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Volontarie e adozioni, bisogna comprendersi

Bisogna parlare di volontarie e adozioni, soprattutto se non si ha dimestichezza con questo lato del mondo degli animali. E la parola chiave deve essere comprensione. Da entrambe le parti.

Conoscere bene il mondo delle adozioni e delle volontarie

Perché è necessario fare questi discorsi? Perché basta anche una parola non capita o un atteggiamento sbagliato e si potrebbe togliere a delle creature, che potrebbero avere una casa, una possibilità. Può sembrare un discorso campato per aria, ma non lo è.

Soprattutto in un periodo nel quale si sta scontando la leggerezza con la quale sono stati acquistati o addirittura adottati dei cani per via della pandemia.

Le volontarie fanno sempre del loro meglio per dare ai cani una giusta sistemazione, soprattutto se sono parte di associazioni private sul territorio. Ma allo stesso tempo c’è il rischio che nel voler far bene si faccia anche male.

Questo perché si pone in atto nell’immediato un giudizio che fa nascere da fraintendimenti.  Spesso legato a scelte non adatte di parole, che portano le due parti a non capirsi e che hanno in condivisione lo stesso scopo. Ovvero il bene dell’animale.

Le persone che stanno cercando di adottare un cane devono comprendere che non di rado le volontarie sono purtroppo costrette ad avere a che fare con persone che hanno preso l’animale come un gioco e lo hanno portato a star male.

O ancora che non si sono presi cura di questo nel modo giusto e hanno avuto la faccia di riportarlo indietro senza aver nemmeno tentato di dare il giusto tempo all’animale.

Porsi tutti nel modo giusto

Sono le stesse che sono anche obbligate a combattere con ignoranza della gente. Ma allo stesso tempo è necessario fare un appunto anche a loro. Devono infatti porsi empaticamente nei confronti di chi non ha esperienza o fa domande che meriterebbero risposte articolate.

Perché una domanda mal capita potrebbe non solo indispettire chi c’è dall’altra parte, ma soprattutto non consentire di dare al cane che ne ha bisogno una casa amorevole e tante cure altrettanto adeguate. È vero, hanno a che fare in prima linea con tante cose davvero brutte. Ma non è un atteggiamento troppo duro ed esagerato a fare il bene di chi potrebbe vivere meglio in casa che dentro a un box.

Insomma, noi ve lo diciamo sempre che è meglio adottare e che dovreste evitare di comprare, onde evitare di sostenere mercati che poi potrebbero portare a nuovi abbandoni.

Ma allo stesso tempo bisognerebbe fare in modo tale che chi si occupa di questi animali comprenda che ci sono tante case e tante persone che possono dare amore e sostentamento. Anche quando non ricoprono in maniera anale, ovvero precisa al 100%, la situazione ideale.

Perché spesso è quello che viene percepito come un atteggiamento “nazista” da parte delle volontarie a spingere le persone a compravendite tra l’altro non sempre pienamente controllate. Sostenendo quel circolo vizioso che si vuole evitare.

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