Il microchip per il cane è fondamentale. Sia per una sua corretta gestione che per affrontare al meglio qualsiasi problema. Vediamo insieme perché è importante non rinunciare a questo minuscolo dispositivo.

Cosa è il microchip per il cane
Dobbiamo infatti ricordare che non è soltanto un dispositivo tecnologico applicato per identificarlo, ma rappresenta un vero strumento di tutela sia per cane che per la collettività. In Italia la sua applicazione è obbligatoria per legge e rientra tra le responsabilità fondamentali di ogni proprietario.
Il microchip per il cane è, nello specifico, un piccolo transponder delle dimensioni di un chicco di riso inserito sottopelle da un veterinario e registrato all’anagrafe canina regionale. Una volta applicato, accompagna il cane per tutta la vita, permettendo di risalire rapidamente al proprietario in caso di smarrimento, furto o ritrovamento.
L’obbligatorietà del microchip per il cane deriva dalla necessità di garantire un controllo più efficace sulla popolazione canina, prevenire il fenomeno del randagismo e facilitare la gestione sanitaria degli animali da compagnia. L’inserimento è un atto rapido e indolore, simile a una normale iniezione e deve essere effettuato entro i primi due mesi di vita del cucciolo.
Oppure entro trenta giorni dall’acquisto o adozione se l’animale è già più grande. Questo adempimento comporta l’iscrizione all’anagrafe canina, un registro ufficiale che raccoglie i dati dei cani e dei loro proprietari e che viene utilizzato dalle autorità per tracciarne la presenza sul territorio.
Quando un cane è provvisto di microchip, in caso di smarrimento, le possibilità di ricongiungimento sono altissime. I canili, le forze dell’ordine e i veterinari dispongono di lettori in grado di identificare immediatamente il codice univoco, facilitando così il ritorno dell’animale nella sua famiglia. Allo stesso tempo, il microchip costituisce una forma di responsabilizzazione del proprietario, poiché ogni cane ha un referente registrato che ne risponde dal punto di vista legale e sanitario.
Conseguenze della sua mancanza

La mancanza del microchip, al contrario, comporta una serie di conseguenze. La prima riguarda le sanzioni amministrative, che variano da regione a regione ma possono essere piuttosto pesanti. Le multe sono previste non soltanto per chi non applica il dispositivo, ma anche per chi omette di registrare il cane all’anagrafe o di comunicare eventuali cambi di proprietà e smarrimenti.
Oltre alla dimensione economica, l’assenza del microchip rende più difficile il recupero di un cane perso che rischia così di finire in un canile o di non essere mai più identificato. In alcuni casi, un animale trovato senza microchip può essere considerato vagante, con conseguenze che possono rallentare e complicare l’eventuale restituzione al proprietario.
Esiste poi un aspetto etico e sociale. La mancata identificazione favorisce l’abbandono, poiché un cane lasciato per strada senza microchip è difficilmente riconducibile al responsabile del gesto. Per questo il microchip non è solo un obbligo burocratico, ma uno strumento di civiltà.
Rappresenta un atto d’amore verso il proprio animale e un contributo concreto alla gestione responsabile degli animali sul territorio, garantendo una convivenza più sicura e rispettosa per tutti.