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Clan utilizzava animali come cavie per provare le pistole

gatto

Facevano fuoco sugli animali, per provare le pistole da utilizzare successivamente nel corso dei loro movimenti. E’ accaduto a Napoli, dove un clan camorristico, non si faceva problemi a scegliere creature indifese per verificare la potenza degli spari. Le operazioni di prova avvenivano all’interno di una vecchia fabbrica dismessa e, tra i dettagli che confermano quanto avveniva, è stato trovato anche un gatto morto non per cause naturali ma con segni evidenti di violenza. Gli agenti del commissariato San Giovanni, hanno trovato un vero e proprio arsenale della criminalità organizzata che, purtroppo, risucchiava nei traffici illeciti anche dei cuccioli innocenti.

Si ritrovavano in quella che una volta era una industria conserviera e per accedervi, avevano creato una piccola porta di ingresso alta circa mezzo metro nel portone principale. L’uscio era talmente minuscolo che i cassonetti della spazzatura riuscivano a farlo sparire e a renderlo invisibile agli occhi degli altri. Varcando la soglia, però, si trovavano delle armi conservate in involucri di cellophane ed uno di questi, addirittura, disponeva di un mirino telescopico di precisione.

In più, non mancava la cocaina, la pressa per preparare le dosi, un panetto di tritolo e dei candelotti di dinamite. Per ulteriori verifiche di precisione, su di una parete, si trovavano disegnate delle sagome umane crivellate di proiettili. Quello che però ha convinto gli agenti della possibilità che le cavie fossero degli amici a quattro zampe, è stato il ritrovamento del micio ucciso da colpi di arma da fuoco. In quello che era diventato una specie di poligono, infatti, gli uomini del clan preferivano colpire gli animali, in quanto bersagli mobili e, quindi, più reali e più complessi da centrare. Non si sa ancora quale cosca utilizzasse l’arsenale, ma nella zona il clan emergente sarebbe quello dei D’Amico o quello dei Rinaldi: sono in corso degli accertamenti per verificarlo.

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