Riccio africano: conoscere un simpatico animaletto

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Il riccio africano è un simpatico animaletto che in genere abita nei campi o nei boschi, ma che, a differenza di quello che spesso si crede, ama il contatto con l’uomo e che, quindi, può essere un fedele animale domestico. Il nome scientifico di questo animaletto è Atelerix albiventris, ed è originario delle savane e delle foreste africane; è un insettivoro simile ai nostri ricci, con il corpo coperto di spine e con il ventre che presenta una peluria bianca, che da adulto può arrivare a pesare circa 500 grammi, cioè la metà di quelli europei.

I ricci sono animali piuttosto timidi e diffidenti, che a primo impatto tendono a chiudersi formando uno scudo di aculei, ma che, una volta vinta la paura e sopraggiunta la curiosità, sono molto socievoli. Conquistare la fiducia di una riccio africano non è difficile, basta offrirgli dei prelibati bocconcini a base di frutta e miele.

Pur essendo animali solitari, si possono far convivere due esemplari dello stesso sesso, e attenzione: mai mettere due maschi adulti nella stessa gabbia, perché finirebbero con il crearvi (e crearsi) molti problemi. La gabbia ideale nella quale ospitare un riccio africano è un classico terrario, nel quale andrà posizionato, sul fondo, un abbondante strato di lettiera per roditori, mentre è assolutamente dannosa la sabbia per gatti.

Il Geko, questo sconosciuto

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Oggi facciamo al conoscenza di un animale che sempre più spesso entra nelle nostre case, ma del quale si conosce poco o niente: il Geko. Il Gekkonidae fa parte della famiglia dei piccoli rettili, imparentato con le lucertole ed innocuo per l’uomo. La colorazione dei Geki cambia a seconda della zona di appartenenza: così mentre quelli che vivono nei paesi temperati sono di color grigio o beige con una maculazione sottile, quelli che vivono nelle zone più calde, possono avere colori brillanti, tendenti al verde ed al giallo.

Una particolarità del Geko è la presenza delle voce, a differenza degli altri rettili infatti non emette un sibilo ma un vero e proprio verso, che questi animali utilizzano anche l’un con l’altro, non solo quindi in caso di pericolo. Un’altra particolarità riguarda invece le zampe che, grazie alla presenza di cuscinetti, riescono ad aderire a una varietà incredibile di superfici.

La forza attrattiva che tiene i gechi attaccati alle superfici è incredibile, corrispondente a circa 20,1 newton (cioè 2 chilogrammi) il che gli consente per esempio di aggrapparsi ad una foglia dopo una caduta di 10 cm toccandola con una sola zampa!

Cure “domestiche”, veterinario a domicilio per gatti poltroni

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Vaccinazioni, medicazioni, operazioni di pronto soccorso, visite generiche, controlli specialistici. Tutto senza sottoporre allo stress del trasportino il nostro amico gatto. A Firenze è già realtà: il veterinario a domicilio. 24 ore su 24, per ogni necessità ed emergenza o anche solo per dare un’occhiata alla salute del felino domestico senza strapazzarlo troppo.

Una soluzione che sarà gradita a quanti, proprietari di mici poco amanti dello studio veterinario e delle trasferte forzate (e quale micio è contento di andare dal veterinario?), vogliono comunque tenere sotto controllo medico costante l’animale di casa. E ovviamente le chiamate non si fanno attendere.

I cani nella storia, tra immagini e scritti antichi

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Dopo il primo impatto con l’uomo preistorico, e quindi con la caccia, addentriamoci ancora all’interno del mondo canino, ripercorrendone i passi attraverso la storia e soffermandoci su un’altra caratteristica fondamentale dei cani, la guardia, che come la caccia venne scoperta e immediatamente utilizzata dall’uomo.

Le raffigurazioni preistoriche non riguardano i cani. Chiaramente gli artisti del tempo erano più attratti dal riprodurre grandi bisonti, elefanti, renne, gli animali che venivano cacciati e uccisi e che poi diventavano cibo, che fornivano pellicce e quindi il Canis Familiaris manca completamente nelle prime preistoriche forme d’arte. Esso era sicuramente un compagno abituale, che non richiamava l’attenzione in questo senso, fino a quando anche queste prime forme d’arte si sono evolute e sono cambiati anche i soggetti rappresentati. Appaiono le iene e gli sciacalli e circa nel 4.500 a.C. ecco comparire anche i cani, dipinti nell’atto di aiutare i cacciatori. E’ stato ritrovato anche un coltello, risalente a 4-5 mila anni fa, sul cui manico è ritratto un cane con un collare. Molte rappresentazioni hanno convinto gli storici e gli esperti riguardo al fatto che il cane venisse utilizzato anche per fare da guardia ai villaggi.

Il Norvegese delle foreste, ovvero il gatto delle favole

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Il Norvegese delle foreste è il primo gatto che compare nelle favole nordiche, e, ancora prima, nella mitologia norvegese, dove viene rappresentato come un gatto fatato dalla lunga e folta coda. Questa razza di gatto fu presentata per la prima volta a Oslo nel 1913 e fu riconosciuta ufficialmente a partire dal 1930.

La sua caratteristica principale è il mantello, che può essere di qualsiasi colore, dal pelo di media lunghezza molto folto e pesante, resistente all’acqua, con un sottopelo che protegge l’animale mantenendolo caldo anche durante i mesi più freddi; possiede un collare abbondante e una coda molto lunga e molto folta. Il corpo del gatto Norvegese delle foreste è forte e muscoloso, e le zampe, anch’esse piuttosto massicce, possiedono unghie molto robuste che gli permettono di scalare gli alberi e le pareti rocciose.

I ciclidi nani sudamericani.

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I ciclidi nani sudamericani sono ormai diventati tra i pesci più diffusi in acquariofilia grazie alla loro estrema adattabilità e al loro comportamento assolutamente affascinante.

Come dice il nome, si tratta di pesci di dimensioni inferiori ai 14 cm (per i maschi) o i 12 cm (per le femmine), il che li rende molto adatti anche a vasche dal litraggio non altissimo (70 litri in su). Sono pesci che vivono nelle acqua del bacino del Rio delle Amazzoni, che per estensione copre diverse tipologie di acqua: andiamo da quella acide e tenere, a quelle alcaline e dure, con la possibilità di trovare zone con valori intermedi e diversi da quelli standardizzati nei biotopi.

Questi ciclidi sono pesci territoriali, che quindi devono potersi dividere un ampio territorio se messi in vasca con altri ciclidi nani: lo stress causato dalla convivenza può risultare fatale per l’esemplare (o la coppia) sottomessa. Tranne che nel periodo riproduttivo, i nani non attaccheranno in maniera feroce altri pesci, dando quindi la possibilità di inserirli in vasca con altre razze pacifiche e di branco.

Libro choc: E’ tempo di mangiare il cane, inquina più di un Suv

cane suvScandalizzerà più di un cinofilo lo studio realizzato da Robert e Brenda Vale, due architetti specializzati in vita sostenibile alla Victoria University di Wellington in Nuova Zelanda. In un libro provocatorio dal titolo  Time to eat the dog: the real guide to sustainable living, i due sostengono infatti che avere un cane è tutt’altro che una scelta ecologica. Gli amici a quattro zampe, in un anno, inquinerebbero infatti più di un Suv.  Secondo la teoria elaborata dagli studiosi, riportata da La stampa:

Un cane di taglia media consuma giornalmente 90 grammi di carne e 156 grammi di cereali essiccati, che prima della lavorazione del prodotto equivalgono a ben 450 grammi di carne fresca e 260 grammi di cereali. Ciò significa che nel corso di un anno, Fido fa fuori da solo qualcosa come 164 kg di carne e 95 kg di cereali.
Calcolando che occorrono 43,3 metri quadrati di terreno per produrre 1 kg di carne di pollo all’anno – e ne servono molti di più per le carni bovine e di agnello – e 13,4 metri quadrati per produrre un chilo di cereali, ogni anno un cane medio consuma l’equivalente di 0,84 ettari. E per un grande cane come un pastore tedesco, la cifra è di 1,1 ettari. Mentre un Suv (i coniugi Vale prendono come modello il classico Toyota Land Cruiser) che percorre 10.000 chilometri in un anno utilizza 55,1 gigajoule, cioè, visto che un ettaro di terreno serve per la produzione di circa 135 gigajoule di energia all’anno, l’equivalente di circa 0,41 ettari. Meno di metà di quanto consumato da un cane di taglia media.

I cani e la storia: l’incontro con l’uomo

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Sappiamo quanto le opinioni sull’origine dell’uomo possano essere discordanti e avvolte da aloni di mistero, e lo stesso vale per il suo fedele amico cane. Così come per gli essere umani, sono i reperti paleontologici a testimoniare la prima comparsa di specie “canine” sulla terra, e ciò risale a 25-30 milioni di anni fa. Sappiamo così che nell’età dei mammiferi, in parallelo con le scimmie primitive, esisteva anche un essere che aveva caratteristiche canine, questo esemplare è stato classificato come Cynodesmus, e che dopo un’evoluzione durata milioni di anni è diventato un animale molto simile al lupo, il Tomarctus, che ha dato poi origine proprio ai lupi, agli sciacalli, alle volpi, ai coyote e a tutti i canidi.

Il primo cane conosciuto dall’uomo e da lui addomesticato è stato il lupo, e le prove archeologiche di questa vita comune ci sono in Europa, in Asia e nelle Americhe, parallelamente, nello stesso periodo, e questo dimostra come il legame uomo-cane esista davvero fin dalla notte dei tempi. L’uomo ha trovato nel lupo un fidato compagno e il lupo nell’uomo un fidato capobranco.

Adottare un cane, perchè scegliere quelli che affollano i canili. Foto gallery cuccioli canile di Caserta

adottare cane canileAdottare un cane come animale domestico è certamente una scelta impegnativa. Viste le cifre degli abbandoni ogni anno, soprattutto con l’approssimarsi delle vacanze estive, è evidente che da molti viene considerato un’acquisto come un altro, di un oggetto che quando non ci diverte più o ci è scomodo si può buttare via senza alcun rimorso.
E’ anche vero che le strutture alberghiere e i villaggi residenziali raramente sono attrezzati per ospitare animali e rendono difficile al popolo dei vacanzieri portarsi dietro il cane. Ma questa non è una giustificazione. Esistono le pensioni per cani, i dog sitter, gli amici, i vicini di casa, i portieri, i parenti, i ragazzi che restano in città e vogliono arrotondare qualcosa. E magari anche quei pochi alberghi, spiagge e lidi che offrono la possibilità di ospitare i cani, è giusto che siano presi in maggiore considerazione quando si prenotano le ferie. E poi c’è sempre la montagna che soprattutto per i cani a pelo lungo rappresenterà un’alternativa migliore al caldo afoso della città e delle località balneari.

Detto questo, se decidete di prendere un cane forse sarebbe il caso di ricompensare del torto subito dagli uomini proprio quelli che sono stati abbandonati sul ciglio della strada che, nelle migliore delle ipotesi, se non sono morti, affollano i canili comunali.
Molto spesso non si tratta di cani di razza pura, è vero. Nella mia vita ho avuto molti cani, tutti meticci, tutti recuperati dopo che qualcuno li aveva abbandonati a sè stessi, e vi posso assicurare che in quanto a bellezza e ad affetto sono uguali agli altri. Forse non potremo vantarci con gli amici del pedigree, ma un cane serve a dare e ricevere amore. Per pavoneggiarsi possiamo comprare una moto o un capo firmato, se proprio ci teniamo tanto.

Gli sport cinofili: tra illegalità e campioni

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cane sport

Anche il combattimento è stato definito uno “sport cinofilo”. L’usanza di far combattere gli animali arriva dall’Antica Roma, nelle arene si scontravano cani con tigri, con leoni e con altri cani. Venivano impiegati per questo “sport” i Molossi dell’Epiro, enormi cani di circa 80 chili che spesso riuscivano a sopraffare anche le bestie più feroci, di fronte a plebei e nobili che condividevano gli stessi luoghi solo per assistere a questo trionfo del sangue. Anche in Bretagna c’erano numerosi combattimenti, infatti il Bulldog fu creato proprio per il combattimento contro i tori. Il suo naso rincagnato era stato creato da incroci tra razze proprio per permettergli di respirare quando azzannava il toro alla gola.

Anche in Asia i combattimenti tra animali, e tra cane e cane, sono sempre stati numerosi, così come negli Stati Uniti. La prima nazione a impedire i combattimenti per legge fu l’Olanda, seguita a ruota dalla Francia e dall’Inghilterra, anche se poi in tutto il mondo i combattimenti non sono mai terminati, nonostante le leggi, il mercato delle lotte clandestine non perde proseliti. Anche in Italia esistono normative a riguardo, che prevedono sanzioni per chi alleva e organizza combattimenti, e alcune azioni sono anche punite con la reclusione, la leggi vengono aggiornate e tenute al passo con i tempi, non solo nel nostro paese, ma questo fenomeno è davvero difficile da eliminare completamente.

Iguana, la lucertola che viene dal Sudamerica

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Le iguane sono rettili simili alle lucertole, anche se sono molto più grandi! Questi animali possono essere allevati in casa come animali domestici all’interno di appositi terrari. Le iguane sono originarie delle foreste tropicali dell’America Centrale e Meridionale, e passano quasi tutta la loro vita sopra ai grandi alberi e scendono a terra solo per spostarsi, accoppiarsi e deporre le uova.

L’iguana più diffusa in Italia è l’iguana iguana, nota anche come iguana verde; se decidete di comprare questo animale ricordate che, se sul momento vi sembra una piccola lucertola, da adulta diventerà lunga circa 1,5 metri e supererà i 5 chilogrammi di peso, quindi siate veramente sicuri di volerla allevare. Una volta diventate adulte le iguane svilupperanno una cresta sul dorso molto più evidente negli esemplari maschi, e potrebbero manifestare una certa aggressività che si paleserà con morsi e movimenti violenti della coda.

Il terrario nel quale la vostra iguana soggiornerà è molto importante, perché dovrete cercare di riprodurre il suo habitat naturale; la prima caratteristica che deve avere è una grandezza consona all’animale che state per ospitare, quindi acquistate terrari le cui misure partono dai 2,50 di altezza e di larghezza, per circa 1,50 di profondità. Adesso potete pensare all’“arredamento”; i primi oggetti di cui dotare il rettilario sono delle lampadine per creare delle zone di calore di cui ha bisogno l’animale, avendo l’accortezza di schermarle con del plexiglass per evitare bruciature all’iguana.

Chirurgia estetica animali domestici: da dicembre vietato tagliare coda e unghie per abbellire cani e gatti

interventi estetici cani e gattiI barbari interventi estetici cui vengono sottoposti ogni anno cani e gatti saranno presto fuori legge nel nostro Paese. A dicembre dovrebbe infatti essere approvata una proposta di legge che prevede, tra le altre cose, proprio il divieto di sottoporre a vere e proprie torture chirurgiche gli amici a quattro zampe pur di renderli esteticamente più gradevoli o peggio modificarne l’aspetto in vista dei concorsi di bellezza. Una pratica molto diffusa che, è proprio il caso di dirlo, era ora venisse proibita per tutelare cani e gatti da operazioni chirurgiche non necessarie.

Un esempio su tutti? L’asportazione chirurgica delle unghie dei gatti, effettuata da proprietari incoscienti che pur di salvare il divano (basterebbe insegnare al gatto l’uso del tiragraffi) di casa dalle grinfie del micio lo sottopongono a questo intervento, che non solo è innaturale e priva il gatto di una parte fondamentale del suo corpo, ma è anche tremendamente doloroso. Per non parlare degli effetti psicologici devastanti: il gatto, infatti, tramite le unghie fa le fusa, esprime affetto, marca il territorio, lasciando traccia del suo passaggio.

Il Cocker, il cucciolo agitato e dagli occhioni dolci

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Esistono due varietà di Cocker, il Cocker Spaniel Inglese, che vediamo anche nelle foto della Gallery, e il Cocker Americano. Ci concentriamo innanzi tutto sul primo, visto che il Cocker Americano nasce attraverso accurate selezioni del Cocker Spaniel, apriremo una piccola parentesi finale su di lui e sulle sue peculiari caratteristiche.

Il Cocker Spaniel ha orgini spagnole, proprio come lascia intendere il nome. Venne allevato in Francia e in Inghilterra almeno sei secoli fa, e in un attimo, questo cane così espansivo e affettuoso divenne molto apprezzato e ammirato, e si guadagnò il nome che porta, Cocker, che deriva da woodcook, il nome inglese delle beccacce. Divenne una vera e propria razza nel Cinquecento e nel Settecento se ne identificavano anche due qualità ben definite: lo Spaniel di terra, che cacciava nella brughiera e nel bosco, e lo Spaniel d’acqua, utilizzato nei territori acquitrinosi. La personalità dello Spaniel lo rende così particolare che in molti si sono chiesti come i cacciatori potessero sopportare e servirsi di un cane così agitato per la caccia, attività che richiede silenzio e abilità nei movimenti. Ci sono diverse spiegazioni.

Il Birmano: il gatto venerato dai monaci buddisti

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Il Birmano, detto anche gatto sacro di Burma o Birmania, discende dai gatti venerati come dei dai monaci buddisti, i quali credevano che l’anima del defunto si reincarnasse in gatto; deve la sua pelliccia lunga e setosa all’incrocio tra il Siamese e il Persiano bianco.

Il gatto Birmano possiede una testa rotonda, con ossatura robusta, guance larghe, bocca forte e abbondanti vibrisse; anche il corpo è piuttosto massiccio, con zampe corte e forti. Gli occhi sono di un bellissimo colore blu, intenso e brillante. Il mantello presenta un pelo molto folto sul collo e sulla coda, è ondulato sul ventre, sui fianchi e sul dorso.