Pesce pagliaccio: a rischio per l’inquinamento

Il pesce pagliaccio è a rischio di estinzione ed il pericolo viene dal continuo aumento dei livelli di CO2 nell’atmosfera. Questo provocherebbe alla lunga un’eccessiva acidificazione dell’acqua capace in pochi giorni di rendere sordi questi splendidi pesciolini e quindi incapaci di sfuggire ai predatori. Per provare tutto ciò un gruppo di studiosi dell’Università di Bristol (Regno Unito) ha eseguito il seguente test: alcuni pesci pagliaccio sono stati messi in una vasca con l’acqua caratterizzata dai livelli di acidità attuali (390 ppm), altri sono stati inseriti  in un acquario con l’acidità prevista per il 2050 ed altri ancora in presenza dei livelli ipotizzati per il 2100. Dopo 20 giorni, sollecitati da suoni che riproducevano la presenza dei loro predatori, solo i pesci della prima vasca se ne tenevano lontani, gli altri nuotavano indifferentemente in tutto lo spazio a disposizione.

Rifiuti in mare: è emergenza plastica killer

I rifiuti alla deriva in mare fanno ogni anno 100mila vittime, tra tartarughe e altri animali marini come delfini, balene, foche, uccelli. Sono dati dell’Unep, l’agenzia Onu per l’ambiente. Le buste di plastica vengono scambiate dalle foche e dagli altri mammiferi per meduse, e ingerite. Altri oggetti di plastica si frantumano in piccoli pezzi che finiscono nell’apparato digerente.

Gli uccelli marini scambiano i pezzi di plastica per pesci, li mangiano e li danno ai loro piccoli, con conseguenti ulcere, danni al tubo digerente, contaminazione da mercurio e arsenico. Secondo un rapporto australiano dal 1974 sono ben 77 le specie per le quali sono stati documentati danni causati dai rifiuti: 6 specie di tartarughe marine, 12 di cetacei, 34 specie di uccelli marini, 6 di foche, 10 di squali e di razze. Da dove viene l’immondizia? Dalle imbarcazioni, ma soprattutto da terra.

Focus annuncia che cani e gatti inquinano più di un Suv

Sembra impossibile, eppure è vero: cani e gatti inquinano e mantenerli oltre che costoso, potrebbe avere un forte impatto sull’ambiente. Ovviamente questo non è un invito a non allevarli, anche perchè molto spesso sono in grado di rallegrare la vita delle persone e migliorarla, nonchè di dare tanto affetto, però è vero che tenere in casa ad esempio un cane può portare ad avere consumi elevati, come se si accendesse in continuazione un Suv. Lo conferma la rivista Focus, che attualmente è in edicola con il suo nuovo studio. La rivista diretta da Sandro Boerio, infatti, parla proprio di una osservazione portata avanti a seguito di una ricerca neozelandese, che ha messo in luce il fatto che per nutrire un cane di media taglia sono necessati 164 kg di carne e 95 kg di cereali ogni 365 giorni. A livello ecologico tutto questo significa circa 0,84 ettari di terreno, se parliamo ad esempio di un Suv, invece lo stesso dato si trasforma in 0,41 ettari. In pratica con tale stima, si conta la sua costruzione e la guida per diecimila chilometri all’anno.