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Green Hill, la Cassazione conferma le condanne per i vertici

Confermate dalla Corte di Cassazione le condanne per i vertici di Green Hill, l’allevamento di cani beagle chiuso a Montichiari, in zona Brescia,, nell’estate del 2012.

La Cassazione ha confermato tutte le precedenti condanne emesse dalla Corte di Appello di Brescia il 23 febbraio 2016: un anno e sei mesi per Ghislane Rondot, co-gestore della struttura e al veterinario Renzo Graziosi, un anno per il direttore dell’allevamento Roberto Bravi.

Super cani beagle creati Cina

Confermate le accuse in base alle quali nell’allevamento si praticava “l’eutanasia in modo disinvolto, preferendo sopprimere i cani piuttosto che curarli”.

Una politica aziendale di maltrattamento e uccisione dei Beagle che nuoceva ai cani e andava non solo contro ogni principio morale, ma anche contro “le norme comunitarie e nazionali”. L’allevamento era stato messo sotto sequestro nell’estate del 2012 qualche mese dopo il blitz degli animalisti che avevano liberato molti dei cuccioli dell’allevamento lager.

Nel 2012, dopo il blitz degli animalisti, l’allevamento è stato denunciato e tutti i 2.636 cani sono stati sequestrati.

Due i processi condotti dal Tribunale di Brescia contro i vertici dell’allevamento, responsabili della crudeltà contro i cani: le condanne sono arrivate con l’accusa di “maltrattamenti e uccisioni senza necessità”, sia in primo grado sia in Appello.

GREEN HILL, CONDANNE CONFERMATE IN APPELLO

I primi due gradi della sentenza avevano condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione il Medico Veterinario Renzo Graziosi, il co-gestore di “Green Hill 2001” Ghislaine Rondot, mentre il direttore dell’allevamento, Roberto Bravi, è stato condannato a 1 anno e al risarcimento delle spese. Per tutti l’attività è stata sospesa per due anni con relativa confisca dei cani. Una sentenza storica che è stata confermata in Cassazione.

 

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