Avere un cane, una questione di Dna

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Avere un cane? È semplicemente una questione di Dna: è quanto confermano i dati di una ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports e condotta dall’università svedese di Uppsala. 

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Tutti i dati sono i risultati di una serie di analisi del Dna di 35.000 coppie di gemelli e i dati indicano che la scelta di avere un cane  viene influenzata dal proprio corredo genetico.

Donne, preferiscono il cane al partner per dormire

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 Sono le donne le pet lover per eccellenza con una percentuale pari al 76% come emerge da una recente condotta dall’Osservatorio di Quattrozampeinfiera, la rassegna “pet friendly” che fa tappa in diverse città italiane.

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E proprio in occasione della festa delle donne, ricordiamo che le donne hanno un’affinità speciale nei confronti dei cani, scelti per tre motivi principali. Le donne scelgono in cani per via del loro istinto materno, perché sono certe che i cani facciano bene alla salute dei bambini, ma anche per la certezza che la presenza di un pet possa alleviare il senso di solitudine aumentando invece le emozioni positive.

Gatto, l’indole del proprietario ne influenza la personalità

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Tale proprietario, tale gatto: questo è quanto sostiene la ricerca condotta da Lauren Finka e i colleghi della Nottingham Trent University britannica nello studio pubblicato su Plos One. In sostanza la ricerca ipotizza che l’indole del proprietario possa influenzare anche il comportamento del gatto di casa condizionandone anche la salute e il peso.

Secondo la ricerca la personalità umana ha la capacità di influenzare la natura stessa delle cure fornite alle persone a carico: se la dinamica è chiara relativamente ai rapporti uomo-animale è anche vero che gli studiosi hanno deciso di concentrarsi anche sulle dinamiche di cura dei gatti. Quanto la personalità degli umani riesce a influenzare l’indole del gatto? 

Cane, il migliore amico dell’uomo dal Neolitico

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L’amicizia fra l’uomo e il cane è antica, antichissima e risale addirittura Neolitico: sono 9.000 che il cane è diventato il migliore amico dell’uomo tanto da accompagnarlo anche nelle migrazioni dal Medio Oriente all’Europa. 

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La conferma arriva da una ricerca condotta da un team di studiosi europei e israeliani coordinati dal Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica francese (Cnrs) e pubblicato su Biology Letters. Lo studio ha analizzato il Dna mitocondriale (trasmesso dalla madre), in resti di cani che risalivano dal Paleolitico all’Età del Bronzo confermando che ci sono stati molti incroci tra gli animali che provenivano dal Vicino Oriente e quelli già presenti nel continente europeo. 

Cani, sono gelosi del loro umano

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I comportamenti sembrano essere inconfutabili: i cani sono i migliori amici dell’uomo fedeli e sempre presenti, ma sono anche assolutamente gelosi dei loro padroni umani anche se non tutti gli studi concordano sulla questione.

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Secondo alcuni il cervello dei cani non sarebbe così complesso da poter sviluppare un sentimento di gelosia, ma è pur vero che un recente studio statunitense ha rivalutato come veri e propri cervelloni i cani che hanno addirittura il doppio dei neuroni rispetto ai gatti e in grado di compiere azioni molto complesse rispetto ad altri animali e con buona pace degli amanti dei felini.

La gente preferisce i cani alle persone, lo studio

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Quante volte abbiamo sentito dire che i cani sono meglio delle persone e che la gente ama i cani già delle persone stesse?

Non si tratta di una frase qualsiasi, ma di una tendenza confermata anche dalla scienza: sembra infatti che molte persone provino più compassione ed empatia per i cani che non per i propri simili.  

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Questo è quanto conferma un recente studio condotto pubblicato sulla rivista Society & Animals che ha scatenato un certo interesse. La ricerca in questione ha preso in considerazione 240 volontari che hanno dovuto analizzare tutti delle fake nwes, false notizie in cui di parlava di aggressioni violente

Cane in casa, il miglior modo di fare attività fisica

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Avere un cane fa bene alla salute e aiuta a stare meglio. Se sono innegabili i benefici a livello emotivo, la presenza dei nostri amici a quattro zampe rappresenta anche il miglior modo per fare attività fisica anche quando si è anziani visto che costringe in pratica a muoversi quotidianamente anche in inverno.

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La conferma arriva da un recente studio dell’università di East Anglia pubblicato dal Journal of Epidemiology and Community Health e condotto su circa 3mila persone di un lasso di età abbastanza ampio, compreso fra i 49 e 91 anni: il 20% di loro possedeva un cane. 

Mangiare carne di cane e di gatto fa bene, parola di sedicente psicologa dell’Ausl

Si chiama Silvia Russo, un nome di cui non ci dimenticheremo facilmente. Un po’ come successe per il cuoco Bigazzi, già famoso per le sue doti culinarie ma che ora resterà tristemente noto a tutti per sempre come colui che osannava il consumo di carne di gatto.

La Russo, sedicente psicologa che millantava di appartenere all’Ausl di Reggio Emilia, ha affermato sul suo blog che mangiare carne di cane e gatto fa bene alla salute, citando addirittura uno studio a conferma.

Su molti blog e siti si trovano affermazioni simili e sul web circolano, a fianco di petizioni a favore degli animali, purtroppo, come abbiamo visto, anche videogiochi che osannano la violenza contro i tuttozampe e ricette a base di cane e gatto. Internet è senza filtri, fortunatamente aggiungiamo, e così passa di tutto. Passa ma non arriva, perché è ovvio che se un esaltato scrive sul suo blog personale che mangiare carne di gatti è salutare non saranno in tanti a dargli credito e, malgrado resti un fatto grave, possiamo stare tranquilli che non avrà molto seguito. Diverso è il discorso, come è avvenuto in questo caso specifico, se a fare queste affermazioni è una psicologa appartenente all’Ausl.

Ecco come le scimmie combattono ansia e tensione

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Gli animali, si sa, pur vivendo fondamentalmente di istinti, molto spesso, proprio per la loro semplicità di intenti, sono un esempio per l’evoluto e complicato essere umano. Come nel caso delle scimmie che, per diminuire ansia e tensioni all’interno del gruppo, hanno messo a punto nel tempo, una tecnica che si dimostra davvero molto efficace. I cebi dai cornetti, utilizzano il cosiddetto grooming, studiato da un gruppo di ricercatori dell’Istc-Cnr e dell’Università di Liverpool, che hanno lavorato di concerto per giungere alla curiosa scoperta, poi pubblicata all’interno della rivista Animal Behaviour. Insomma, questa specie sudamericana, assume dei comportamenti altamente sociali soprattutto nelle situazioni in cui si potrebbe presentare un pericolo e, in tal modo, si assicura la buona convivenza con gruppo. Del resto il vivere in branchi serve ad aumentare le proprie aspettative di vita e quelle della prole, anche se si corre il rischio di inutili competizioni e di conseguenti conflitti.

Alla scoperta del volo dei pipistrelli

pipistrello

Il pipistrello, animale notturno per eccellenza, è stato oggetto di uno studio coordinato dall’americano James Simmons dell’università di Brown, Stati Uniti: in particolare Simmons ha voluto studiare la capacità di volo del pipistrello e la sua capacità di evitare ogni ostacolo pur non vedendolo. Si è così scoperto che i pipistrelli massimizzano l’ecolocazione, riuscendo così a cacciare le prede e navigare grazie all’emissione di ultrasuoni di cui captano i segnali riflessi, anche in ambienti affollatissimi.

In pratica è come se ogni pipistrello disponesse dentro al suo cervello di una vera e propria stazione radio, della quale sintonizza le frequenze al momento del volo, fino a trovare la migliore: i pipistrelli in tal modo adattano le frequenze alle quali emettono i loro ultrasuoni per volare anche in ambienti affollatissimi di oggetti o propri simili, evitando perfettamente ogni ostacolo. Il risultato della ricerca è stato reso noto e pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle scienze americana, Pnas, ed è stato accolto con grandissimo interesse.

Infatti lo studio delle frequenze utilizzate dai pipistrelli potrebbe essere estremamente utile per l’uomo, per progettare più efficienti sistemi sonar e radar utili all’uomo per navigare correttamente in ambienti che potrebbero indurre in errore. Per portare a termine lo studio gli scienziati hanno riprodotto all’interno di un laboratorio una finta foresta, nella quale sono state inserite delle catene di ferro, tra il pavimento ed il soffitto, che fungevano da ostacolo.