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Tra la tigre e il Papa la protesta animalista (VIDEO)

Prima di loro, ci fu l’incontro del lupo con san Francesco d’Assisi, ma le cose andarono diversamente. Il cucciolo di tigre, ricevuto in udienza dal Papa che va ad accarezzarlo in aula Nervi in occasione del Giubileo dello spettacolo itinerante, si spaventa alla vista di tutto quel bianco. E a sua volta fa spaventare il Santo Padre che durante l’udienza confida: “Avete fatto paura al Papa facendogli accarezzare quel cucciolo”. Con una battuta papa Francesco conquista l’applauso dei 7mila presenti, ma non degli animalisti che, indignati dalla vista del biberon di latte ‘sedativo’, del guinzaglio corto della tigre e per la condizione di cattività degli animali nei circhi, hanno scritto una lettera di protesta.

 


Delusi dal coinvolgimento dei circensi nelle iniziative del Giubileo della Misericordia: Carla Rocchi, presidente Enpa, Ente nazionale protezione animali, non esita a bocciare l’evento. E così, il Papa che elogia e difende i circensi ricordando i pregiudizi di cui sono vittime e in un fuori programma accarezza un cucciolo di tigre e poi uno di pantera, è di nuovo finito nel mirino degli animalisti. Non è la prima volta che accade: lo scorso maggio non fu gradita l’esternazione del pontefice sulla gente che ama cani e gatti ed è indifferente verso il prossimo.

Per Carla Rocchi, l’atteggiamento del Papa stona con i principi espressi proprio da papa Francesco nell’enciclica Laudato Sì

Speravamo che essa fosse la premessa per un pieno riconoscimento, anche da parte della dottrina cattolica, della pari dignità di tutti gli abitanti del creato, umani e non umani, e del loro diritto a vivere in pace e armonia – si legge nella nota dell’associazione – Per questo, Santità, siamo rimasti delusi dal coinvolgimento dei circensi nelle iniziative per il Giubileo della Misericordia. Riteniamo infatti che non vi sia nulla di misericordioso nel ridurre un altro vivente in cattività; nell’addestrarlo a compiere attività contrarie alla propria specie; nell’obbligarlo a esibirsi per una presunta forma di divertimento, che risulta, tra l’altro, sempre più in declino.

Se la misericordia è compassione per l’infelicità di un altro vivente -conclude Rocchi – se la misericordia è ciò che spinge ad agire per alleviare tale condizione di sofferenza, come ci ha insegnato il Santo di cui Ella ha deciso di portare il nome, non ci dovrebbe essere riconoscimento alcuno per chi tale sofferenza alimenta: gli animali sono stati creati per vivere liberi, e non sotto un tendone.

 

Fonte ansa.it e enpa.it

Fonte video youtube.com

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