No all’allevamento di animali da pelliccia

No allevamento animali pelliccia

No allevamento animali pelliccia

Contro l’allevamento di animali da pelliccia arriva un segnale importante. Il sindaco di Rivarolo del Re ed Uniti (comune della provincia di Cremona) ha negato l’autorizzazione per un nuovo allevamento di visoni. La Lav ha espresso grande soddisfazione per la decisione presa dall’amministrazione e ribadisce l’urgenza di sbloccare la proposta di legge in materia di divieto di allevamento, cattura e uccisione di animali per la loro pelliccia già depositata al Senato e alla Camera, a favore della quale oltre 60.000 cittadini hanno sottoscritto una petizione popolare.

Animali da pelliccia: una proposta di legge per salvarli

legge contro pellicce

legge contro pellicce

Vietare per legge l’allevamento, la cattura e l’uccisione di animali per ottenere pelli o pellicce, vietare altresì la produzione, l’esportazione, la commercializzazione, il trasporto, la detenzione, la cessione a qualunque titolo di pelli o pellicce ricavate da animali appositamente allevati, catturati o uccisi in Italia. E’ questa la proposta di legge depositata alla camera dei deputati dall’ex ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, supportata dalle maggiori associazioni animaliste e dalle oltre cinquanta mila firme raccolte, che saranno consegnate nei prossimi giorni ai presidenti di Camera e Senato.

Reclusione per chi commercia pellicce di cani e gatti

pelliccia cani e gatti

Pene severe per chi importerà pellicce di cani e gatti dall’estero da utilizzare per il confezionamento di capi d’abbigliamento: il Consiglio dei Ministri ha approvato, infatti, un decreto legislativo che impone nuove sanzioni per chi fa commercio di pellicce di animali domestici. Chiunque si occuperà di questa attività sarà

punito con l’arresto da tre mesi ad un anno o con l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro; oltre alla confisca e distruzione del materiale a proprie spese.

Secondo un dossier del 2001 della Lav, la Lega Anti-Vivisezione, molti cani e gatti venivano uccisi per confezionare gli inserti in pelliccia di scarpe, cappotti e giacche; questi animali, allevati in Asia in condizioni spaventose, venivano poi sacrificati sull’altare della moda, ovviamente nei circuiti semi-clandestini.