Una coperta per Fido

Con l’arrivo di temperature meno miti Fido trascorrerà più tempo in casa: per tale ragione occorre che abbia una coperta tutta per lui, per evitare in tal modo che prenda la brutta abitudine di salire sul divano o su altri mobili, sporcandoli. La coperta di Fido sarà uno spazio tutto suo, sulla quale stare la sera, mentre si guarda la televisione, dopo pranzo o cena, per riposarsi un pò.

Nella gallery presentiamo alcuni modelli di coperte per cani, differenti tra loro: l’importante è che le coperte dedicate al vostro animale domestico siano lavabili e resistenti, isolanti e che proteggano da sporco e peli. Per il resto via libera alla fantasia, con colori, disegni e accessori differenti e nuovissimi!

Con un cane in famiglia, bambini meno a rischio obesità

Se vi state chiedendo sia il caso o meno di cedere alle suppliche di vostro figlio che vi chiede da tempo un cane, nella lista dei pro, già molto lunga, aggiungete un minor rischio di obesità. L’epidemia infantile del nuovo millennio, in crescita nei Paesi occidentali, può essere arginata, se non addirittura scongiurata, stimolando anche i bimbi più pigri a fare un po’ di movimento.

Se dietro le nostre insistenze non ci pensano neanche a staccarsi dalla play station, dalla tv e dal pc, non sapranno invece resistere agli occhioni dolci del loro cucciolo. Garantito. A dirlo è un recente studio effettuato da un’équipe di ricercatori della St George’s University di Londra, che ha preso in esame un campione di 2.065 bambini tra i nove e i dieci anni, constatando un’attività fisica maggiore tra quanti possedevano un cane.

Scuole di educazione e l’ambiente favorevole

educazione cinofila
educazione cinofilaSulla piazza ci sono state diverse scuole di educazione e di addestramento per impartire al cane dei comandi vocali o gestuali che vengono tradotti in azioni da eseguire, presto passeremo alla pratica ma senza teoria non si va da nessuna parte, il lettore deve capire cosa c’è dietro l’educazione di un cucciolo o di un cane adulto. Educare è diverso da addestrare, nel primo caso cerchiamo di plasmare il comportamento dell’animale in modo che conviva nel miglior modo possibile il mondo creato dall’uomo, per addestramento si intende il valorizzare delle capacità innate nel cane, anche se nel mondo canino non gli sarebbero servite possono essere utili alla società in cui vive, basta pensare al cane bagnino Luba o ai cani guida per gli ipovedenti.
All’inizio dei tempi si pensava che dominare l’animale punendolo era la via giusta, la mia nonnina non ha mai picchiato un cane, però il vicino in campagna usava lo sculaccio nel sederino, con relativo guaito del malcapitato cucciolo, quando faceva un’azione ritenuta errata, con l’arrivo dell’etologia, la scienza moderna che studia il comportamento animale nel suo habitat, si è scoperto che per far fare un qualcosa che noi desideriamo bisogna utilizzare il metodo gentile basato sul rinforzo positivo del comportamento esatto usando le mani solo per premere il clicker, distribuire il meritato premio e fare carezze, in caso contrario l’animale va ignorato.
Diciamo basta alle persone che schiacciano il muso nei bisogni, che prendono a schiaffi il cane, se volete richiamare l’attenzione del cane utilizzando il contatto fisico trasformatevi in una mamma e fate quello che farebbe ai cuccioli per rimproverarli prendendo il cane per la collottola, la parte posteriore del collo tra la testa e la nuca, e sballottandolo leggermente a destra e a sinistra, anche se per esperienza serve solo con soggetti sottomessi oppure inibiti in ambiente favorevole.

Il cane della prateria: conosciamo un simpatico roditore

Oggi continuiamo il nostro viaggio all’interno del mondo dei roditori con un dolcissimo mammifero appartenente proprio all’ordine dei Rodentia, ovvero il cane della prateria. Questo animaletto appartiene alla stessa famiglia delle marmotte e deve il suo nome al caratteristico suono, molto simile al latrato di un cane che emette quando deve comunicare ai propri simili l’esistenza di un pericolo. Il cane della prateria vive soprattutto nella parte ovest degli Stati Uniti e in alcune zone del Messico e del Canada, può raggiungere i 30 o 35 centimetri di lunghezza per un chilo e mezzo di peso.

L’unica specie di cane della prateria che può essere commerciato legalmente è il Cynomis Ludovicianus, ovvero il cane della prateria dalla coda nera e, dal 2003 è possibile l’acquisto solo delle specie nate in cattività. Il cane della prateria è un animale sociale e in natura vive in gruppi di quattro o cinque esemplari, in prevalenza femmine; anche per l’allevamento in cattività è consigliabile acquistare due esemplari, in modo da non farli soffrire di solitudine.

Nonostante il cane della prateria sia un animale selvatico, è anche molto dolce e tenero, e se adottato da piccolo è in grado di stabilire un legame affettivo molto forte con il padrone; anche se viene preso da adulto si affeziona facilmente, ma gli ci vorrà più tempo per fidarsi degli umani.

Paris Hilton ama gli animali e salva venti conigli

Lei che alla pubblicità, più negativa che positiva per la verità, non può proprio rinunciare, nei giorni scorsi si è resa protagonista di un atto di generosità nei confronti degli animali, che oltre a riportarla ancora una volta agli onori della cronaca, ha evitato la morte certa di creature innocenti. Almeno secondo il racconto di Paris Hilton, sembra che da oggi oltre ad una serie di maialini e chiwawa, nella sua “collezione” ci saranno anche venti coniglietti. Per carità, in effetti la biondissima ereditiera ha sempre dimostrato una sorta di amore per gli amici a quattro zampe e non solo, tanto da aver fatto costruira una specie di castello per i suoi cani, dotato di tutti i comfort, solo che dato il suo essere così bizzarro, a volte si fa fatica a comprendere un lato tanto affettuoso e delicato.

La tracheobronchite infettiva canina o tosse dei canili

La tosse dei canili, chiamata comunemente in tal modo i quanto è riscontrabile soprattutto in comunità di cani provenienti da origini diverse, è un’affezione contagiosa alle vie respiratorie, caratterizzata da una tosse che può durare fino a diverse settimane, in alcuni casi anche mesi. La sindrome è dovuta all’azione combinata di un insieme di microorganismi, batteri e virus il cui principale batterio è la Bordetella bronchiseptica, che interviene contemporaneamente ad un’infezione virale.

Dopo circa tre giorni di incubazione il cane presente una forte tosse e uno scolo nasale più o meno purulento: a questo generale stato di malessere si può associare una leggera infiammazione della regione rinofaringea, per diversi giorni. Si tratta di una patologia molto contagiosa che si trasmette di conseguenza ai cani circostanti.

La forma clinica più frequente di tosse dei canili è una forma semplice, caratterizzata da tracheobronchite. In questo caso si verifica una tosse secca, forte, spasmodica, non produttiva e persistente. I sintomi possono scomparire o persistere alcune settimane nelle forme più gravi. Spesso insieme alla tosse compaiono congiuntiviti, sinusiti, tonsilliti, faringiti, ma per la maggior parte del tempo lo stato generale del cane non viene colpito. Più raramente, se i cani colpiti subiscono cali al sistema immunitario, sviluppano una forma più grave, con la comparsa di polmonite associata ad un peggioramento dello stato generale.

Salviamo i gatti neri dal massacro, diciamo no alla superstizione

Salvare i gatti neri dalla superstizione. Smettere di pensare che portino sfortuna se ci attraversano la strada. Sciocchezze. Anche se in molti pensano non ci sia niente di male a fare gli scongiuri quando se ne incontra uno, non è così: tutt’altro, anche questi semplici gesti scaramantici non fanno altro che alimentare questa assurda credenza popolare. Il risultato? E’ il massacro di centinaia di gatti neri ogni anno. E chiunque prenda provvedimenti nell’incontrare un  gatto nero si macchia di questo crimine, anche se non è l’esecutore materiale della mattanza.

Pensate che sono ben 15 milioni gli italiani che credono il gatto nero porti sfortuna. Questo stando alle cifre diffuse dal centro studi AIDAA, l’Associazione Italiana per la Difesa di Animali e Ambiente. Quindici milioni di italiani creduloni e poco intelligenti.

Il gatto è l’animale da compagnia più diffuso in Gran Bretagna

Lo confermano svariate ricerche e da anni i risultati non cambiano: i gatti sono gli animali da compagnia più amati e diffusi in Gran Bretagna. Questo non vuol dire che nel resto del mondo, non ci sia spazio negli appartamenti per questo amico a quattro zampe ben più indipendente del cane, ma è proprio in tale Paese che i felini vanno per la maggiore. Di fronte agli impegni lavorativi, il micio è più in grado di muoversi in casa senza soffrire troppo, anche se non gli manca certo la sensibilità e la voglia di dare affetto al proprio padrone. Vivere insieme agli esseri umani, inoltre, sviluppa in questo animale una maggiore socialità e senso di fiducia, visto che allo stato selvatico appare, invece, troppo solitario, nonostante la madre rimanga con i piccoli almeno fino ai due anni.

Pet Sitter: un mestiere in ascesa

Il mestiere del pet sitter è divenuto ormai di largo consumo: sono molte le persone, con una gran passione per gli animali, che decidono di intraprendere tale strada. Ma come diventare un bravo pet sitter? L’OPSI, Obiettivo Pet Sitter Italia, offre una serie di corsi specifici per iniziare a muovere i primi passi in questa professione ed acquisire competenze specifiche rivolte a tutti gli animali, non solo cani. La  figura del dog sitter in particolare non è semplicemente di colui che porta il cane a passeggio al parco, ma un amico del cane stesso che sostituisce il proprietario in alcuni momenti della giornata, prendendosene cura.

Le principali capacità richieste ad un dog sitter sono: l’amore per i cani, non condizionato dalla razza o da difetti estetici o fisici, il senso di responsabilità e l’esperienza nel trattare con loro, quest’ultima caratteristica si acquista con il tempo. Al momento non esiste ancora un albo professionale di riferimento, anche se la proposta di una creazione in tal senso è stata avanzata dall’On. Brambilla, ministro del turismo. Che cosa deve saper fare un buon dog sitter? Certamente deve saper ascoltare l’animale: capire le sue esigenze e le sue paure, porsi nei suoi confronti in modo amichevole.

Il dog sitter deve essere un amico del cane, non un padrone: il gioco, la passeggiata, la carezza sono tutti elementi essenziali, che spesso a causa della vita frenetica di tutti i giorni, dimentichiamo di concedere al nostro pet.

Eredità agli animali, AIDAA: 35 miliardi di euro solo in Italia

Il giudice di di Milano, Damiano Spera, potrà anche aver sentenziato che quando perdiamo un animale non c’è alcun danno morale, ma se sempre più italiani decidono di lasciare i loro beni agli animali domestici piuttosto che a familiari ed amici, qualche legame affettivo dovrà pur essersi stabilito tra i tuttozampe e le persone. Molto stretto, direi, a giudicare dalla cifre diffuse dall’AIDAA, l’Associazione Italiana per la Difesa di Animali e Ambiente, sulle eredità di cui sono potenziali beneficiari cani, gatti & co: pensate un po’, ben 35 miliardi di euro.
E diciamo potenziali, perché si tratta di stime calcolate sulla base di un sondaggio rivolto ad un campione di 3.000 famiglie italiane su un totale di 10 milioni di famiglie che detengono animali domestici.

Dai risultati si evince che il 20% degli intervistati vuole stanziare una cifra per il mantenimento degli animali dopo la dipartita o ancora dare in beneficenza denaro ad associazioni che si occupano della tutela e della difesa dei diritti degli animali.
Il 6% intende lasciare tutta o parte dell’eredità ad un tutore che si prenda cura del cane piuttosto che del gatto anche se, tra il dire ed il fare, ci sono di mezzo figli, parenti ed amici che solitamente vengono privilegiati, come è giusto che sia, al momento di farlo davvero il testamento e non di rispondere ad un semplice sondaggio.

La capacità degli amici a quattro zampe di vivere il presente

Forse gli uomini dovrebbero imparare da loro, dagli animali, ed in particolare dagli amici a quattro zampe. Troppo concentrati sul passato nella speranza di rendere il futuro migliore, gli esseri umani si perdono gran parte della bellezza di ogni istante, cosa che non succede nel regno della fauna, dove si tende a vivere con grande intensità le emozioni del qui e ora. Concentrarsi sul momento, è in grado di modificare la loro percezione della realtà e di incanalarla sull’accettazione di ciò che è e non su ciò che è stato, cosa che noi invece non facciamo quasi mai. Questo però non vuol dire che un trauma passato o una esperienza positiva già trascorsa non vengano ricordati e temuti o aspettati, ma è difficile che ne vengano previste le conseguenze. Ci sono delle creature del regno animale ad esempio, che sono capaci di ferirsi una zampa pur di liberarsi da una trappola che li tiene bloccati, tuttavia non si rendono conto del dopo, cioè del fatto che potranno provare dolore o anche rimanere zoppi per sempre.

Come comportarsi con un cane spaventato

Spesso accade di avere a che fare con cani spaventati, inibiti, che non vogliono lasciarsi avvicinare dall’uomo. Come comportarsi in questi casi? Non bisogna avere paura, gli animali la percepiscono, ma occorre seguire alcune regole di comportamento essenziali che faranno si che il cane riesca a fidarsi di noi. In primo luogo mettetevi di fronte al cane, abbassandovi al suo livello: se siete in piedi mettetevi in ginocchio o seduti a terra, in modo da non sovrastarlo con la vostra stazza superiore alla sua.
Lasciate che il cane si comporti come vuole: se vuole stare seduto lasciatelo seduto, è molto frequente che i cani spaventati tendano a nascondere i propri genitali. Avvicina la mano al suo muso: il movimento della mano deve essere fermo, alzategli delicatamente il muso ma solo se non si incontrano resistenze. In tal caso non forzatelo e mantenete la posizione assunta. Con l’altra mano via libera alle carezze: delicate e dolci, sotto il collo. Quando avrete stabilito un primo contatto potrete accarezzargli anche la testa. Movimenti lenti, senza scatti: il cane già spaventato potrebbe pensare ad una situazione di pericolo.
Oltre ad accarezzare la testa, parlategli con dolcezza, a voce bassa, senza urla e cambi di tonalità di voce: il cane si abituerà a sentire il suono della vostra voce e capirà che non vi sono pericoli. Se il cane invece tende ad indietreggiare è bene lasciarlo fare e non avvicinarsi ancora. Quando il cane è al guinzaglio ha poche possibilità di fuga, quindi chiuderlo in un angolo potrebbe farlo sentire in pericolo e spingerlo a reagire aggressivamente.

Cavalli in corsa verso la libertà intrappolati da elicotteri, succede in America

Sono 40.000 in tutto, sparsi fra dieci Stati americani, e continuano a correre verso la libertà, sovrastati da elicotteri che li inseguono per intrappolarli, tarpando quelle criniere al vento, ultime reduci di un passato tormentato.
Stiamo parlando dei branchi di cavalli ancora liberi presenti sul suolo americano. La loro è una storia che affonda le sue radici al XVI secolo quando gli Spagnoli importarono i primi mustang in Messico che formarono branchi liberi.

La storia dell’evoluzione della caccia per impossessarsi della libertà del cavallo è lunga e burrascosa. Dai cowboys con il lazo del Far West agli elicotteri che oggi, nel deserto californiano, cercano di spingere i cavalli verso trappole tecnologiche, utilizzando un cavallo-giuda che guida il branco verso una trappola ad imbuto. La corsa verso la libertà si trasforma così in una corsa senza senso, di chilometri e chilometri, incontro alla prigionia.