I Ciclidi dell’Africa Occidentale

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Di grande fascino e dal carattere estremamente interessante, in questo articolo parleremo di quelle specie di Ciclidi provenienti dall’Africa Occidentale adatte ad essere ospitate in acquario. Il loro biotopo è formato da ruscelli dalle acque molto limpide e da fiumi con acque provenienti dalle grandi foreste pluviali. Presentano livree dai colori sgargianti, quasi luminosi, che li rendono molto amati. Sebbene le specie cui tratteremo non superano i 12 cm di lunghezza, sarebbe opportuno allestire un acquario di almeno un metro di lunghezza, anche se non deve essere una regola per tutte le specie.

In generale, è consigliabile una vasca da almeno 200 litri per godere appieno delle caratteristiche di questi pesci. Molti Ciclidi sono bentonici, vivono cioè in prossimità del fondale, quindi l’acquario che li ospita deve avere un certo spazio nella parte inferiore per permettere loro di nuotare liberamente. Inoltre, è quasi d’obbligo utilizzare un materiale fine (preferibilmente sabbia) per l’allestimento, dato che non è raro che questi ciclidi scavino nella sabbia ed espellano la stessa dalle branchie.

Al contrario di quanto viene solitamente detto per i ciclidi africani, non è affatto necessario rinunciare alla vegetazione, dal momento che, salvo poche eccezioni, questi pesci non danneggiano le piante.
Esistono diversi generi di questi ciclidi; tra questi, i più diffusi sono i generi Chromidotilapia, Hemichromis, Nanochromis, Pelvicachromis e Steatocranus.

La vasca giusta per il proprio acquario

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La scelta della vasca per l’acquario è fondamentale per tutti coloro che si intendono avvicinare al mondo dell’acquariofilia: in commercio la scelta è vastissima, si va dalle vasche più piccole, fino ai 40 litri, fino alle vasche molto più grandi che possono raggiungere anche i 500 litri ed oltre. Le vasche più piccole sono adatte per l’allevamento di pesci che non superino i 4-5 cm di grandezza, per ovvie ragioni legate allo spazio ed alla possibilità di movimento dei pesci stessi.

La vasca piccola deve essere quasi quotidianamente curata, male si adatta a pesci di acqua marina, ma solo di acqua dolce: i valori del ph dell’acqua sono fondamentali e devono essere controllati per evitare anomalie o l’insorgenza di malattie tra i pesci.

La vasca media, quella che per capirci va dai 100 al 200 litri, sono perfette per chi inizia a muovere i primi passi: si possono anche adattare a pesci di acqua marina, dato che le dimensioni lo iniziano a consentire, ma limitatamente a pochi esemplari. In tali casi la manutenzione è settimanale, ed i valori chimici possono essere controllato in maniera meno metodica in quanto la vasca risente meno degli sbalzi.

Illuminazione dell’acquario

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L’lluminazione è uno degli elementi essenziali per l’acquario e per la sua corretta gestione: analizziamo gli elementi principali per una buona e corretta illuminazione, cercando di offrire praticità agli acquariofili con suggerimenti utili per i loro acquari casalinghi. La luce è fondamentale per i pesci, i quanto ne stimola l’attività e fornisce alle piante il nutrimento e l’energia attraverso la fotosintesi clorofilliana.

Ma la luce naturale, seppur importante, non è sufficiente anzi, spesso è causa della formazione di alghe, per tale ragione l’acquario deve essere illuminato con lampade artificiali. I tubi per fornire la luce possono essere o a fluorescenza o al tungsteno: entrambe hanno vantaggi  e svantaggi che occorre analizzare prima di scegliere l’uno o l’altro metodo di illuminazione.

Il tungsteno è composto da lampade che emettono molto calore dunque consumano parecchio e sono di breve durata rispetto alle lampade a fluorescenza, che invece sono meno costose nel funzionamento in quanto al contrario delle precedenti emettono meno calore e hanno una durata maggiore. Ovviamente è possibile anche optare per una soluzione mista, che può avere innumerevoli vantaggi, soprattutto per quel che riguarda lo sviluppo delle piante preseti in vasca.

Pesci timidi, quando l’acquario sembra deserto

acquarioCi siamo: l’acquario è stato popolato, bilanciato chimicamente, allestito con tutte le difficoltà che questo comporta e il dispendio sia economico che di tempo. Ora possiamo osservare i pesci abitare la loro nuova casa, rincorrersi, mangiucchiare le piante, ammirare i loro stupendi colori e perchè no, anche vantarci con amici e ospiti della riuscita della nostra creazione. Tutto procederebbe proprio così se non fosse che i pesci latitano alla nostra vista e sembrano quasi dileguarsi non appena ci avviciniamo al vetro, o peggio, se ne stanno tutto il tempo nascosti.

Perchè i pesci si nascondono? A questa domanda gli esperti danno più di una risposta plausibile. Quella più probabile, tuttavia, è anche la più semplice ovvero il pesce è spaventato o si sente a disagio nell’ambiente circostante. In questo caso, non resta che porsi un altro importante quesito: cosa scatena una reazione di paura nel pesce?

Rocce calcaree e pH dell’acquario

rocce acquarioSe il pH è aumentato inspiegabilmente nel vostro acquario, è probabile che una delle cause possibili non ancora passate al vaglio sia la presenza nella vasca di rocce calcaree. Se la roccia utilizzata è calcarea è infatti molto probabilmente la causa dell’elevazione del pH. Il materiale calcareo, infatti, è noto indurire l’acqua e aumentare il pH. Infatti gli esperti suggeriscono a chi ha necessità di aumentare il pH, di utilizzare corallo schiacciato, o altro materiale calcareo nel filtro.

L’acqua può anche anche essere naturalmente dura e alcalina, il che aumenta ulteriormente il pH. Per sapere se è la roccia a provocare l’aumento del pH è bene effettuare dei test e, nel dubbio, eliminarla dalla vasca prima che ci siano conseguenze gravi per la salute dei pesci.
Per testare la composizione della roccia, metterci sopra qualche goccia di comune aceto bianco. Se si produce una schiuma, la composizione è indubbiamente calcarea, e influirà sicuramente sulla durezza e sul pH dell’acqua.

Cambiare l’acqua dell’acquario

cambio acqua acquarioCambiare l’acqua dell’acquario può uccidere i pesci. Un luogo comune, un mito da sfatare che nasce da storie realmente accadute e poi mistificate.
Un racconto di questo tipo potrebbe essere giunto anche alle vostre orecchie. Un proprietario di un acquario sano e bellissimo che si prende cura scrupolosamente dei pesci da ormai più di un anno, li alimenta in modo corretto, mantiene il vetro della vasca pulito sia dentro che fuori.
Un giorno un amico nota che la ghiaia sul fondale è po’ sporca e gli chiede quand’è stata l’ultima volta che ha cambiato l’acqua. Lui lo guarda attonito dicendo che non ha mai effettuato alcun cambio all’acqua. Così corre a leggere numerosi articoli e scopre che avrebbe dovuto fare cambi parziali dell’acqua ogni poche settimane. Sentendosi come un idiota per aver trascurato i suoi pesci, effettua immediatamente un travaso enorme di acqua, aspira la ghiaia sul fondo, e cambia il filtro.

Tutto appare nella norma, ma il giorno dopo metà dei pesci sono morti. Nelle successive due settimane muoiono anche tutti gli altri, benchè lui continui a cambiare ulteriormente l’acqua. Da allora rinuncia all’acquario e inizia a raccontare in giro che il cambio dell’acqua ha ucciso i pesci, benchè i libri dicessero diversamente. Una storia tipo, questa, che può servire da modello per capire gli errori compiuti dal protagonista.

Vere o artificiali, il dilemma delle piante dell’acquario – parte due

piante artificiali acquarioLe piante artificiali, oggi, sono diventate così sofisticate e simili a quelle vere da rappresentare una scelta più che valida. A differenza delle piante vive, non muoiono, non diventano troppo grandi, nè tantomeno si lacerano diventando un problema per l’acquario. Se si sporcano o sono ricoperte da alghe, possono essere facilmente rimosse e pulite. Le piante artificiali non hanno particolari esigenze di luce, a differenza delle piante vive, che spesso richiedono un’illuminazione di gran lunga superiore a quella che gli viene offerta negli acquari.

Piante di plastica e piante di seta sono disponibili in una vasta gamma di dimensioni e colori, e sono facilmente reperibili tutto l’anno. Dal momento che prima di acquistarle non sono mai entrate in un acquario, non porteranno a sviluppare parassiti nè condurranno parassiti da altri luoghi.

Vere o artificiali, il dilemma delle piante dell’acquario – parte uno

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Piante vere o piante artificiali. Questo il dilemma da risolvere quando ci si appresta ad allestire un acquario. Oggi si può contare su piante realizzate in seta molto simili esteticamente a quelle naturali, ma l’impatto visivo non è l’unico motivo per preferire quelle vere. In realtà non c’è una scelta giusta e una scelta sbagliata. Gli stessi esperti non sono d’accordo su questo punto.
Le piante vive, però, diciamolo pure, riempiono maggiormente di orgoglio, danno una certa soddisfazione in più a guardare l’acquario. I pesci sono vivi, le piante vive, il nostro acquario di conseguenza ci appare più vero. O almeno è così per la maggior parte dei fautori di una vegetazione vera.
Tuttavia l’orgoglio non è la ragione principale per cui preferire le piante vive. Sono in molti a pensare che le piante vive forniscano un habitat più naturale per i pesci e offrono prestazioni che non possono, per ovvie ragioni, essere offerte dalle piante artificiali.

Ciclidi Africani: biotopi naturali, caratteristiche e diffusione

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Divenuti famosi soprattutto negli ultimi anni, i ciclidi africani sono sempre più presenti negli acquari degli appassionati di tutto il mondo. Questi ciclidi sono generalmente più vicini agli esemplari selvatici per quanto riguarda comportamento, livrea e alimentazione, anche se alcune razze dalla forte capacità riproduttiva sono sempre più comuni e resistenti, permettendone quindi l’inserimento nelle vasche riempite con la comune acqua di rubinetto opportunamente trattata.

Il ciclidi africani possono essere classificati per quanto riguarda il biotopo di provenienza: si parla quindi di cilcidi dei grandi laghi (Tanganica, Malawi, Victoria) e ciclidi dei fiumi dell’Africa Occidentale. Il primo biotopo è caratterizzato da acqua alcalina e mediamente dura, con una scarsissima presenza di piante e con fondale roccioso ricco di anfratti e nascondigli, dove i maschi fanno le loro tane per nascondere i propri avannotti e dove trovano riparo.

I territori scelti sono piuttosto ampi: questo aspetto, unito alle medie dimensioni e alla necessità di vivere almeno in coppia, rende i ciclidi dei laghi adatti solo ad acquari di litraggio superiore ai 300 litri e con lato lungo di almeno 130 cm circa, in modo da fornire un adeguato spazio per il nuoto. I ciclidi dei fiumi sono invece di dimensioni medie lievemente inferiori, pur avendo un comportamento assolutamente simile ai ciclidi dei laghi.

Il ciclo dell’azoto nell’acquario

acquario nitratiNitrificazione, ciclo biologico, ciclo dell’azoto. Comunque lo si chiami, il processo di creazione di colonie batteriche nell’acquario è fondamentale per mantenere un ambiente sano per i pesci. L’incapacità di comprendere le tappe fondamentali della nitrificazione è il fattore che porta più spesso alla perdita dei pesci. Saper risolvere i periodi critici durante il ciclo dell’azoto, quando le colonie batteriche iniziano a proliferare, aumenterà notevolmente le probabilità di successo per un buon acquario.

A differenza dell’habitat naturale, un acquario è un ambiente chiuso. Tutti i rifiuti e gli escrementi dei pesci, il cibo avanzato, e le piante in decomposizione rimangono all’interno del serbatoio. Se non si eliminassero i rifiuti, l’acquario si trasformerebbe in un pozzo nero in pochissimo tempo.

Il Pelvicachromis Pulcher

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Tipico dei fiumi dell’Africa Occidentale, il Pelvicachromis Pulcher è un bellissimo e colorato ciclide che, una volta in acquario, da all’acquariofilo molte soddisfazioni sia in fase di allevamento che di riproduzione.

L’allestimento della vasca per questo pesce prevede radici di torbiera alle quali legare piante africane tipiche come Anubias e Bolbitis, ma possono essere utilizzate anche  Microsorum e Vesicularia. Ottima anche la Vallisneria, soprattutto se piantata vicino alla parete posteriore della vasca. Fondamentale è inoltre la presenza di ripari sicuri come le noci di cocco aperte, che permettono un più facile adattamento e, in un secondo momento, forniscono la tana giusta per la riproduzione. La vasca dovrebbe essere di almeno 75 litri, ma sarebbe meglio acquistarli per vasche da 100 litri o più grandi.

I valori dell’acqua non sono estremi come quelli per altri pesci, e il Pelvicachromis si adatta bene anche ad acque simili a quelle del rubinetto delle nostre case (ricordiamoci sempre di trattarla con un buon biocondizionatore che permetta di rimuovere metalli pesanti e altre sostanze pericolose come il cloro). Possiamo quindi supporre acidità (Ph) vicino al 7, durezza totale (Gh) tra 5 e 15, durezza carbonatica (Kh) tra 5 e 10, anche se i valori tipici del loro biotopo sono piuttosto diversi (Ph 6,5, Gh tra 1 e 5, Kh tra 1 e 5).

Le alghe in acquario: come prevenirle

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Uno dei motivi che più spesso influisce sulla resa del neoacquariofilo e l’abbandono di questo splendido hobby è l’invasione delle alghe nel nostro acquario. Eppure sono sufficienti pochi accorgimenti per contrastare l’avanzata di questi ospiti sgraditi.

I nutrimenti sciolti in acquario, insieme alla luce e all’anidride carbonica, sono le variabili che influiscono sulla crescita sana delle piante. Nel momento in cui questi fattori non sono bilanciati, ecco che le alghe trovano spazio per crescere e proliferare. Le spore vengono di solito introdotte in acquario tramite piante, acqua di trasporto dei pesci o arredi provenienti da altre vasche.

Sono organismi semplici (basti pensare che sono stati i primi ad utilizzare la clorofilla e ad effettuare la fotosintesi clorofilliana) che hanno esigenze molto simili a quelli delle piante, per cui evitiamo di introdurre prodotti miracolosi contro le alghe: molto probabilmente, nuoceranno seriamente anche alla vegetazione. La regola d’oro per combattere le alghe è: prevenzione prima di tutto. Non dobbiamo lasciare spazio alla loro proliferazione, per cui occorre seguire alcune semplici regole.

Un acquario in regalo? Niente panico!

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Certo non è un regalo usuale ma può capitare che per le festività natalizie si riceva in regalo un bell’acquario: per provvedere al meglio alla sua cura ed entrare nell’affascinante mondo dell’acquariofilia, ecco alcuni consigli pratici ed indispensabili. Per prima cosa occorre preparare un sistema di filtraggio meccanico o biologico in grado di smaltire le sostanze inquinanti che possono essere letali per i futuri ospiti. Fatto ciò si può passare alla fase più interessante dell’acquario, quella dell’allestimento.

Scegliamo la tipologia di habitat che vogliamo ricreare e di conseguenza la tipologia di materiali e piante che andranno utilizzate: in tal modo si creano condizioni facilmente gestibili e presto in grado di ospitare la fauna che abbiamo scelto. Dipendentemente dalla tipologia dei pesci, dovremmo scegliere tra ghiaia, sabbia, o fondo morbido, fertilizzato o non fertilizzato, arredi come leglio di torbiera oppure ciotoli, muschi e piante oppure solo pietre per ricreare biotopi tipici.

A questo punto entra in gioco la qualità che ogni acquariofilo deve avere: la pazienza! Occorrerà far maturare la vasca ed attendere che la flora batterica ed i valori chimici dell’acqua si stabilizzino per diventare ospitali: lo ricordiamo ancora una volta, è meglio attendere tra le quattro e le sei settimane prima di introdurre le prime specie di pesci, crostacei o gasteropodi, che diversamente andrebbero incontro a forte stress, potenziali avvelenamenti e quindi alla morte.

Il Microgeophagus Ramirezi

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Un bellissimo ciclide nano sudamericano che ormai da anni fa parte degli ospiti delle vasche di mezzo mondo è il Microgeophagus Ramirezi (ex Apistogramma Ramirezi), un simpatico e coloratissimo pesce che da solo può cambiare il volto di un acquario.

Si tratta di un pesce territoriale, come tutti i ciclidi, ma non risulta essere particolarmente aggressivo al di fuori del periodo di riproduzione, per cui ben si adatta in vasche abitate anche da altri pesci. Di dimensioni ridotte (6 cm per la femmina, 7 per il maschio), abita acque non troppo dure (Gh tra il6 e il 10), leggermente acide (Ph 6,5 circa) e temperatura attorno ai 25° C. necessità di acqua con inquinanti ridotti al minimo, dato che soffre particolarmente la presenza di nitrati nell’acqua e di altre sostanze nocive. Consigliamo quindi cambi frequenti e controlli al filtro, che deve lavorare sempre nelle migliori condizioni.

Il dimorfismo sessuale tra maschi e femmine è piuttosto evidente: a parte le dimensioni, la femmina è leggermente meno colorata del maschio, ha i primi raggi della pinna dorsale più corti ed è caratterizzata da ventre rosato.
A causa della sua diffusione, è stato a lungo protagonista di veri e propri esperimenti genetici, che hanno portato sul mercato varietà di colori particolari (completamente dorati, blu, ecc), pinne a velo o baloon. Come sempre, sconsigliamo l’acquisto di questo tipo di pesce, che risulta essere spesso più debole e meno longevo delle varietà comuni.