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Bracconaggio, le zone a rischio per l’Italia

Anche l’Italia è a rischio bracconaggio: nel nostro Paese risultano essere quattro le quattro zone a rischio secondo il rapporto del WWF “Bracconaggio Connection”. 

Il report parla delle valli bresciane e bergamasche, del Delta del Po, del triangolo della morte tra Toscana, Marche e Romagna, dei monti della Sicilia.

 

tigri

Nel dettaglio, le valli bresciane e bergamasche risultano essere pericolose per gli uccelli e i rapaci mentre il Delta del Po è particolarmente rischioso per gli uccelli acquatici e le specie di acqua dolce. Una zona molto a rischio in cui si usano anche le bombe per pescare. 

Viene definito il ‘triangolo della morte’ per il lupo quello che si trova fra la Toscana, le Marche e la Romagna, teatri di aggressioni e violenti omicidi ai danni dei lupi. Molto pericolosi anche i monti della Sicilia che diventa una trappola per i rarissimi rapaci, inclusa l’aquila di Bonelli, il falco lanario e il capovaccaio.

Secondo il rapporto WWF sono oltre 7000 le specie che vengono continuamente minacciate dal bracconaggio e dal commercio illegale nel mondo: i bracconieri continuano a perseguitare tante specie animali, come gli elefanti (ne vengono uccisi anche 55 al giorno), i trichechi e gli ippopotami che vengono trucidati per i loro corni trasformati in avorio da commerciare e che vengono venduti a peso d’oro, anche 66.000 dollari al chilo, addirittura più di oro e platino.

Ma a livello mondiale i bracconieri sono pericolosi anche per tante altre specie animali, come ad esempio i pangolini che vengono trucidati e rivenduti a pezzi fra Africa e Asia. Proprio in Asia, sono le tigri ad essere fortemente in pericolo: nel continente ne restano in vita solo 3890 esemplari: nonostante ciò vengono uccise e trucidate quotidianamente per poterne rivendere tutti i pezzi dalla carne agli artigli considerando che un chilo di ossa di tigre può essere pagato nel mercato ‘nero’ asiatico anche alla cifra record di 3.000 dollari.

 

photo credits | wwf

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