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Gatti: protagonisti delle sperimentazioni di Google sull’intelligenza artificiale

gatti sperimentazioni google intelligenza artificialeAncora una volta parliamo di sperimentazioni che coinvolgono gli animali. Ma in questa occasione i gatti protagonisti non vengono usati per testare rossetti, creme anti-rughe o farmaci. Il tutto è rigorosamente virtuale, come è lecito ed ovvio che sia visto che la sperimentazione in questione è avvenuta nei laboratori di  Google. Ed il passo scientifico che è stato fatto è decisamente molto importante. Di cosa si tratta? Della cosiddetta “intelligenza artificiale”.

In particolare, presso la divisione X Labs dell’azienda di Mountain View, è stato creato un super computer in grado di riconoscere le immagini di gatti, tra molte altre. Il team di scienziati ha collegato tra loro un migliaio di computer, riproducendo una condizione simile alle reti neuronali del cervello umano. Dopo soli tre giorni di allenamento il super sistema informatico è stato in grado di identificare immagini di  mici. Tale sistema è stato messo a punto dal team di Google con l’ausilio del professor Andrew Ng, responsabile del laboratorio di intelligenza artificiale all’università di Stanford, in California che ha spiegato su un blog ufficiale:

La nostra ipotesi era che il computer avrebbe imparato a riconoscere gli oggetti comuni in alcuni video di You tube. E con nostro grande stupore, uno dei nostri neuroni artificiali ha imparato a rispondere fortemente alle immagini dei gatti.”

E questo, senza che nessuno avesse inserito nei dati informazioni specifiche su tali felini. Certo la cosa ha un qualcosa di fantascientifico, e soprattutto se ci si riflette bene, fa venire anche un pochino di ansia….ma ci piace che una volta tanto gli animali siano protagonisti di sperimentazioni non invasive. Solo puramente virtuali seppur tanto importanti. E’ inostre affascinante pensare come sia il gatto il primo soggetto ad essere riconosciuto da una intelligenza artificiale (o meglio un suo prototipo). Che lo sgardo felino sia particolarmente coinvolgente lo sapevamo già, ora questa sperimentazione ce ne da una conferma ulteriore.

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