Il pesce rosso, il pet ideale

pesce rossoIl pesce rosso è l’animale domestico ideale per chi è alle prese per la prima volta con un pet. La sua cura non è eccessivamente pretenziosa e non richiede molto tempo né una lunga esperienza, al contrario di quanto avviene per altri tipi di pesci e per gli amici a quattro zampe, per non parlare dei rettili. Resistente e facile da gestire, il pesce rosso, se curato adeguatamente, può vivere a lungo. Un modo per soddisfare la voglia di pets dei bambini quando non si vuole concedere loro un cane, un gatto o un animale che richiede più dispendio di tempo, denaro, energia e spazio.

Prima di acquistare un pesce rosso, fate ricerche approfondite. Acquistate da un negozio affidabile. Quando si sceglie un pesce da una vasca in un negozio è importante controllare in che stato sia. È sporco? L’acqua è torbida? Guardate da vicino i pesci nell’acquario. Se galleggiano in superficie, si muovono troppo lentamente o troppo velocemente, l’acqua potrebbe essere contaminata e il pesce malato. Scegliere sempre i pesci che sembrano più vivaci contenuti in acque rigorosamente pulite.

Malattie dei pesci, parte terza

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Nel nostro ed ultimo appuntamento per scoprire le malattie dei pesci d’acquario e cercare di combatterle, ci occuperemo dell’affanno: se notiamo i nostri pesci nuotare a pelo d’acqua e boccheggiare, significa che vi è una carenza di ossigeno nella vasca. Tale mancanza può essere causata sia dalla scarsa pulizia della vasca sia dal sovraffollamento oppure da una ossigenazione sbagliata.

Lo Shimmyng è invece provocato da un aumento del ritmo respiratorio: si verifica soprattutto se il pesce soffre di freddo nella vasca o versi in uno stato di shock. Il moto è troppo ondeggiante, talora vibratorio, ed il pesce fatica concretamente a nuotare e ad avanzare: in tali casi è importante aumentare la temperatura poco a poco fino a quando il pesce non si sia stabilizzato.

Tale instabilità e perdita di equilibrio si verifica quando il pesce non è in grado di stabilizzare la sua posizione nell’acqua: oltre alla causa delle malattia indicata sopra, tale sintomatologia può essere causata da un disturbo della vescica natatoria. Tali disturbi si verificano a causa della tossicità dell’acqua, contusioni degli organi interni o ancora a causa di infezioni batteriche e sbalzi di temperatura. Nel caso i cui questa, disgraziatamente si rompa ed il pesce resta sul fondo, non vi è purtroppo soluzione alcuna: negli altri casi meglio isolare il pesce in modo che questo si ristabilizzi, evitare soprattutto di provocargli paure e stress.

Malattie dei pesci parte seconda

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Continuiamo a parlare delle malattie che maggiormente possono colpire i pesci all’interno dell’acquario: oggi ci occuperemo dell’Oodinium, che altri non è se non l’equivalente dell’ittioftiriasi negli acquari marini. La differenza nel caso di acquario tropicale è che le macchie possono anche assumere un colore rosso scuro, anziché essere a puntini bianchi come nel caso dei pesci di acqua dolce. Il parassita tende ad attaccarsi al corpo del pesce: il batterio si materializza o quando vi è un nuovo pesce che viene introdotto in vasca oppure a causa di repentini sbalzi di temperatura esterna che influiscono nonostante il riscaldatore tenda a mantenere la temperatura costante.

Il manifestarsi della malattia è simile a quella precedentemente trattata: il pesce manifesta difficoltà respiratorie, tenderà a strisciare contro gli oggetti e poi si manifesteranno i puntini, occorrerà quindi somministrare un medicinale specifico e cambiare l’acqua dell’acquario, inserendo il carbone attivo nel filtro per pulire e filtrare bene l’acqua.

Altra malattia che può colpire i nostro pesci sono i funghi come la Saprolegnia, che provocano il manifestarsi sul pesce di una sorta di chiazza bianca come se fosse di ovatta. Tale infezione micotica colpisce molto frequentemente i pesci rossi: la cura è semplice, antibiotici specifici da sciogliere in acqua o bagni salati. Nel caso di localizzazioni specifiche (come lungo la bocca), trattare solo la zona colpita.

Pterophyllum Scalare: la riproduzione

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La riproduzione dei pesci nella propria vasca è sempre uno degli obiettivi dell’acquariofilo; proprio per questo, e per i comportamenti tipici della razza, i ciclidi sono tra i più amati. Lo scalare, da principe dei ciclidi, non fa ovviamente differenza: oltre ad essere uno splendido pesce, è uno dei ciclidi più interessanti da vedere durante la fase delle cure parentali.

Prima di tutto, occorre fornire ai riproduttori un’acqua con parametri simili ai seguenti: temperatura 27-30° C, durezza complessiva 5-10° dGH, durezza carbonatica 3-5° dKH; pH 6.5-7, No2 non misurabili, NO3 inferiori a 10 mg/l. Oltre a questo, occorre fornire una piantumazione tale da consentire la creazione di nascondigli per la deposizione delle uova, che avverrà su superfici lisce e riparate.

Se lo scopo ultimo dell’acquarifilo è la riproduzione, occorre acquistare 5 o 6 giovani esemplari ed attendere la formazione di una coppia stabile: si noterà la coppia nuotare sempre più in disparte, scacciando gli altri dal territorio scelto per la riproduzione. A questo punto, la coppia posta nelle condizioni inizierà i rituali di accoppiamento: l’affiatamento della coppia sarà riscontrabile dopo la terza o quarta riproduzione, quando saremo sicuri che la coppia è in grado di accudire alla prole, oltre a deporre e fecondare le uova.

Pterophyllum Scalare, parte I

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Oggi conosceremo un nuovo pesce, noto agli acquariofili di tutto il mondo da 100 anni, lo Scalare (detto ache comunemente Angel Fish) è uno dei Ciclidi più diffusi per le sue caratteristiche fisiche e comportamentali: l’analisi di oggi verterà sul biotipo e sul comportamento.

Pesce estremamente affascinante, è diffuso in diverse zone del Sudamerica (Venezuela, Brasile, Perù, bacino del Rio delle Amazzoni) dove vive in anse e baie con scarsa corrente d’acqua e ricche di vegetazione. Vivono in branchi composti da 10-20 individui, in acqua caratterizzata da pochissimi minerali disciolti, pH acido e temperatura media intorno ai 28/30° C.

In acquario, lo Scalare necessita di spazio libero per il nuoto: meglio quindi piantumare la vasca su i lati e sul fondo, arredando il centro della vasca con legni di torbiera, tronchi e sassi, in modo da consentire alle coppie che si formeranno di dividersi il territorio. L’acquisto di questo pesce prevede almeno 6 esemplari per garantire la formazione di una coppia stabile, per cui la vasca dovrà avere dimensioni di almeno 100x50x40 cm, con acqua che, soprattutto per la riproduzione dovrà avere: temperatura 27-30° C, durezza complessiva 5-10° dGH, durezza carbonatica 3-5° dKH; pH 6.5-7, No2 non misurabili, NO3 inferiori a 10 mg/l.

Le malattie dei pesci d’acqua dolce

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I nostri pesci, contenuti all’interno della vasca e dunque in un ambiente protetto, possono comunque essere soggetti a malattie: spesso si tratta di patologie semplici da curare e di facile diagnostica. Di seguito analizzeremo le malattie più comuni che possono colpire i pesci di acquario. L’Ittioftiriasi è la malattia più comune nei pesci di acqua dolce, ed è anche comunemente chiamata la malattia dei puntini bianchi.

L’ittioftiriasi è causata dalla presenza di un protozoo intradermico che si manifesta in caso di sbalzi di temperature o stress dovuto al trasposto o ancora a causa di un indebolimento del sistema immunitario generato da una cattiva gestione della vasca, soprattutto in considerazione delle condizioni ambientali. Questo parassita, il cui nome scientifico è Ichthyophthirius multifilis, penetra all’interno dell’epidermide del pesce e li si posiziona fino a quando decide di abbandonare il pesce per riprodursi cercando un altro animale.

Come riconoscere se un pesce è malato? Il proprietario dell’acquario deve prestare molta attenzione al comportamento del pesce: se questo infatti tende a strofinarsi sugli oggetti che si trovano nella vasca, o ancora se nuota con difficoltà o a pelo d’acqua (sintomo chiaro di difficoltà respiratoria), è probabile che l’ittioftiriasi si sia manifestata.

I guppy

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Oggi conosceremo il Poecilia reticulata, conosciuto solitamente come Guppy o Lebistes, si tratta di un piccolo pesce d’acqua dolce della famiglia Poeciliidae: si tratta di un pesce originario del sudamerica che vive in acque tropicali (23-24 °C) ed è diffuso soprattutto in stagni, laghetti, laghi, fiumi e canali. Si tratta infatti di una specie che sopporta egregiamente diverse concentrazioni di salinità.

I guppy presentano dimorfismo sessuale: il maschio è piccolo circa 3,5 centimentri, di colorazione bruno chiaro, semitrasparente, con chiazze arancioni, blu e verdi dai riflessi metallici. La femmina invece ha il corpo più lungo, circa sei centimetri, e una colorazione uniforme di colore grigio-bruno, tendente al giallo trasparente.

In ogni caso vi sono diverse varietà di tale pesce, la più nota è il guppy endler che si trova in alcuni bacini del Venezuela e si distingue per avere sul corpo strisce di vario colore, soprattutto blu e arancio e di dimensione ridotte rispetto al guppy classico.

Fertilizzazione delle piante d’acquario

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Le piante all’interno dell’acquario sono estremamente importanti, la loro cura è delicata e necessita di attenzioni per non dover poi lottare con la crescita delle alghe e la conseguente spossatezza delle piante. I fertilizzanti, indispensabili per la corretta crescita delle piante, vanno usati con accortezza, in particolar modo nelle prime applicazioni: le dosi vanno infatti calibrate a seconda della grandezza dell’acquario.

Il fertilizzante non deve contenere o apportare troppo ferro alla vasca: occorre pertanto verificare che nell’acqua non si accumuli troppo ferro. Tale analisi è facilmente fattibile grazie all’uso di un kit per la determinazione del ferro che è facilmente acquistabile in qualsiasi negozio di animali: a questo punto attraverso il kit potremo verificare quanto ferro è contenuto nella vasca dopo l’uso del fertilizzante, tenendo presente che l’ideale è una quantità di ferro in acqua non superiore a 0,05-0,1 mg/l.

Se trascorse almeno 24 ore il ferro non è stato assorbito, allora significa che è stato sbagliato il dosaggio del fertilizzante e le piante non sono in grado di assorbirlo tutto, lasciando quindi alle alghe campo libero. In linea di massima si consiglia di fertilizzare il fondo piuttosto che l’acqua: tale operazione infatti permette l’accumulo dei nutrimenti ivi contenuti in una zona estranea alle alghe. In ogni caso la decisione deve basarsi esclusivamente sulle tipologie di piante presenti in vasca, poiché infatti vi sono piante che non assumono i nutrimenti dalle radici.

La corretta alimentazione dei pesci

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Per una corretta crescita e un’ottima salute, i pesci delle nostre vasche necessitano di sostanze diverse e di un’alimentazione varia ed equilibrata. Partiamo dal presupposto che per quanto possano essere di alta qualità, i mangimi commerciali che troviamo nei negozi non saranno mai in grado di fornire tutte le sostanze necessarie, per cui può essere consigliabile integrare con cibo vivo, verdure fresche e vitamine Una classificazione degli alimenti può aiutarci a capire come fornire una dieta equilibrata ed il più possibile varia ai nostri pesci.

Mangimi secchi: sono l’alimento principale (e spesso, purtroppo, unico) di pesci e crostacei d’acquario. Facili da reperire, variano come formato; possiamo trovarli come granuli, pastiglie, pellets o scaglie, da utilizzare a seconda di quale si adatta di più alle esigenze degli ospiti dell’acquario. Come già detto, anche quelli di alta qualità sono carenti, nel lungo periodo, di sostanze, anche a causa del deterioramento chimico causato dal contatto con l’aria. Occorre somministrarlo 2 o 3 volte al giorno in quantità tali da essere consumato in pochissimo tempo, dato che quello non mangiato si decompone ed inquina l’acqua.

Cibo liofilizzato: si tratta di piccoli organismi seccati e compattati, in modo da essere facilmente somministrabili. I processi di liofilizzazione consentono di avere un maggior apporto nutritivo rispetto ai cibi disidratati, risultando però anche più pesanti da digerire. Meglio quindi non esagerare nella somministrazione.

Accessori acquario: lo schiumatoio

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Cercare di ricreare in acquario le stesse condizioni che si riscontrano in natura, nel mare, è una delle regole più importanti per riuscire ad allevare pesci ed invertebrati con successo: per riuscire in questo intento la tecnologia ci viene in aiuto grazie a strumentazioni sofisticate e macchinari che ci permettono di far crescere l’acquario nel migliore dei modi. Lo schiumatoio è uno strumeno fondamentale per risolvere uno dei principali problemi che fino a qualche anno fa aveva reso difficile e destinata a pochi l’acquariofilia marina:  l’eliminazione dei sali inquinanti come i nitrati o i fosfati.

Tali sali si accumulano solitamente nell’ acqua a seguito dell’ azione dei filtri ossidanti e purtroppo contribuiscono alla creazione di condizioni non idonee: lo schiumatoio è uno strumento da pochi anni a nostra disposizione, nato per trattare spazzatura e solo successivamente utilizzato negli impianti di acquacultura. Il funzionamento dello schiumatoio è quello di riprodurre il movimento delle onde che si infrangono sulla spiaggia e che portano con se, mediante la schiuma, le sostanze organiche disciolte nell’acqua.

Si tratta di un principio semplice ma fondamentale: lo schiumatoio produce delle microbollicine che vengono immesse insieme all’ acqua in una colonna di contatto, a tali bollicine aderiscono le molecole organiche derivate dagli escrementi dei pesci, le quali si depositano in un apposito contenitore. In questo modo le molecole organiche vengono estratte fisicamente dall’acqua e non viene consentito loro di trasformarsi in Nitrati e Fosfati, che osno appunto dannsoi per la salute di piate e pesci!

I pesci alghivori e detritivori

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Una volta resa ospitale la nostra vasca, occorre pensare ai primi pesci da introdurre. Dato che i valori chimici saranno ancora soggetti a variazioni più o meno ampie, è meglio introdurre pesci resistenti ed adatti a diversi tipi di acqua. Nella scelta di questi pesci, i primi da inserire dovrebbero essere pesci alghivori e detritivori.

I pesci alghivori permettono innanzitutto di mantenere fin da subito sotto controllo le prime alghe che  si formano in vasca a causa della tipica abbondanza di nutrimenti e del tempo di ripresa delle piante dopo la piantumazione dell’acquario. Alcuni di loro sono inoltre pesci resistenti, longevi e vivaci, adattissimi quindi ad essere i primi ospiti.

Tra questi pesci, suggeriamo i Crossochelius Siamensis, e Garra, mentre occorre prestare attenzione alla dimensione e alla eccessiva vivacità di Ancistrus, Gyrinochelius e Epalzeorhynchus Siamensis, che crescendo tendono a raggiungere dimensioni attorno ai 15-20 cm e possono essere fonte di stress agli altri pesci. Inoltre, è necessario prevedere l’acquisto di almeno due o tre esemplari, dato che questi pesci possono soffrire il fatto di essere i soli della propria specie.

Acquario tropicale: fertilizzazione delle piante

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Proprio come le piante che siamo abituati a vedere tutti i giorni, anche le piante d’acquario necessitano di nutrimento per poter crescere e svilupparsi. Uno degli errori più comuni è quello di immettere nell’acquario molte sostanze inutili per le piante, che rimangono in soluzione a tutto vantaggio delle alghe. Per evitare questo, riportiamo una serie di consigli pratici molto utili per chi si avvicina per la prima volta alla coltivazione di piante d’acquario.

Innanzitutto, occorre conoscere i valori della propria acqua, al fine di capire quali sostanze vi si trovano. Per esempio, troveremo i composti dell’azoto (nitrati soprattutto), in quantità dipendente anche dalla dimensione della popolazione animale (pesci, crostacei, gasteropodi) e dalla quantità di cibo che non viene mangiato. Come seconda cosa, prima di acquistare qualsiasi tipo di fertilizzante, occorre informarsi sulle esigenze delle piante nel acquario tropicale: immettere molte sostanze nutritive con piante poco esigente fornisce alle alghe la possibilità di prosperare. Inoltre, a piante diverse corrispondono esigenze diverse in termini di sostanze: le piante verdi necessiteranno, per esempio, di meno ferro di una pianta rossa.

Durante l’allestimento dell’acquario potreste aver scelto di inserire un fondo fertile: in questo caso, ricordate che il fondo non è eterno, ma con il passare dei mesi perde le proprie qualità nutritive e va rigenerato con nuove sostanze (spesso in forma di pastiglie da aggiungere sotto il fondale). La presenza o meno di questo fondo fertile andrà ad influenzare la cosiddetta fertilizzazione in colonna, ovvero le sostanze chimiche liquide che andremo ad immettere.

Acquario, scegliere la luce giusta

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Nell’acquario la luce è una componente fondamentale per diversi motivi: innanzitutto è importante in quanto stimola l’attività dei pesci, poi fornisce alle piante l’energia necessaria affinchè possano porre in essere la fotosintesi clorofilliana ed infine, non meno importante, una buona illuminazione consente al proprietario di vedere come stanno i pesci e cosa accade all’interno dell’acquario stesso.

Il sistema d’illuminazione è generalmente contenuto nel coperchio dell’acquario, che contiene solitamente le lampade e consente di limitare l’eccessiva evaporazione, oltre ad impedire che la povere possa filtrare all’interno dell’acquario stesso, sporcando l’acqua. L’impianto di illuminazione può essere fatto con tubi a fluorescenza o con lampade al tungsteno: analizziamo entrambi questi sistemi.

Il sistema a fluorescenza consente di utilizzae delle lampade che vengono chiamate a luce diurna, bianco calda o a luce solare, tutte utilizzabili in diverse tonalità di colore, che permettono un maggiore sviluppo delle piante ed una migliore visiblità dei pesci. L’apparecchiatura con lampade al tungsteno ha lo svantaggio di essere piuttosto costosa, infatti le lampade sono di breve durata ed emettono molto calore.

I ciclidi nani sudamericani.

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I ciclidi nani sudamericani sono ormai diventati tra i pesci più diffusi in acquariofilia grazie alla loro estrema adattabilità e al loro comportamento assolutamente affascinante.

Come dice il nome, si tratta di pesci di dimensioni inferiori ai 14 cm (per i maschi) o i 12 cm (per le femmine), il che li rende molto adatti anche a vasche dal litraggio non altissimo (70 litri in su). Sono pesci che vivono nelle acqua del bacino del Rio delle Amazzoni, che per estensione copre diverse tipologie di acqua: andiamo da quella acide e tenere, a quelle alcaline e dure, con la possibilità di trovare zone con valori intermedi e diversi da quelli standardizzati nei biotopi.

Questi ciclidi sono pesci territoriali, che quindi devono potersi dividere un ampio territorio se messi in vasca con altri ciclidi nani: lo stress causato dalla convivenza può risultare fatale per l’esemplare (o la coppia) sottomessa. Tranne che nel periodo riproduttivo, i nani non attaccheranno in maniera feroce altri pesci, dando quindi la possibilità di inserirli in vasca con altre razze pacifiche e di branco.