Il pronto soccorso per animali

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Dopo i primi esperimenti sort nelle città di Padova e di Napoli, sul territorio nazionale stanno aumentando le richieste di creazioni di Ospedali pubblici per animali, cliniche dotate di reparti interni e con assitenza continua per animali malati o abbandonati.

Alla città di Padova si deve la creazione del primo Ospedale veterinario pubblico, con tanto di pronto soccorso e cliniche specializzate: i pazienti di questo primo centro, vero e proprio esperimento, sono proprio i nostri amici a quattro zampe! La struttura contiene al suo interno anche un reparto di terapia intensiva e dieci posti che possono ospitare gli animali più bisognosi. La struttura, cui è arrivato il riconoscimento ufficiale, si occupa di animali a 360°, per problemi che vanno dall’artopedia alla neurologia, dall’oculistica alla dermatologia.

Ma la vera capostipite per questa tipologia di strutture è stata la città di Napoli, che nel 2000 aveva istituito un ospedale pubblico per cani e gatti abbondonati e bisognosi di cure: il presidio ospedaliero veterinario per animali senza padrone, come è stato chiamato, ha ben 90 posti a disosizione e si occupa non solo di prevenzione, grazie a campagne di sterilizzazione per evitare il fenomeno del randagismo, ma è dotato anche di un vero e proprio sportello per facilitare le adozioni.

L’obesità nei gatti, cause e rimedi

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L’obesità nei gatti ha numerose cause e altrettante conseguenze. Il primo tra i fattori che causano l’aumento eccessivo di peso nei nostri amici a quattro zampe è ovviamente l’alimentazione scorretta.
Molti degli alimenti, soprattutto quelli scadenti dei supermercati, dei quali ci attrae solo il prezzo, sono troppo lontani dalla loro dieta naturale ed ideale. E’ stato ampiamente dimostrato da numerosi studi ed innumerevoli ricerche che questa di per sé è una delle principali cause del problema crescente dell’obesità nei gatti.

Inoltre, l’abitudine sempre più diffusa a tenere i gatti in casa per garantirne la sicurezza ha portato alla conseguente diminuzione dell’attività fisica. Se accompagnata da un’alimentazione eccessiva o da una dieta ricca di carboidrati, la sedentarietà può dare luogo ad un progressivo e pericoloso aumento di peso e condurre il nostro gatto verso l’obesità.

Doberman, il cane dell’esattore delle tasse

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Nessuno forse poteva immaginare che un giorno il Doberman Pinscher sarebbe diventato il cane elegante e rassicurante che è adesso. La razza nasce da un particolare miscuglio, effettuato da Louis Doberman, in Gemania, intorno al 1860. Questo signore era un esattore delle tasse, che spesso si trovava ad avere a che fare non solo con chi non voleva pagare, ma anche con malviventi, girando in brutti quartieri. Decise di creare per sè un compagno da difesa, e incrociò esemplari di Rottweiler, Alano, Manchester Terrier e probabilmente anche Bauceron e Levriero Inglese. Venne fuori un cane cattivo e aggressivo, sempre pronto a scattare con estrema violenza, difficile da domare, tanto che la gente si chiedeva come si potesse pensare di tenerlo in casa.

Otto Geller “pulì” la razza, la rese più regale e meno aggressiva, e nel 1900 fu presentata con estremo successo alle mostre canine. Negli Stati Uniti pare che poi il Doberman divenne quello che conosciamo oggi, un cane armonico, molto bello, pronto a proteggere e ottimo come cane da guardia, il migliore tra tutti, ma di certo non una belva feroce e indomabile. E’ forse il cane per cui vale maggiormente il detto “non esistono cattivi cani ma cattivi padroni”.

L’Abissino, il gatto che discende dai Faraoni

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È opinione diffusa che il gatto Abissino sia un discendente in linea diretta dei gatti degli antichi Egizi; proveniente dall’Abissinia, questo gatto fu introdotto in Europa nel 1860, ed ebbe modo di moltiplicarsi grazie alla passione di alcuni allevatori inglesi, che nel 1929 ne fissarono lo standard com’è riconosciuto oggi. Si ebbe la quasi totale estinzione della razza a causa della prima e della seconda guerra mondiale, e tra gli anni 60 e 70 a causa della leucemia felina. Oggi è uno dei gatti più ricercati, in special modo in Nord America.

L’Abissino ha la testa allungata, leggermente a triangolo, ha il naso scuro orlato di nero, le orecchie grandi e tondeggianti e gli occhi possono essere gialli, verdi o a nocciola. Possiede un corpo molto armonioso, lungo e magro, con zampe sottili che gli permettono movimenti molto aggraziati; il pelo è corto e molto fitto, anche nella coda. I colori più comuni per il mantello sono l’arancio/bruno con picchiettature nere, e il rosso rame con maculature marroni; esistono, inoltre, varietà rarissime azzurre o crema.

I primi approcci con l’uomo lo fanno apparire sempre molto diffidente, ma con il progredire del tempo e quindi del processo di ambientazione, svelerà il vero carattere: dolce e affettuoso, dotato di una vivissima curiosità e di intelligenza pronta e vivace.

L’inseparabile, il pappagallino per eccellenza

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I pappagallini del genere Agapornis vengono comunemente chiamati inseparabili per il fatto che sono sempre distribuiti a coppie all’interno delle colonie che formano in natura e questa loro unione dura per tutta la loro vita. Questa tipologia di volatili è orginaria del continente Africano, in particolare è presente sugli altipiani dell’Etiopia: il loro nome deriva dal greco e significa uccelli dell’amore.

Il maschio di inseparabile è facilmente distinguibile per la sua fronte rossa, mentre nuca, dorso, collo ed ali sono di un bel color verde erba brillante uniforme, il petto, ventre e fianchi verde di una tonalità più chiara. Le femmine invece sono caratterizzate dalla fronte verde, e dagli occhi bruni con la pupilla nera contornata da un sottile anello giallastro.

Gli inseparabili sono uccelli particolarmente longevi: la loro vita media si aggira sui 20 anni. Ogni anno covano una o al massimo due volte, e le femmine possono deporre fino a 30 uova per covata! In libertà questa tipologia di volatili si muove in gruppi molto numerosi, dei veri e propri gruppi famigliari che difficilmente si disgregano: ogni attività diurna e notturna avviene insieme, il gruppo è unito e compatto!

Artrite nei cani, diagnosi e cura

artrite caniL’artrite non fa discriminazioni di sorta. Colpisce indistintamente persone di tutte le età – bambini compresi – e purtroppo non risparmia nemmeno i nostri amici a quattro zampe. Nessun problema se il vostro cane mangia regolarmente, vi guarda con occhi vivi e gioiosi, e vi accoglie al vostro rientro a casa come solo un cane sa fare, facendovi le feste, saltellando e scodinzolando, e nei casi dei cani più espansivi saltandovi letteralmente addosso con il rischio di farvi perdere l’equilibrio (soprattutto se la stazza del cane è imponente).
Se, al contrario, notate cambiamenti di umore e una modifica delle abitudini e delle attività quotidiane, è un primo segno che qualcosa non va per il verso giusto. Potrebbe trattarsi di una semplice sindrome da raffreddamento, di un virus allo stomaco. Ma potrebbe anche essere artrite. Pensate che l’artrite colpisce un cane su cinque ed è una delle cause più comuni del dolore cronico, secondo i veterinari.

Dal momento che il cane non può parlare e descrivervi i suoi sintomi, è importante saper interpretare i segnali non verbali e soprattutto non sottovalutare nemmeno il più (all’apparenza) insignificante cambiamento. Alcuni atteggiamenti potrebbero fungere da spia per l’artrite:

  • il vostro cane preferisce appoggiarsi su un solo arto;
  • ha difficoltà a stare seduto o in piedi;
  • dorme più del solito;
  • sembra avere le articolazioni rigide e soffrire quando si muove;
  • ha dell’esitazione nel saltare, correre o salire le scale;
  • è aumentato di peso;
  • si sono verificati cambiamenti nel suo comportamento generale e nell’atteggiamento verso di voi;
  • è meno attento e vigile, perde riflessi e ha meno interessi nel gioco.

Il pesce rosso, un po’ di consigli utili

pesce rosso1Non hanno le zampe ma sono sempre piccoli animali domestici: i pesci rossi. Chi non ha mai desiderato che il papà gli comprasse quel piccolo pesciolino chiuso in un palla di plastica, alla fiera? Ecco, adesso che sono adulta capisco le condizioni in cui sopravviveva il pesce e non mi meraviglio affatto se non ha vissuto a lungo una volta portato a casa! Per questo ecco alcune piccole nozioni e alcuni suggerimenti da tener presente per conoscere e curare i pesciolini nel giusto modo.

Il pesce rosso, Carassius auratus auratus, appartiene alla famiglia dei Cyprinidae è originario dell’Asia Orientale. Vive abitualmente in fiumi e laghi ed è una versione domestica della Carpa grigioverde. Ne esistono diverse varietà, alcune delle quali perdono la colorazione rosso-arancione, brillante, che di solito caratterizza i pesciolini. Queste specie, che hanno configurazioni di pinne e occhi così particolari e diverse, e che hanno colori che vanno dal nero, al blu, al marrone non sono più semplici pesci rossi da vaschetta, ma viste le dimensioni e i bisogni sono pesci che comunemente vengono tenuti in acquario. Inoltre sono molto meno resistenti del pesce rosso comune e quindi più delicati e difficili da curare.

In condizioni ottimali il Carassio Rosso può arrivare a pesare 3 chilogrammi e diventare lungo anche 60 centimetri, ma si parla di allevamenti all’aperto o di vasche estremamente grandi… non preoccupatevi, non farà esplodere la sua vaschetta casalinga!

Il cane perde il pelo: ecco il motivo

cani che perdono il peloUn cane può perdere il pelo in due modi: o in forma di caduta localizzata, detta alopecia, o totale, cioè la muta annuale. Per prima cosa bisogna dire che il pelo di un animale ha una vita limitata, muore e si rigenera secondo il ritmo delle stagioni e le differenze di temperatura e luce: ciò costituisce il fenomeno della muta: una massiccia perdita di peli per la durata di qualche settimana, seguita dalla crescita di un pelame sostitutivo, destinato a resistere fino alla muta successiva.

Nei cani che vivono in casa o in appartamento questo ritmo scompare quasi completamente;  l’animale vive ad una temperatura costante per tutto l’anno e, l’illuminazione alla quale sottoposto è più intensa di quella naturale del giorno e della notte.

La muta, quindi, non tende più a prodursi in una data fissa: il cane perderà i peli morti nel corso dell’anno. Contro questo fenomeno, medicalmente parlando, non si può fare molto, tranne che dare all’animale vitamine e aminoacidi, favorevoli a un miglior tessuto del pelame.

Igiene orale nel gatto

igiene orale gatto fotoMantenere i denti del nostro gatto puliti può prevenire gravi malattie dentali. E’ dunque di fondamentale importanza imparare a riconoscere i sintomi di potenziali problemi e correre subito ai ripari. Come per gli noi umani, infatti, anche per i nostri piccoli amici a quattro zampe la parola d’ordine è prevenzione.
Le gengive arrossate e l’alito cattivo sono i principali indicatori della malattia dentale e parodontale nei gatti. Saliva con tracce di sangue e perdita dei denti sono altre importanti indicazioni. L’alito cattivo non sempre è sintomo di una qualche malattia del cavo orale, nei cuccioli ad esempio è un fenomeno da considerarsi normale e non desta alcun tipo di preoccupazione dal punto di vista clinico. Alcune infiammazioni dentali possono provocare al nostro gatto dolore nel cibarsi e nell’aprire la bocca.

La maggior parte dei veterinari effettua la pulizia dei denti e, laddove si riveli necessario, delle estrazioni. Una pulizia accurata dei denti del gatto può risultare necessaria con cadenza annuale. Tuttavia la frequenza dipende dalla dieta del vostro gatto e dalla predisposizione dell’animale per l’accumulo di placca e e la formazioni di gengiviti. La pulizia dei denti del vostro gatto a livello di profilassi può prevenire la perdita dei denti e preservare i denti in età avanzata.

Il Dalmata, “il cane dei cani”

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Le origini del Dalmata si perdono nella notte dei tempi. Ci sono tracce della sua presenza tra gli Egizi, è stato immortalato in bassorilievi e su numerosi cocchi, quindi probabilmente aveva a che fare con questi mezzi di trasporto e anche con la corsa su ruote. Il Dalmata è stato per secoli anche il cane degli zingari, abituato a lunghe camminate e al traino, e in più ottimo cane da compagnia per la vita nomade. Si trovano tracce della sua presenza anche in India, dove fu cane da caccia, per poi arrivare alla sua funzione forse più conosciuta, quella di cane pompiere, supporto speciale per gli uomini che salvano la vita agli altri uomini e che negli anni è diventato davvero indispensabile perchè in grado di fare compagnia, di lanciarsi tra le fiamme, di fare la guardia alla base e anche di cacciare i ratti nei momenti di pausa!

Il Dalmata, come si può capire dalla sua storia, è un cane di mondo, che ha la sua nazionalità ovunque, che è stato e continua ad essere apprezzato come simpatico cane da compagnia in ogni paese, e il fatto che le origini jugoslave, in Dalmazia, siano dubbie, alla fine non è poi così importante visto l’amico fidato che è stato per l’uomo fin dagli inizi della civiltà.

 

Displasia all’anca, ovvero quando il cane zoppica

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I cani di taglia grande, soprattutto se anziani, tendono a zoppicare più facilmente di quelli piccoli perché soffrono di una malattia denominata displasia all’anca, un problema ortopedico che colpisce le articolazioni e che può manifestarsi già a partire dai 3-4 mesi di vita in quasi tutte le razze canine di taglia grande e gigante, e nei loro incroci.

Per displasia dell’anca si intende un difetto dello sviluppo, caratterizzato da vari gravi di debolezza delle articolazioni; questo disturbo tende a colpire le articolazioni tra femore e bacino, causando modificazioni della testa e del collo del femore e dell’acetabolo, cioè della parte del bacino che contiene la testa del femore.

Il primo segnale che un cane è affetto da displasia dell’anca è la zoppia; inizialmente si tratta di un disturbo saltuario, causato dal dolore alle articolazioni, che si evidenzia all’inizio dell’attività fisica ma che migliora con il movimento. Con il passare del tempo, tuttavia, l’aggravarsi ella malattia porterà a movimenti anomali con notevoli difficoltà ad alzarsi e sdraiarsi.

La salute delle orecchie nei cani

salute orecchie caniLa salute del nostro cane passa anche per le orecchie. Ed è dunque sempre opportuno tenerne sotto controllo le condizioni per verificare eventuali anomalìe nel loro aspetto. Per prima cosa, è bene ricordare che gli organi uditivi del nostro amico a quattro zampe vanno tenuti costantemente e perfettamente puliti. Per questioni di igiene, e non solo.

Se vi state chiedendo come fare a riconoscere delle orecchie in buono stato di salute, è presto detto: i veterinari spiegano che il colore ideale delle orecchie internamente è una sfumatura grigio-rosa. E, dettaglio ancora più essenziale, delle orecchie sane non emanano alcun tipo di odore insolito.

Quello che i cani non dicono

cani linguaggioGesti, scatti, movimenti precisi, rituali, giochi. I cani non posseggono il dono della parola e noi non possiamo interpretare i segnali che ci lanciano quotidianamente paragonando il loro comportamento a quello umano. Quello che possiamo e dobbiamo fare è capire il loro modo di esprimersi, educarli fin dove e possibile e imparare a comunicare con loro nel migliore dei modi.

Le orecchie e la coda sono incredibilmente indicativi: le orecchie basse indicano preoccupazione e paura; dritte, attenzione; portate in avanti, allarme; la coda ferma denota inquietudine; sollevata e in movimento, sicurezza e gioia; bassa, insicurezza; tra le zampe, paura. Altro segnale chiarissimo, conosciuto da tutti e che non ci lascia molti dubbi sulla sua interpretazione è quello dell’intimidazione: labbra sollevate e ringhio.

Tartarughe della Florida, i consigli per allevarle

tartarughe florida

Le tartarughe della Florida, sono, come tutte le tartarughe, dei rettili appartenenti all’ordine delle testuggini; vivono in un ambiente acquatico e sono carnivore. Sono di colore verde scuro con linee gialle lungo il corpo; vengono chiamate anche “tartarughe dalle orecchie rosse”, per le caratteristiche macchie rosse ai lati della testa.

Le tartarughe della Florida sono originarie del Sud America, ma sono diffuse in tutto il mondo come animali domestici; possiedono una mandibola arrotondata e le dita delle zampe posteriori sono unite da una membrana, perché sono animali acquatici, possono raggiungere una lunghezza di 30 cm e possono vivere dai 20 ai 30 anni.

Per riuscire ad allevarle bisogna tenerle, per i primi anni, in un ambiente terracqueo, ossia in una vasca con acqua e piante, e una spiaggetta di sabbia o di sassi: una via di mezzo tra l’acquario e il terrario; la temperatura, nella vasca, non deve scendere al di sotto dei 15°.