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Animali in città: il rapporto di Legambiente

Animali in città

L’associazione onlus Legambiente ha presentato il suo annuale rapporto denominato Animali in città, nel quale sono stati esaminati i servizi e le attività dei capoluoghi del Paese su tutela e gestione degli animali. All’indagine hanno risposto 87 comuni su 104, dunque un buon campione sul quale raccogliere i dati, dai quali emerge che:  il 55,1% dei comuni italiano ha censito le strutture dedicate agli animali d’affezione e dispone sul territorio di strutture per ospitare cani vaganti. Il 65,5% dei capoluoghi ha poi un piano di tutela e controllo delle colonie feline ed il 68,9% consente ai cittadini di viaggiare sui mezzi pubblici con i propri animali. Tra i dati negativi si segnala invece che sono ancora pochi i Comuni che realizzano campagne d’informazione sull’anagrafe canina e attività di promozione  per l’inserimento del microchip.

Inoltre solo il 45,9%dei capoluoghi ha un nucleo di polizia municipale che si dedica alla vigilanza della corretta gestione degli animali in città, come pure sono poco rosei anche i dati sulle aree di sgambamento: solo il 26,4% dei comuni gestisce correttamente le aree verdi urbane, garantendo uno spazio per gli amici a quattro zampe. Antonino Morabito, responsabile nazionale Fauna e Benessere animale Legambiente ha commentato:

Biodiversità e anagrafe animale sono due elementi chiave nella tutela e gestione degli animali in città. Per quanto riguarda l’anagrafe animale con il crescere delle specie inusuali che abitano le case degli italiani, sottolineiamo l’urgenza di arrivare presto all’anagrafe obbligatoria per ogni specie animale da compagnia, al fine di consentire il monitoraggio sanitario dei nuovi ospiti delle città e, soprattutto, ridurre il rischio crescente di abbandoni di iguane, pitoni, testuggini e tante altre specie animali che i proprietari, oggi non rintracciabili, abbandonano, con la conseguente ricaduta di importante costo economico per cura e gestione di tali animali ritrovati a carico dell’intera collettività. L’invito è quello a collaborare emulando gli ottimi esempi che abbiamo sul territorio e replicandoli laddove i servizi scarseggiano.

Fonte: La nazione

Foto credits: Thinkstock

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