Purtroppo capita che spesso le liti tra vicini, magari iniziate per colpa di un animale domestico, possano degenerare in minacce nei confronti della vita e all’integrità fisica dei nostri piccoli amici a quattro zampe. Polpette avvelenate, acidi, stricnina o altre sostanze nocive possono essere facilmente date a cani o gatti sotto forma di gustosi spuntini, che li conducono ben presto alla morte tra atroci sofferenze.
Come evitare tutto ciò? In primo luogo tenete presente che se un condomino o un vicino rivelasse l’intenzione di nuocere al cane o al gatto, anche se non di proprietà, o di manifestare propopositi di avvelenamento è possibile presentare una denuncia – querela alla Polizia Municipale, alla Polizia di Stato, ai Carabinieri, o al Corpo Forestale dello Stato.
Si configa infatti il reato di minaccia punito e previsto ex art. 612 del codice penale, che punisce a querela della persona offesa chiunque minacci ad altri un danno ingiusto. La morte del proprio animale d’affezione rientra senza dubbio tra i danni ingiusti: per la configurabilità del reato non è necessario che il bene tutelato venga realmente leso ma è sufficiente che il male prospettato incuta timore, fondato, nel soggetto passivo, proprietario dell’animale.
Oltre a ciò non dimenticate che l’art. 544-bis del codice penale punisce chiunque uccida gli animali, per crudeltà o senza necessità, con la reclusione fino a diciotto mesi.
Oltre a ciò coloro che avvelenano gli animali rischiano, in base all’articolo 146 delle Leggi sanitarie in materia di Immissione nell’ambiente di sostanze velenose, la reclusione da sei mesi a tre anni oltre alla multa. Ma come agire nel caso in cui si tema un avvelenamente o del male al proprio animale?
Prima di presentare un denuncia querela sarebbe opportuno recarsi dalle forze dell’ordine per presentare un esposto formale o diffida nei confronti dell’altro soggetto: se anche in tal caso il comportamento permane, o se le minaccie sono oltremodo fondate, allora via libera alla querela.
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