioni.
  • Il diabete mellito può causare polifagia per via dello scarso utilizzo dello zucchero nel sangue del corpo.
  • Tumori che producono insulina (insulinoma, tumori del fegato), sostanza che può scatenare un abbassamento della glicemia e un corrispondente aumento dell’appetito.
  • Alcuni farmaci possono indurre un aumento dell’appetito (prednisone e fenobarbital).

Tosse cronica nel gatto

La tosse, anche nel gatto, è un riflesso protettivo molto comune che espelle le secrezioni o i corpi estranei dalla faringe, dalla laringe, dalla trachea e in generale dalle vie respiratorie, proteggendo in tal modo i polmoni dall’aspirazione. La tosse colpisce il sistema respiratorio, ostacolando la capacità di respirare correttamente.

Tra i fattori scatenanti più comuni si segnalano l’ostruzione della trachea, la bronchite, la polmonite, la filariosi cardiopolmonare, i tumori polmonari e lo scompenso cardiaco.

Sintomi

La tosse nel gatto si definisce cronica quando persiste da due o tre settimane. Può iniziare improvvisamente o peggiorare gradualmente. Una tosse occasionale, anche se frequente, è normale, ma bisogna contattare il veterinario se il vostro animale domestico soffre del disturbo da più giorni senza interruzione.

I gatti e la perdita di un compagno di giochi

Quando un gatto muore, spesso i proprietari notano alcuni cambiamenti nell’altro gatto di casa. Il micio sta in disparte ed è letargico. Alcuni possono smettere di mangiare o diventare appiccicosi nei nostri confronti. Altri possono miagolare lamentandosi come se cercassero il loro compagno. Sulla base di questi segnali esteriori, sembra che i gatti soffrano quando un altro animale della famiglia muore.

Poiché i nostri animali domestici non parlano, non sappiamo però davvero cosa gli stia passando per la mente. Pertanto dobbiamo basare l’interpretazione del loro stato emotivo sul loro comportamento, su quello che fanno in certe situazioni e in determinate circostanze.

Quando una persona vive la perdita di una persona cara, comunica verbalmente il dolore. Molto spesso, però, a comunicarci la sua sofferenza è il comportamento più che la parola. La perdita di attenzione, l’apparire svogliati e disorientati, non mangiare e diventare disinteressati a ciò che accade intorno. Chi elabora un lutto piange, non dorme o dorme più del solito. Un animale in cui si verifica la perdita di un compagno può reagire in modo simile.

Cheyletiellosi nel gatto

La Cheyletiellosi è una malattia della pelle dei gatti che provoca prurito, causata da infestazioni di acari chiamati Cheyletiella. Quando si esamina un gatto infestato, si può vedere il movimento dei parassiti che vivono su tutto il corpo, anche se il prurito e le concentrazioni sono maggiori sulla schiena.

La Cheyletiellosi è contagiosa, si tratta di una zoonosi e dunque può essere diffusa ad altri gatti, cani o esseri umani. I gatti possono acquisire l’infezione da altri animali o da esseri umani. L’acaro si trasmette tramite il contatto con gli animali infestati. Dal momento che l’acaro può vivere per qualche giorno fuori dall’organismo ospite, è anche possibile venire infettati attraverso la contaminazione ambientale. Anche le uova sparse nell’ambiente sono una causa importante di reinfestazione.

Questa malattia è molto contagiosa il che la rende più comune nei gattili, negli istituti di bellezza dove ci sono molti animali domestici, in luoghi con scarsa igiene e sovraffollamento, tutti fattori favorevoli all’infestazione.
I gattini sembrano essere più suscettibili degli animali più anziani così come i gatti a pelo lungo.

Gatti, cosa fare in caso di incendio

Durante i mesi invernali, per via di caminetti, stufe, illuminazioni delle festività e candele accese, è più alto il rischio di incendi in casa.
A differenza di noi umani, il gatto rimasto intrappolato da solo in un edificio devastato dal fuoco, non può chiedere aiuto e, se gli accessi all’esterno sono chiusi, purtroppo nemmeno riuscire a fuggire e a mettersi in salvo.

La speranza, in questi casi, se l’incendio avviene durante la vostra assenza, è che i vicini allertino prontamente i vigili del fuoco e vi avvisino dell’emergenza e a quel punto spetterà a voi correre sul posto e comunicare ai pompieri che in casa c’è un animale.
Durante un incendio, i gatti sono sensibili agli stessi fattori di rischio, potenzialmente fatali, delle persone. I principali pericoli sono il monossido di carbonio, l’inalazione di fumo e le ustioni.

Il monossido di carbonio si accumula nei polmoni e da qui, legato all’emoglobina che normalmente trasporta ossigeno, entra nel flusso sanguigno. I segnali di avvelenamento da CO comprendono letargia, debolezza e collasso. Se rimossi dall’ambiente inquinato e trattati con ossigeno, molti animali si riprenderanno. Non c’è modo di eliminare il monossido di carbonio dal sangue, bisogna aspettare che venga metabolizzato.

Gli oggetti più pericolosi per cani e gatti

Quali sono gli oggetti di uso più o meno comune che rappresentano un pericolo per i nostri animali domestici? La lista dei rischi presenti nelle nostre case per Fido e Micio è lunghissima, tuttavia alcuni sono maggiori di altri e causano molti incidenti anche gravi ai nostri piccoli amici di zampa.

Gli esperti hanno stilato una classifica con gli oggetti più pericolosi per cani e gatti. Vediamoli:

  • I trituratori di carta per distruggere i documenti, con l’interruttore on/off ben in vista a portata di zampa di gatto. I gatti si infilano dappertutto e spesso vanno a curiosare dove non devono e restano impigliati con il pelo o la zampetta nel tritacarte. Il motore caldo li attira. Spesso è la lingua a restare impigliata. Meglio dunque tenerli ben chiusi in un cassetto.
  • Soluzioni antigelo, presenti in molte case o in garage, sono tossiche tanto da uccidere l’animale anche in piccole dosi ingerite.
  • Le porte, perché la coda, la zampa può essere schiacciata quando la si chiude in fretta e perché l’animale può fuggire quando resta inavvertitamente aperta e smarrirsi o peggio finire investito da un’automobile in strada.

Infezione delle vie respiratorie superiori nel gatto

Se il vostro gatto starnutisce di frequente, ha il respiro congestionato, il muso che cola, lacrima dagli occhi, non accorre quando sente il rumore della ciotola del cibo, passando piuttosto molto tempo a dormire, il problema, a dire il vero molto comune, potrebbe essere un’infezione delle vie respiratorie superiori. Le zone colpite sono gola, naso e seni nasali come per il raffreddore in noi umani.

Nei gatti, queste infezioni sono abbastanza comuni e molto contagiose. I due virus primari che le provocano sono l’Herpesvirus Felino-1 (FHV), il Calicivirus Felino. Anche la clamidia, un’infezione batterica, può provocare infezioni delle alte vie respiratorie.
I gatti più a rischio sono i cuccioli, i gatti non vaccinati, i gatti anziani ed i gatti che sono venuti a stretto contatto con altri gatti in gattili, allevamenti o che vivono in famiglie con molti altri gatti.

I gatti colpiti da un’infezione delle vie respiratorie superiori diffonderanno periodicamente il virus per tutta la vita nei momenti di stress. E’ raro che l’infezione sia recidiva ma l’animale resterà un serbatoio per il virus. Questi virus non vivono a lungo nell’ambiente e sono facilmente uccisi dai detergenti per la casa, come la candeggina. Purtroppo, i proprietari ignari possono trasportare il virus da un gatto malato all’altro, il tipo di trasmissione più comune per questo tipo di patologie.

Aiutare il gatto affetto dal diabete

Il diabete mellito è una patologia piuttosto frequente tra i gatti, circa uno su duecento ne è infatti affetto, e tale numero è purtroppo in costante aumento. Colpa dello stile di vita cui i gatti moderni e casalinghi sono sottoposti, che li portano a sviluppare obesità e della presenza di numerosi gatti anziani. Se il gatto è diabetico occorrerà dedicare molto impegno alla sua cura ed alla sua alimentazione, che richiederà accorgimenti particolari.

Con le dovute cure anche il gatto diabetico potrà svolgere una vita assolutamente normale, attiva e felice come ogni altro felino. Il diabete o carenza di insulina si manifesta in particolar modo nei gatti maschi, obesi e castrati. Come si manifesta la malattia? Dopo ogni pasto il glucosio viene rilasciato nel sangue, ed il pancreas è chiamato a secernere insulina, che permette al glucosio di entrare nelle cellule per produrre energia: ma se l’insulina manca, il glucosio continua ad essere prodotto e la sua concentrazione nel sangue continua a crescere.

Quali sono i sintomi del diabete? Maggiore produzione di urina e conseguentemente maggior consumo di acqua, perdita di peso nonostante il consumo di cibo e alitosi. Se il medico veterinario accerterà che il gatto soffre di diabete, allora occorrerà che lo stesso segua una dieta particolare e  gli vengano somministrati dei farmaci o una dose giornaliera di insulina, attraverso una puntura che il veterinario insegnerà a fare autonomamente. Nel frattempo occorrerà monitorare il consumo di acqua, la produzione di urina e la concentrazione di glucosio in queste ultime, l’obiettivo è ridurre piano piano il livello di glucosio nel sangue stabilizzandolo, ed i sintomi clinici del gatto si ridurranno.

Danni del fumo passivo sui gatti

Nuoce alla salute di te e di chi ti sta intorno. E se intorno ci sono persone piuttosto che gatti, non fa alcuna differenza. Il fumo passivo fa male anche ai nostri animali domestici. Lo dimostrano recenti studi.
Il fumo passivo si compone di oltre 4.000 sostanze chimiche, compresi monossido di carbonio, formaldeide, benzene, cromo, nichel, cloruro di vinile ed arsenico.
Le persone esposte al fumo passivo sono più propense a sviluppare e morire per problemi cardiaci, cancro ai polmoni e problemi respiratori.

Purtroppo, non sono ancora stati compiuti studi approfonditi sugli animali da compagnia, ma una recente ricerca ha rivelato che i gatti in famiglie di fumatori hanno un rischio più elevato di sviluppare un linfoma, rispetto agli esemplari che vivono in ambienti privi di fumo.

Lo studio, della durata di 7 anni, è stato effettuato alla Tufts School of Veterinary Medicine e ha rivelato che i gatti che vivono in case con un fumatore hanno il doppio del rischio di sviluppare linfoma ed i gatti che vivono in famiglie con due o più fumatori hanno un rischio 4 volte maggiore. Inoltre, i gatti esposti a fumo passivo da oltre 5 anni e quelli che vivono in famiglie con più di 100 sigarette fumate al giorno hanno una probabilità ancora maggiore di sviluppare il cancro.

Come aiutare cani e gatti durante la convalescenza

La convalescenza post intervento chirurgico è un periodo molto importante e delicato: occorre verificare che il cane mangi, infatti il suo organismo sta bruciando calorie extra per guarire dalla malattia. Un apporto calorico insufficiente infatti obbliga l’organismo ad utilizzare le proprie riserve, provocando indebolimento muscolare e perdita eccessiva di peso.

Poiché cani e gatti durante la convalescenza tendono a perdere l’appetito, è importante offrire loro una dieta piuttosto calorica, per garantire loro il numero massimo di calorie, di grassi e proteine. Le proteine, si sa, sono nutrimenti assolutamente essenziali per convalescenza e favorire la guarigione: sostengono il sistema immunitario (in caso di ferite ed interventi) e riducono la perdita di tono muscolare.

Gli acidi grassi invece, in particolar modo gli Omega3, riducono le infiammazione, e gli Omega 6 aiutano la riparazione dei tessuti. Altre sostanza nutrienti indispensabili in questo periodo sono le vitamine, in particolare la E, che è un antiossidante naturale, e la vitamina A e lo Zinco, entrambe fondamentali per il sostentamento del sistema immunitario.