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Zoomafie: un fenomeno in crescita

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La così detta zoomafia è purtroppo un fenomeno sempre più diffuso: si tratta di un settore della mafia che gestisce attività illegali legate al traffico o allo sfruttamento degli animali. Il giro di affari legato a questa pratica? Circa tre miliardi di eruo l’anno, un business evidentemente molto redditizio. L’Osservatorio nazionale zoomafia, istituito nel 2009 dalla LAV (lega anti vivisezione), ha analizzato l’attività di sfruttamento degli animali da parte delle organizzazioni criminali. Ne è uscito un quadro drammatico e molto preoccupante, dilagante, a tratti sconosciuto.

Galline macellate in garage, cani e gatti seviziati, corse clandestine, cavalli uccisi per ritorsione, bracconaggio, pesca con bombe a mano, traffico di animali esotici, doping: sono solo alcuni dei reati che emergono dall’ultimo rapporto presentato dalla stessa Lav ieri a Genova. Reati gravi e aberranti che purtroppo spesso restano nell’ombra, considerati meno importanti. Ciro Troiano, fondatore dell’osservatorio e suo attuale direttore, commenta:

Si parla poco della relazione tra mafia e mondo animale. Ma questa relazione c’è ed è sotto gli occhi di tutti. Gli animali hanno avuto e hanno tuttora delle funzioni ben precise nel sistema mafioso. Una di queste è la funzione economica. Gli animali vengono sfruttati per far profitti, ma c’è una funzione simbolica in quanto sostituiscono quelle che un tempo erano le insegne di potere e di gloria. Sono status simbol, biglietti da visita di cui il boss si serve per ribadire la sua importanza.

L’aspetto forse più inquietante della questione è la funzione di pedagogia nera affidata agli animali. Spesso i clan reclutano nuove leve valutando prima di tutto la loro capacità di uccidere animali. I ragazzini vengono avvicinati al sistema mafioso con compiti di piccola responsabilità, come gestire dei cani allevati per il combattimento, occuparsi dei cavalli delle corse clandestine, fino all’assassinio di un animale.

Il problema principale del fenomeno delle zoomafie è che si denuncia poco e si persegue pochissimo, a ciò si aggiunge il fatto che le forze dell’ordine spesso non si ritengono competenti in materia.

Fonte: iljournal.it

Foto credits: Thinkstock

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