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I cani della camorra, una morte randagia tra combattimenti illegali e atroci sofferenze

Cani tenuti al buio, affamati, assetati, con sul corpo segni evidenti di morsi e lotte feroci, visibilmente impauriti e aggressivi per difesa. Questa la scena terribile che si è presentata due giorni fa davanti agli occhi del nucleo di carabinieri della compagnia Stella, guidati dal capitano Piercarmine Sica, all’ingresso in una baracca abusiva a ridosso del rione Sanità, a Napoli.

All’interno la temperatura era irrespirabile: colpa del sole battente sulle lamiere tutto il giorno. I cani latravano da qualche tempo ed i loro lamenti hanno insospettito gli agenti che hanno forzato il lucchetto.
Nella baracca gabbie perlopiù vuote, solo tre occupate, una da uno yorkshire e le altre da due meticci, altre ancora ospitavano dei canarini.
Di acqua, cibo, luce ed umanità neanche l’ombra. Gli animali sono stati trasferiti all’ospedale veterinario di Frullone. Ora si indaga per identificare i carcerieri, battendo su varie piste: forse sono cani della camorra, utilizzati per lotte clandestine, o cani allevati illegalmente.

L’ipotesi più probabile è quella dei combattimenti clandestini. Sempre più cani, soprattutto randagi, vengono prelevati dalla strada, tenuti segregati al buio, senza acqua né cibo, per poi liberare la loro rabbia al momento opportuno degli incontri. Nessuno si salva e chi si salva, e riesce a non morire per le ferite riportate e non curate, viene avvelenato con polpette imbottite di anticrittogamico e lasciato crepare (perché di questo si tratta) tra atroci sofferenze. Solo a Ponticelli, riporta il Mattino, sono stati trovati morti nell’ultima settimana quattordici cani.
Un business, quello delle lotte clandestine tra cani, purtroppo sempre fiorente. Ma se vi immaginate gli incontri avvenire in sottoscala bui, magari di notte, la realtà è ancora più triste. Chi organizza questi incontri, senza vergogna, lo fa spesso alla luce del sole. Pensate che alcuni mesi fa, a Piscinola, i carabinieri hanno interrotto un incontro tra pitbull: si svolgeva in una villa comunale, in pieno giorno, nel bel mezzo della settimana.

I cani randagi, già sofferenti perché abbandonati o emarginati dall’uomo, soffrono doppiamente, una fine atroce: c’è chi vuole bruciarli e ridurli in cenere, chi li sevizia per scommetterci su. Che le proposte per toglierli di mezzo arrivino dallo Stato piuttosto che dalla camorra, in fondo poco importa: moriranno barbaramente, senza che l’opinione pubblica si sollevi e che le istituzioni facciano qualcosa per arginare sul serio il fenomeno del randagismo, con campagne di sterilizzazione e tutela dei cani presenti sul territorio. Ne parliamo, con la speranza di puntare i riflettori sui tanti episodi ingiustificabili di violenza nei confronti degli animali che avvengono nelle nostre strade, a due passi da noi e dai nostri cani, quelli fortunati.

3 commenti su “I cani della camorra, una morte randagia tra combattimenti illegali e atroci sofferenze”

  1. vorrei urlare a quei farabutti tutta la mia rabbia,e vorrei vederli in galera.Per aiutare però i cani randagi, si potrebbe fare la serilizzazione gratis,forse qualcosasi muoverebbe,e probabilmente ci sarebbero meno randagi.

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  2. comprendo la tua indignazione, sono cose terribili! E’ vero ci sarebbero meno randagi ma servono fondi che non sempre i comuni decidono di stanziare, anzi, quasi mai…

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