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Green Hill, condanne confermate in appello

La Corte d’Appello di Brescia ha confermato le condanne emesse in primo grado nei confronti dei vertici di Green Hill, l’allevamento di cani Beagle destinati alla vivisezione, chiuso a Montichiari (Brescia) il 18 luglio del 2012. Confermate dunque le condanne a un anno e sei mesi per Renzo Graziosi, veterinario della struttura e per Ghislene Rondot cogestore di Green Hill; a un anno, per il direttore dell’allevamento, Roberto Bravi. Confermata anche la sospensione delle attività per due anni per i condanati, e la confisca dei cani. Esultano gli animalisti che hanno condotto una lunga battaglia per la chiusura della struttura e si sono costituiti parte civile al processo: “Sentenza storica che smantella il teorema del cane prodotto da laboratorio, usa e getta”.

 

beaglle dietro recinzione

Maltrattamenti e uccisioni ‘facili’, senza necessità, e lacune nei controlli: anche la Corte d’Appello, con questa sentenza ha smentito ogni ‘alibi’ per l’unico veterinario dell’allevamento che da solo avrebbe dovuto seguire circa 3.000 cani, per i gestori della struttura. Con questa nuova sentenza, si confermano rigore morale ed equità nell’applicare il diritto a esseri viventi capaci di provare sofferenze e dolore. Con questa sentenza storica, senza precedenti per numero di animali tratti in salvo e per la portata innovativa sul piano giuridico, è stato smantellato, dunque, l’inaccettabile teorema del cane ‘prodotto da laboratorio’ e per questo ‘usa e getta’ ha dichiarato la Lav, che nel processo si è costituita parte civile ora che la Corte d’Appello ha confermato le condanne nei confronti dei vertici dell’allevamento.

 

Le accuse mosse a Green Hill erano di maltrattamento e uccisione di animali che non rispondevano ai requisiti delle case farmaceutiche per la sperimentazione animale. Per la deputata Michela Brambilla ex ministro dell’Ambiente, grazie alla norma diventata legge di cui è stata artefice che dal 2014 vieta, sul territorio nazionale, l’allevamento di cani, gatti e primati da utilizzare per la sperimentazione, un allevamento come Green Hill, non potrà più esistere nel nostro Paese.

La sentenza con il secondo grado di giudizio, è una vittoria della giustizia e mette di fatto il suggello su una vicenda che mi ha visto da sempre in prima linea: contro la vivisezione in generale e in particolare contro la vergogna di un allevamento di cani destinati ai laboratori che, grazie alla norma che ho scritto, non potrà mai più aprire nel nostro paese, ha detto la presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente.

L’azienda Green Hill che ha annunciato ricorso in Cassazione, ribadisce l’estraneità alla accuse, rivendica di aver sempre svolto il proprio lavoro nel rispetto delle normative vigenti e ritiene che il processo fin dall’inizio sia stato influenzato da una campagna animalista ingiustamente accanita che vuole vedere l’azienda condannata non per i metodi di allevamento ma piuttosto per le finalità di ricerca medico-scientifica.

 

Fonte ansa.it

Photo credit Pixabay

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