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Cani da guerra usati in Afghanistan: soffrono di depressione

Depressione nei cani? Sì. Negli Stati Uniti oltre 2.700 cani sono arruolati nelle forze armate, una cifra in aumento, visto che si procede all’addestramento di altri 500 esemplari ogni anno. 50 le vittime canine dal 2005 ad oggi e 650 gli animali impiegati attualmente in zone di guerra. Il 5% dei preziosi soldati a quattro zampe impiegato in Afghanistan sta però dimostrando i sintomi della PTSD ovvero la sindrome da stress post-traumatico. Il 50% dei cani in missione potrebbe essere riportato a casa perché comunque con un principio sintomatologico in corso.

Gli esperti militari ed addestratori hanno rilevato il problema solo diciotto mesi orsono ed hanno cominciato a monitorare la situazione che sta seriamente preoccupando tutti gli addetti ai lavori. Ma di cosa si tratta? In cosa consiste questa sindrome? La PTSD è una patologia psichiatrica individuata di recente proprio nei militari americani inviati in zone di guerra e poi confrontata anche con operatori in aree off-limits (come i volontari nelle aree di malnutrizione, ecc), o in seguito  vittime di episodi drammatici come gli attacchi terroristici ed il crollo delle Torri Gemelle, ma pure in caso di terremoti, alluvioni, ed altri eventi catastrofici. In cui ricordiamo, i cani eroi sono sempre pronti ad intervenire e dunque presenti.

I sintomi sono gli stessi, sia per gli umani che per gli animali, cani in primis, come vi abbiamo già raccontato con la storia di Gina, uno di questi cani soldato: depressione latente o grave, i cani si rifiutano di uscire rimanendo immobili nella cuccia, oppure diventano agitati, soffrono d’ansia, hanno difficoltà a dormire e dunque a riposare ed in altri casi diventano aggressivi. Non è facile una cura per gli esseri umani, ancora meno per i cani, che dunque come primo atto logico, andranno allontanati da ciò che provoca loro lo stress, ovvero ad esempio nelle aree di guerra: le esplosioni delle bombe o delle armi. Anche perché in tali condizioni di salute non sono più in grado di effettuare il proprio lavoro senza rischi sia per l’animale che per il conduttore. Il ritorno a casa dunque è d’obbligo, fra mille coccole, non trovate?

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