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Gli avvistamenti della pantera a Palermo, sarebbero un clamoroso falso

Adesso sembra definitivo: la storia della pantera che questa estate passeggiava tranquillamente per le vie di Palermo, soprattutto nella zona di via Bronte, sarebbe stata tutta inventata ad arte da qualcuno che aveva interesse a creare un pò di “panico” in città. La vedevano aggirarsi per le colline e i boschi del capoluogo siciliano, a poca distanza dai centri abitati e tutti si chiedevano come riuscisse a nutrirsi e se fosse realmente pericolosa per la popolazione. Ma il felino, in effetti, non esisteva, almeno questo è quello che hanno dedotto gli esperti dopo mesi di inutili ricerche, anche perchè suona veramente strano che qualcuno possa aver tenuto l’animale in casa e, dopo averlo perso, possa averlo rintracciato con facilità.

Ora, dopo una manciata di settimane, il pm Carlo Lenzi, titolare del fascicolo inerente alla vicende, ha deciso di chiedere l’archiviazione del caso. Ammesso che qualcosa di vero ci fosse, si è sempre ipotizzato che qualcuno possa aver “adottato” la pantera acquistata forse da uno zoo cittadino in chiusura e, quindi, abbia per qualche tempo mantenuto illegalmente una specie pericolosa, azione del resto punita dalla legge. Il reato, infatti, è stato introdotto da alcuni anni, quando avvenne un caso analogo, sempre riguardante una fantomatica pantera.

A Roma, infatti, è più o meno successa la stessa cosa, conclusasi con un nulla di fatto. In ogni caso, a Palermo, da due mesi ormai nessuno la vede più e qualche cittadino si è pure preoccupato per il suo stato di salute mentre le segnalazioni precedenti, non sembravano particolarmente convincenti. Restano dei dubbi sulla sua ipotetica presenza intorno al 22 giugno scorso quando gli abitanti delle aree di Borgo Nuovo, Bellolampo, Boccadifalco e San Martino delle Scale, sono stati presi dal terrore generale, dopo aver notato un “gatto gigantesco” che si muoveva indisturbato. In più non mancavano i ruggiti da giungla e il lavoro per i Forestali allarmati era continuo. Persino due dipendenti dell’azienda, influenzati o no dai racconti, l’avrebbero fotografata, ma è stato impossibile stabilire la grandezza del felino.

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