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La geolocalizzazione: al via sui Fratini

fratino

Da poco tempo è stata introdotta una nuova tecnologia per la localizzazione ed il controllo di alcune specie di animali, in particolare volatili: la geolocalizzazione. Si tratta di una tecnologia che consente di ampliare ed approfondire le conoscenze odierne relativamente alle migrazioni degli animali grazie all’uso di sensori miniaturizzati: tale strumento in Italia è stato testato su alcuni esemplari di uccelli fratini presenti nel nostro territorio.

Il progetto scientifico, che è stato sviluppato dal WWF, Stazione ornitologica abruzzese e Istituto superiore per la ricerca, oltre al contributo indispensabile degli uomini della Protezione ambientale, è stato reso noto in una conferenza stampa a Torre Cerrano, durante la presentazione di una delle quattro aree marine protette istituite dal Ministero dell’Ambiente.

Tale strumentazione è stata testata sull’uccello fratino, una specie protetta anche a livello comunitario, che vive solitamente sulla costa: il WWF e le altre associazioni di categoria, impegnate nella salvaguardia di tale specie, chiedono aiuto per la creazione di strutture all’interno delle quale gli uccelli possano sentirsi al sicuro e nidificare. L’applicazione di tale strumento servirà anche a tenere sotto controllo gli esemplari di fratino e scongiurare pericoli di estinzione.

Le nuove tecnologie, che hanno portato alla miniaturizzazione degli strumenti di geolocalizzazione, stanno rivoluzionando lo studio della biologia e dell’ecologia degli animali e degli uccelli in particolare. I geolocalizzatori realizzati dalla Stazione ornitologica Svizzera di Sempach pesano meno di un grammo e possono essere usati per marcare specie del peso di poco più di 20 grammi. Finora i dati sulla migrazione dei piccoli uccelli derivavano dall’inanellamento attraverso l’analisi delle ricatture di individui marcati ed era generalmente possibile solo unire le due località di marcaggio e ricattura, senza poter conoscere esattamente il percorso seguito.

Ora, invece, basta dotare gli uccelli, come il Fratino, di questi sensori per descrivere con buona approssimazione le aree frequentate anche al di fuori del periodo riproduttivo. I dati che abbiamo finora dall’inanellamento ci dicono che i fratini svernano nel Mediterraneo e lungo le coste Atlantiche dell’Africa, ma non sappiamo bene in quali aree ed in quali proporzioni. Questo innovativo progetto, condotto in collaborazione con i volontari della SOA e del WWF, riuscirà a dare risposte utili per la conservazione di questa specie, localizzando le aree di sosta, migrazione e svernamento delle popolazioni italiane.

Dice Lorenzo Serra, ricercatore dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale.

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