Pony, un animale da compagnia secondo il Tar

Non solo cani, gatti, conigli. Il pony? Anche un piccolo cavallo può essere considerato a tutti gli effetti un animale da compagnia purché ospitato in una stalla ricavata in locale di servizio dell’abitazione del proprietario.

Questo è quanto sostiene la sentenza dei giudici del Tar di Puglia, della sezione di Lecce che ha annullato di fatto l’ordinanza imposta dal Comune di Carovigno in provincia di Brindisi obbligando il pensionato Carmelo ad allontanare il suo pony portandolo fuori dal centro urbano. 

Cane scappa ed entra in proprietà privata, cosa dice la legge?

proprietà privata

Richiesta di consulto legale: Abito in un complesso di condomini, collegati da una stradina e circondati da un parco e da zone verdi, il mio appartamento è situato al piano terra e possiedo una gatta, la lasciamo libera di girare, è sterilizzata e non infastidisce i vicini. Qualche giorno fa, però, benchè lei stesse dormendo nel nostro giardino, uno dei due cani di una famiglia che vive nel nostro stesso complesso è entrato nella nostra proprietà privata per inseguirla. L’animale non aveva guinzaglio, è di grossa taglia e sta sempre libero nonostante le mie rimostranze, quando trova il cancello aperto entra sempre nel mio cortile. Come posso fare?

proprietà privata

Animali, sentenza storica della Cassazione

sentenza animali

sentenza animali

Una sentenza storica è stata pronunciata dalla Cassazione che si è espressa in favore di tutti gli animali relativamente al resto punito e previsto dagli articoli 544 bis e ter del codice penale. In particolare la suprema corte ha sancito definitivamente l’applicabilità dei suddetti articoli non solo alle specie d’affezione ma a qualunque animale, anche in presenza di leggi speciali, ad esempio in relazione a circhi, sperimentazione e allevamento. Grande è stato il plauso delle associazioni animaliste, che hanno accolto con gioia la sentenza. In particolare l’Enpa ha commentato:

Randagi uccisi: veterinari condannati in secondo grado

Tempo fa venne alla ribalta della cronaca una brutta storia risalente al 2004, legata all’uccisione da parte di alcuni veterinari dell’Asl dell’Aquila, di nove cuccioli di cane randagi: i veterinari vennero condannati in primo grado e ieri la condanna è stata confermata anche in secondo grado dalla corte d’appello del capolugo abruzzese. La condanna è stata fissata in due mesi e dieci giorni di reclusione. La Corte ha deciso in tal senso applicando l’articolo 544 bis del Codice penale relativo all’uccisione per crudeltà o senza necessità e dell’articolo 110 del Codice penale concorso in piu’ azioni esecutive di uno stesso disegno criminoso.

 

Gattara vince contro condominio, sentenza storica a Milano per le colonie feline

Una sentenza definita storica dagli animalisti dell’AIDAA quella che a Milano ha visto vincere  qualche mese fa i gatti contro il condominio. Ne avevamo già dato notizia sulle pagine di Tuttozampe ma l’associazione animalista ci tiene che si torni a parlarne perché d’estate cresce l’intolleranza nei confronti delle comunità di gatti che vivono nei pressi di condomini ed è bene che si sappia che la legge riconosce il diritto dei mici a riunirsi in gruppi sociali. Il tribunale del capoluogo lombardo ha dato infatti ragione ad una gattara di un palazzo ubicato in via Mar Nero, dopo ben tre anni di contenzioso.

Barboncina uccisa a calci: 10mila euro di multa

La Lav è soddisfatta ed ha messo a segno un altro, importantissimo, punto per il r How To Text Trick Your Ex Back ispetto e la protezione degli animali. In vista dell’estate, poi, bisogna che in molti ripassino la lezione su come coccolare un amico a quattro zampe, anche se il rispetto non conosce stagione ovviamente. Da poco, infatti, la prima sezione penale della Corte d’Appello di Firenze, per la precisione il primo giugno scorso, ha condannato al pagamento di una multa di 10mila euro una persona che aveva ucciso a calci un povero cane. E’ chiaro che come sempre quando si cerca di fare giustizia, nessuna cifra è mai equivalente al dolore per la perdita, ma almeno è un fatto simbolico che può scoraggiare a ripetere la terribile azione. Si è trattato più che altro di una conferma di quanto aveva già stabilito il Tribunale di Pistoia con sentenza del 9 novembre 2009.

Cane muore per un errore del veterinario, giudice nega danno morale

Se il cane muore sotto i ferri, il proprietario non ha diritto ad alcun risarcimento economico. Nemmeno se viene riconosciuto che il decesso è avvenuto a causa di un errore umano del veterinario. A stabilire che la perdita di un animale non implica alcun danno morale, almeno non riconosciuto dalla legge italiana, è stata la sentenza del tribunale civile di Milano che ha determinato che la compagnia di un animale non è un diritto inviolabile della persona.

A presentare la richiesta di risarcimento ai veterinari colpevoli, era stata la proprietaria di Maya, una cagnolina operata l’11 marzo del 2003 (pensate un po’ i tempi biblici della giustizia italiana!), morta a casa a causa del sopraggiungere di un’emorragia, dopo essere stata dimessa.