Stop alle pellicce, prosegue raccolta firme della LAV

Basta pellicce! 38.000 persone hanno già detto stop all’allevamento, alla cattura in natura e all’uccisione degli animali da pelliccia, chiamati all’appello (e alla firma di una petizione) lo scorso week end dalla LAV in numerose piazze italiane. Per l’occasione, la proposta di una tassa sulle pellicce “salva Italia” e “salva animali” oltre che la costituzione di un sito internet specifico all’interno del quale è possibile capire tutti i motivi per cui le pellicce animali andrebbero bandite dalle popolazioni civili.

Tassare le pellicce: manovra “Salva Italia” e “Salva Animali”

E’ questa la nuova proposta della LAV (Lega Anti Vivisezione): tassare le pellicce in quanto bene di lusso, dunque non necessario in modo da dare un serio contributo alla manovra fiscale italiana e soprattutto salvaguardare la vita di tanti animali. E’ per questo che l’associazione, oggi e domani (10 e 11 dicembre 2011) scende nelle piazze con la nuova campagna informativa “non lo sapevo.com”. In un sito internet tutti i motivi per cui questa prassi andrebbe evitata, ma soprattutto, il lancio di una raccolta di firme.

Nuova campagna della LAV contro la violenza sugli animali

La LAV – Lega Anti Vivisezione lancia una nuova campagna di sensibilizzazione e lo fa con una pubblicità che richiama esplicitamente al gruppo marmoreo della Pietà scolpito da Michelangelo. Sullo sfondo nero della pagina, infatti, si staglia uno scimpanzé che tiene tra le braccia il corpo inerme e martoriato, di un cucciolo avvolto in una sorta di sudario.

Campagna contro le pellicce: pronta una proposta di legge

Non vestirti di cadaveri. E’ questa la frase choc della nuova campagna promossa dal movimento La coscienza degli animali, fondato dall’ex ministro Michela Vittoria Brambilla col professor Umberto Veronesi, contro il commercio delle pellicce in occasione della Giornata Mondiale contro le Pellicce del 25 novembre scorso. I dati purtroppo parlano chiaro: quello legato alle pellicce è un business mondiale che riguarda circa settanta milioni di esemplari di animali l’anno, uccisi per creare pellicci, colli, manicotti, cappelli.

Giornata mondiale contro le pellicce il 25 novembre

Il 25 novembre ricorre una data molto importante per la comunità animalista internazionale, in tutto il mondo, infatti, si celebrerà il Fur-Free Day, ossia la Giornata Anti-Pellicce. Un modo per ricordare a tutti che gli animali vanno amati e trattati con rispetto, e non indossati.

Design Against Fur, contro le sofferenze sugli animali da pelliccia

Questa domenica scadrà il concorso internazionale Design Against Fur, giunto alla sua nona edizione: si tratta di una competizione per la realizzazione di manifesti contro le sofferenze inflitte agli animali, suddivisa nelle quattro aree geografiche Europa, Cina, Russia e Irlanda. Collegandosi al sitosarete voi lettori a scegliere la creazione migliore e consentire a uno studente di vincere il premio finale di cinquecento dollari. Il tema del concorso riguarda gli allevamenti di animali da pelliccia: si tratta di industrie dove vengono allevati milioni di esemplari utilizzati poi per realizzare pellicce, guarnizioni di abiti e accessori come colli, guanti e calzature.

Norvegia: il governo vuole chiudere gli allevamenti da pelliccia

VivisezioneUna buona notizia dal nord europa, nel corso del congresso del partito laburista norvegese arriva una mozione a sorpresa che farà felici tutti gli animalisti: il governo vuole chiudere gli allevamenti da pelliccia.

Nonostante un piccolo dissidio interno, la maggioranza dei delegati ha votato a favore di una graduale riconversione dell’industria degli allevamenti di animali da pelliccia. L’ideale è sicuramente bello però il lavoro da fare è ancora molto, al momento vi è una richiesta che deve tramutarsi in una azione politica. Il fattore che fa ben sperare è la posizione che partito laburista che ha vinto le elezioni quindi ha la maggioranza.

La Norvegia conta 300 allevamenti di animali da pelliccia, in buona parte sono attività integrate in altre di tipo agricolo, fatto che dovrebbe agevolare la conversione.
Non mancano le polemiche e secondo la minoranza, che si è creata all’interno del partito laburista, l’industria degli allevamenti ha dato prova di apportare migliorie significative rispettando tutte le regole di legge. Su questo punto ribattono però i 125 delegati che si sono espressi per la riconversione.

Pellicce cani e gatti, la Lav annuncia arrivo di nuove norme

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Guerra aperta a chi importa, esporta o commercializza pellicce contenenti pelo di cane o gatto. E’ quanto conferma la Lav, da sempre in prima linea nella difesa degli animali, la quale ha annunciato che sono in arrivo nuove e più severe norme che non faranno sconti a nessuno dei trasgressori. E’, infatti, entrato in vigore il decreto legge in materia di “disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni comunitarie che vietano la commercializzazione, l’importazione nella Comunità e l’esportazione fuori dalla Comunità di pellicce di cane e di gatto e prodotti che le contengono“.

Sequestrate 300 pellicce di procione di origine cinese

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Ancora un caso di animali finiti nel mirino di uomini senza scrupoli, utilizzati soltanto per ottenere un guadagno di natura economica e privati del loro habitat naturale e del loro diritto a vivere liberi in mezzo alla natura. Questa volta, però, i procioni protagonisti della storia, chissà quanti in realtà, sono diventati oltre trecento pellicce e capi di abbigliamento che sono stati sequestrati dal Corpo Forestale durante una operazione coordinata dalla sezione investigativa Cites di Roma. Quest’ultima  costituisce un vero e proprio organo di difesa che riguarda la Convenzione sul controllo del commercio internazionale delle specie animali e vegetali selvatiche, minacciate di estinzione. I pezzi pronti alla vendita provenivano dalla Cina e stavano per essere immessi sul mercato.

Polemica alla settimana della moda di Milano

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Si è da pochi giorni conclusa la settimana della moda a Milano e già infuriano le polemiche: sulle passerelle infatti sembra proprio che sia tornata la barbara moda della pelliccia, non solo da donna ma anche per gli uomini. Per arginare il fenomeno degli allevamenti di animali da pelliccia, spesso fuorilegge, non rispettosi delle norme igieniche, veri arsenali di sofferenze per gli animali che vi sono detenuti, è stato diffuso un video ed un dossier che si occupano proprio di pellicce e sulle industrie che alimentano la produzione

Il titolo del progetto è Un prodotto insanguinato, il vero costo della pelliccia ed è stato realizzato dalla Animal Defenders International e da Agire ora. Nel video sono mostrate le condizioni di sofferenza in cui gli animali da pelliccia sono costretti a vivere, tra ferite, infezioni, spazi angusti, gabbie di metallo nelle quali risulta difficile perfino stare in piedi.

Il video è girato in Finlandia, paese in cui ci sarebbero allevamenti privi di sofferenze per gli animali, un esempio di moderna industria manufatturiera di pellicce, leader nel mercato delle pellicce di volpe. E’ evidente come il documentario smascheri la patina di ipocrisia dietro la quale sono celate le sofferenze di migliaia di animali, rei soltanto di avere una bella pelle morbida adatta per la creazione di capi di abbigliamento.

Le pellicce di cani e gatti, divieto di import ed export

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Nel 2002 il ministro Sirchia, rendendosi conto del problema pressante ed evidente dell’importazione e vendita di pellicce realizzate con pelliccia di cane e gatto, ha emanato un’importante ordinanza: viene fatto divieto di cani e gatti per la produzione o il confezionamento di pelli, pellicce, capi di abbigliamento e articoli di pelletteria. A tale ordinanza è seguito un regolamento dell’Unione Europea emesso nel 2007.

Oltre a ciò è ovviamente fatto divieto di consentire l’ingresso nel territorio dello stato di pelli e pellicce di tale tipo ed anche oggetti costruiti con tali materiali: nel caso in cui non venga rispettato tale divieto vi sarà una condanna penale, con sequestro e distruzione di tutto quanto raccolto. La condanna penale tuttavia si riferisce unicamente all’inosservanza della legge, non è stato previsto un’inasprimento delle sanzioni, che ci si auspica possa presto essere fato.

È evidente l’importanza assoluta di tale norma: ma nonostante ciò vi sono ancora moltissimi capi che non riportano sull’etichetta una chiara dicitura circa la provenienza della merce. Attenzione dunque quando si acquista un capo dotato di pelo o con rifiniture non ben chiare: dogues du chine, gae wolf, gou-pee, gubi, kou pi, loup d’asie, pemmern wolf, sobaki.