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Pet therapy con i leoni marini per aiutare i bambini autistici

pet therapy con leoni marini

Fino ad oggi gli animali comunemente impiegati per la pet therapy erano quelli domestici, ad eccezione del cavallo che viene usato per l’ippoterapia; adesso, grazie ad un progetto di Idi, istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, e Zoomarine, è iniziato un percorso di Terapia Assistita dagli Animali con leoni marini e foche rivolto a bambini di età compresa tra gli 8 e i 14 anni affetti da autismo.

Si tratta del primo esperimento del genere in Europa, nato dall’incontro delle esperienze in Pet Therapy del gruppo di lavoro guidato da Davide Moscato, professore di Neuropsichiatria infantile dell’Università di Roma, responsabile del Centro Cefalee dell’Ospedale San Carlo-Idi, e del know how ventennale di Zoomarine Portogallo, riconosciuto a livello internazionale per gli alti standard qualitativi nella gestione dei mammiferi marini.

I bambini autistici tendono spesso a chiudersi in se stessi e incontrare animali molto particolari può aiutare ad uscire dall’isolamento; in effetti rapportarsi da vicino con un leone marino o con una foca può avere un impatto molto positivo sul paziente.

I dati dell’Ospedale San Carlo che da anni sperimenta la pet therapy con animali non solo domestici, sembrano dare ragione a questa teoria, confermando che nel 90% dei casi si ottiene un miglioramento. Il programma di pet therapy dura un anno e prevede l’interazione diretta tra bambini e animali con la supervisione di medici e addestratori; le specie animali coinvolte in questo progetto sono leoni marini sudafricani, leone marini californiani, leoni marini sudamericani e foche grigie.

Stefano Cigarini, il direttore generale di Zoomarine Italia spiega:

Questo progetto di Pet Therapy va nella direzione del più stretto contatto tra uomo e animale. I risultati ottenuti in questi anni, su un campione di 500 bambini, ci inducono a estendere l’esperienza ad animali più impegnativi, ma anche più affascinanti. Vorrei dire, con una metafora, che il contatto con foche e leoni marini può aiutare i bambini autistici a emergere dal proprio mondo sommerso.

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