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Comunicazione nei gatti, ecco i segnali

La comunicazione nei gatti avviene in modo più semplice di quel che si possa pensare: una ricerca condotta dall’Università di Lund in Svizzera è stata in grado di studiare questi animali riuscendo a scovare alcuni segnali di comunicazione comuni a tutti gli esemplari.

Un linguaggio specifico per gli umani?

Storicamente parlano il gatto venne classificato dal Linneo nel 1758, sebbene la sua presenza accanto a noi sia plurimillenaria. La dottoressa Susanne Schötz, linguista svedese, è riuscita a classificare i vocalizzi felini con un lavoro che non solo ha reso possibile per lei la vincita di un premio IG Nobel ma ha dato modo a tutti gli appassionati di gatti di comprendere finalmente il modo in cui questi comunicano.

Chi li ama e li possiede sa che la comunicazione del gatto non si basa esclusivamente solo sui miagolii ma che lo stesso è in grado di produrre squittii, friniti, cinguettii e gorgheggi che sono stati, secondo la squadra della dottoressa, stati “perfezionati” dai mici proprio per comunicare in modo più chiaro con i propri padroni. Secondo l’esperta infatti nei felini è possibile riscontrare un repertorio vocale maggiore, complesso e variabile rispetto agli altri mammiferi. Un fattore questo spiegabile sia grazie alla organizzazione sociale dei gatti per quel che concerne la loro specie sia perché nel corso dl tempo il rapporto tra gatti e umani si è fatto più stretto.

Analizzate le fusa e i diversi squittii

La ricerca ha preso in considerazione e analizzato diverse tipologie di versi felini e si è partiti dai suoni emessi con la bocca chiusa come le fusa o i vocalizzi che di solito esprimono agli altri animali o all’essere umano che lui non rappresenta una minaccia e che non c’è bisogno di interrompere le proprie azioni. Sono stati ovviamente analizzati anche i miagolii, lo “squittio” con il quale i gatti comunicano e il lamento che emettono quando vogliono qualcosa o del cibo.

Questo studio ha palesato, ancora una volta com non tutti i miagolii sono uguali e come ve ne sia uno ideato specificatamente per essere utilizzato con gli umani: si tratta di una sorta di “miau” che molto difficilmente viene usato tra i felini per comunicare.  La ricerca fa parte del progetto “Meowsic” che, diviso in due parti, ha il fine di studiare “le caratteristiche prosodiche delle vocalizzazioni feline e la comunicazione tra umano e gatto“.

E se la prima parte della ricerca si è conclusa ora si è passati alla seconda che si occuperà di “come gli umani percepiscono i segnali vocali dei gatti“.

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