Le origini del gatto Burmese sono avvolte nella leggenda, in particolare in quella che lo vuole originario dei monasteri birmani, dove era venerato come una divinità. Le prime tracce sono riconducibili al 1350, ma solo nel 1920, una femmina incrociata con un Siamese negli Stati Uniti, diede origine alla specie che oggi conosciamo.
Il gatto Burmese ha la testa triangolare, lunga, ma non come quella del Siamese, orecchie dalla base larga e dalla punta arrotondata, mento e mascella forti; gli occhi hanno un taglio orientaleggiante e un delicato color oro. Il corpo è molto aggraziato, di taglia media e molto muscoloso, con una coda dritta, lunga e appuntita; il pelo è folto, corto e fine, e dotato di grande brillantezza.
Nel Nord America viene riconosciuto solo il Burmese color marrone scuro, mentre in Gran Bretagna, le colorazioni accettate sono diverse, come il grigio argento, il color mandarino e il color bianco sporco, ma sono accettate anche le colorazioni più particolari come il marrone e il cioccolato.