“Alcuni anni fa facevo l’assistente sociale a Milwaukee. I miei “clienti” erano agli arresti domiciliari e il mio lavoro consisteva nel fargli visita 2 volte al giorno. La maggioranza di loro viveva nella parte “cattiva” della città, quella povera. Andando a casa di uno dei miei assistiti in una giornata fredda e piovosa di dicembre ho visto questo splendido gatto grigio fuori dalla porta. Si è avvicinato e si è strofinato alla mia gamba. …….
……Chiesi all’uomo che andavo a controllare se fosse il suo, se stava aspettando di rientrare, ma lui mi disse di no e mi spiegò che apparteneva alle persone che vivevano lì prima e che essendo stati sfrattati, erano andati via lasciando il gatto: probabilmente non potevano prendersene cura. Domandai allora se lui e la lua famiglia si erano mai preoccupati di nutrirlo: …”non proprio, non come un gatto”, mi rispose. Finito il controllo, andando via e lasciando quel micio fuori alla porta di una casa che non era più la sua il cuore mi si era spezzato.
Il giorno successivo, decisi : se il gatto era ancora lì l’avrei preso con me. Come mi sono avvicinata alla porta, ecco che è strisciato fuori ed ha cominciato a farmi le fusa come un matto. Ho parlato con l’uomo: “Ti dispiace se lo prendo”? Non so perché ma ho sentito di dover chiedere anche se non era il suo. Mi rispose: “No, penso che tu le piaccia, dovresti prenderlo”. Così ho fatto. L’ho chiamata Willa (era una femmina), ma i miei amici la chiamano principessa Willa e lei è a dir poco tutto ciò!”
Maggie Gervase
Chicago, IL
Per The Animal rescue Site.com
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