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Il gatto provoca allergia se la convivenza inizia da adulti, ma…..

Alcune allergie si possono sviluppare anche in età adulta, oppure possono rilevarsi, in quanto già esistenti. E’ il caso che riguarda ad esempio l’allergia al pelo del gatto: secondo quanto riportato da uno studio scientifico pubblicato sul “Journal of Allergy and Clinical Immunology“, il rischio di sviluppare una reazione immunitaria di questo tipo triplica addirittura se la prima convivenza con un micio, da parte di un soggetto già tendenzialmente allergico, avviene “da grandi”, a differenza di quanto accade se invece si vive a contatto con un gatto sin dalla tenera età: altri studi scientifici hanno dimostrato infatti come si sviluppi una sorta di immunizzazione.

La ricerca è stata condotta da un team di studiosi italiani, dell’Università di Verona. Spiega Mario Olivieri, tra i curatori:

“I nostri dati dimostrano che prendersi cura di un gatto in età adulta raddoppia il rischio di sviluppare una “sensibilita” verso l’animale. Perciò, gli adulti dovrebbero evitare di avere felini, specialmente se sono sensibili ad altri allergeni”.

In particolare la ricerca scientifica ha esaminato e tenuto sotto controllo più di 6mila persone nell’arco di nove anni, attraverso il prelievo di alcuni campioni di sangue: nessuno aveva inizialmente anticorpi ai gatti nel sangue. Circa il 3% delle persone senza mici si è sensibilizzato nel corso del tempo contro il 5% di chi ne ha adottato uno. Quattro su 10 dei nuovi “sensibili” ha manifestato sintomi di allergia al gatto, quattro volte in più rispetto agli altri. Due cose però vanno evidenziate: la sensibilizzazione non è necessariamente la malattia allergica, ma solo la probabilità di svilupparla e…..si sono sensibilizzati solo coloro che dormivano nello stesso ambiente col micio! Dunque cari amici di Tutto Zampe, spargete la voce. L’allergia ai peli del micio non è una buona scusa per liberarsi del felino! Basta tenere chiusa la porta della stanza da letto ed  usare un buon aspirapolvere (mi permetto di aggiungere).

Foto: Thinkstock

 

 

 

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