Home » News » Orso bianco: diminuiscono gli esemplari

Orso bianco: diminuiscono gli esemplari

Orso_bianco

Sono i continui cambiamenti climatici che stanno velocizzando il processo di estinzione dell’orso bianco e, gran parte della colpa, ancora una volta, è da attribuire all’uomo. Un nuovissima ricerca portata avanti proprio per capire come è possibile scongiurare una drammatica scomparsa di questa specie, per la prima volta ha mostrato le modalità con le quali il riscaldamento globale, causerà una mancata riproduzione e, quindi, pregiudicherà la sopravvivenza degli esemplari. Un numero troppo basso di gravidanze e un indebolimento generale, porteranno a conseguenti morti per il digiuno delle lunghe stagioni non ghiacciate, senza la possibilità che le nuove generazioni moltiplichino il numero dei restanti orsi polari. Ad un certo punto, magari quando gli studiosi avranno abbassato la guardia, si raggiungerà il cosiddetto “punto di non ritorno” e, allora, non ci sarà più nulla da fare.

I risultati dei nuovissimi studi in materia, sono stati pubblicati dalla rivista Biological Conservation. Del resto, da tempo questi esemplari sono tenuti sotto osservazione ma, di solito, la tecnica per conoscere qualche dettaglio in più sul loro numero e sulle loro capacità di sopravvivere anche in condizioni avverse, consisteva semplicemente nella classica cattura e la successiva marcatura. Un procedura di osservazione lunga molti anni e piuttosto costosa. In più in alcune parti del mondo, si conoscono molti più dettagli sulla loro sopravvivenza, solo perchè si ha magari la possibilità di investire di più. Per quattro decenni sono stati tenuti d’occhio gli esemplari della Baia di Hudson e nel Mare di Beaufort meridionale, ma pochissimo si sa degli orsi di varie zone della Russia.

Per non parlare del futuro e di come gli eventi climatici potranno creare cambiamenti, problema al quale gli esperti cercano ancora una soluzione: ” Abbiamo guardato al meccanismo sottostante all’ecologia degli orsi polari, – ha commentato a tal proposito, Peter Molnar, dell’Università dell’Alberta a Edmonton, in Canada – per capire meglio cosa accadrà in un mondo più caldo“. Ma le risposte tardano ad arrivare.

Lascia un commento