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Lav: no a test sugli animali per gli studi sui cellulari

Adesso che la storia sui possibili danni alla salute umana derivati da un uso eccessivo di cellulari e wifi è venuta fuori, è normale pensare che aumenteranno le sperimentazioni. Questo però potrebbe avvenire a tutto danno degli animali, vittime innocenti e cavie martirizzate per gli studi in materia. La Lav si pone in prima linea chiedendo che non vengano effettuati test di questo tipo per valutare incidenza dei campi elettromagnetici sullo sviluppo dei tumori.Bisogna invece assolutamente rivolgere la propria attenzione su altri tipi di ricerca con esperimenti più etici ma altrettanto attendibili.

Lo chiede la Lega antivivisezione al sottosegretario alla Salute, Francesca Martina, dopo le notizie rese note in merito alla ricerca sul cancro dell’Oms, al termine di dieci anni di osservazioni. I telefonini sono stati individuati come ‘possibly carcinogenic’, basandosi sia su test sugli animali che su dati provenienti da studi epidemiologici sull’uomo. Dato che mancano le ultime conferme, è necessario proseguire. Questo perchè il campo è limitato attualmente soprattutto in merito al glioma e al neurinoma acustico (tumore del nervo uditivo), mentre per altri tipi di tumore non ci sono dati sufficienti.

Dalla Lav, quindi, fanno sapere che: “Questi dati però, sono stati sufficienti a far scattare l’allarme, nonostante siano già state avviate altre investigazioni, che coinvolgono 250mila persone, che si aggiungeranno ai 30 studi indipendenti condotti in tutto il mondo nel decennio passato, fra cui anche dall’Oms, che hanno concluso che gli standard attuali di sicurezza per i cellulari assicurano protezione alle persone contro tutti i rischi conosciuti per la salute.Purtroppo, poi, anche in questo ambito gli studi sull’uomo non sono ritenuti sufficientemente indicativi e saranno finanziati test su animali. Facciamo appello al sottosegretario Martini affinché non vengano finanziate indagini infruttuose ed eticamente inaccettabili, anche in considerazione dei costi che comporta l’utilizzo di modelli animali in vivo rispetto all’ampia gamma di campioni statistici umani, facilmente reperibili, fattore che riveste un’importanza fondamentale, viste le gravi condizioni in cui versa la ricerca nel nostro Paese”.

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