Schnauzer, l’elegante cane dalle sembianze umane

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Gli Schnauzer. Tre facce per un’unica razza, che in realtà risulta ben distinta e con particolari caratteristiche se stiamo parlando di Schnauzer nano, Schnauzer medio e Schnauzer gigante. L’eleganza di questo cane non ha pari, tanto che non è difficile scoprire che un padrone molto attento (e molto ricco), che vediamo intento a comprare un collare di diamanti sia il padrone di uno Schnauzer. Questo perchè nessuno meglio di lui sarà in grado di indossarlo! Ma qui non si parla di cani, che di certo non hanno bisogno di oggetti per dimostrare la loro personalità, ma di padroni un tantino eccentrici!

Lo Schnauzer di taglia media è la più antica delle tre varianti, se ne hanno tracce in alcuni dipinti della fine del Quattrocento e si sa che sempre in quel periodo questo cane, allora conosciuto come Pinscher a pelo duro, era un apprezzato cane da compagnia. Lo Schnauzer gigante invece fu ottenuto dall’incrocio con alcuni cani da gregge, con l’Alano e forse anche con il Bovaro delle Fiandre. Era un eccellente conduttore di bestiame, mentre adesso lo conosciamo come cane da guardia, cane poliziotto e anche più semplicemente come cane da compagnia. Lo Schnauzer nano è la versione più recente della razza, risale all’inizio del secolo scorso e nasce come cane da compagnia allo stato puro. In realtà come i piccoli Terrier si dimostra sia un buon cane da guardia, caratteristica che accomuna le tre taglie di Schnauzer, sia come cane da caccia di ratti e topi. Basta lasciarlo per un po’ all’aperto che immediatamente, sentendo il richiamo della natura, parte alla ricerca di prede, e proprio come un Terrier adora questa attività.

Bobby, esempio di amore e dedizione

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Il cane che vi vogliamo presentare oggi è Greyfriars Bobby di razza Terrier, divenuto famoso nel diciannovesimo secolo in Edimburgo, Scozia, per essere stato ben quattordici anni della sua vita di guardia e veglia davanti alla tomba del suo padrone, fino alla sua morte il 14 Gennaio 1872: una storia che sembra incredibile ma che invece è reale!

Angela Burdett-Coutts, una filantropa inglese, venuta a conoscenza dela stroardinaria storia del cane, decise di commemorarlo erigendo in suo onore una statua ed una fontana. Bobby apparteneva a John Gray, che lavorava per la Polizia di Edimburgo come guardia notturna: per due anni tutto è andato bene e la convivenza tra il cane e l’uomo non creava problemi. Anzi, i due erano compagni inseparabili! 

Nel 1858 però John morì di tubercolosi e venne seppellito in una cimitero della sua cittadina di origine, nella vecchia Edimburgo:  il cane Bobby però non si voleva rassegnare a questa morte e tutti i giorni, per ben 14 anni, si recò al cimitero, accanto alla tomba del suo padrone, vegliandolo ed aspettandolo, quasi volesse anche fare la guardia a quella piccola tomba di provincia.

Il Chihuahua, la piccola divinità

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Il Chihuahua è senza dubbio uno dei cani più piccoli che esistano. Affonda le sue origini nell’antico Messico, e proprio come per molti suoi simili che hanno conosciuto popoli antichi è stato oggetto di miti e storie fantastiche. Xolotl, divinità del popolo Tolteco, era come il più famoso Anubis, divinità egizia, aveva anch’egli sembianze canine. Xolotl ricopriva anche lo stesso compito che spettava ad Anubis, accompagnare i morti nell’aldilà.

Eh si, anche il piccolo Chihuahua è stato oggetto di un mito così importante, traghettare i morti è un grave compito, e infatti i piccoli esemplari ne hanno anche pagato le conseguenze. Tra i Toltechi c’era l’usanza di uccidere e seppellire i Chihuahua insieme ai loro padroni. Fortunatamente poi subentrò un’altra cultura messicana, quella dei Chichimec. La radice del nome di questo popolo, “chichi” significa proprio “cane”, i Chichimec erano il Popolo del Cane.

I cani e la storia, dai Romani al Rinascimento

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Passando per i lupi e attraversando i culti egiziani e greci arriviamo alla Roma degli Imperi, quella delle conquiste e delle guerre, che proprio durante queste ultime iniziò a utilizzare i cani come fedeli compagni anche sui campi di battaglia. L’impiego dei cani era di due diversi tipi: cane da collegamento e cane da attacco. Per l’attacco e la difesa venivano utilizzati i Molossi, che avevano zanne come tenaglie e attorno al loro collo venivano messi dei collari con lame appuntite, in modo che spesso il nemico scappava ancor prima di affrontre il combattimento con il nemico a quattro zampe. La sorte dei cani da collegamento era di sicuro peggiore. Essi ingoiavano un piccolo tubo di rame in cui veniva racchiuso il messaggio. Una volta arrivato a destinazione il cane veniva ucciso, visto che in guerra non c’era di certo il tempo di aspettare l’espulsione in modo naturale.

L’Impero Romano cadde, i barabri arrivarono e iniziò il Medioevo, periodo in cui ai cani toccò una pessima sorte, vivevano nelle strade, formavano branchi spesso feroci, alla ricerca di cibo, una sorta di regressione alla loro vecchia vita da lupi. Probabilmente i modi di dire negativi, che riguardano i cani, risalgono a questo periodo, “solo come un cane”, “vita da cani”, freddo cane”, “figlio di cane”, “mangiare da cani”.