Home » News » Una storia d’amore oltre la trappola del bracconiere

Una storia d’amore oltre la trappola del bracconiere

BeagleI cani che vedete nel fotogramma tratto da un video Lipu, Lega Italiana Protezione Uccelli, si chiamano Stella e Carrettoni, la loro commovente storia è stata narrata dal Corriere della Sera direttamente dalla voce del prof. Danilo Mainardi.

I due cani da caccia sono stati salvati dai volontari della LIPU dopo che uno dei due è rimasto imprigionato in una trappola da cinghiali.

Il proprietario dei cani li stava cercando disperatamente, appena avvertito del ritrovamento ha ringraziato sentitamente l’associazione, non era lui il proprietario della trappola per cinghiali dove hanno rischiato di morire i due cani: senza l’intervento dei volontari della LIPU sarebbero morti entrambi, nonostante il maschio era teoricamente libero di andarsene.

Stella, invece, era rimasta intrappolata nel laccio-trappola del bracconiere, ma Carrettoni non l’ha mollata un attimo. Lo stesso prof. Mainardi, Presidente Onorario della LIPU, ci spiega che è un comportamento intrinseco nel modo d’essere dei cani, l’altruismo e il reciproco soccorso sono valori che acquisiscono fin da cuccioli.

Una spiegazione più scientifica avvalora la tesi di Mainardi: l’aiutarsi l’uno con l’altro è la forza della muta dei lupi, con l’addomesticamento questo legame affettivo è stato esteso anche all’uomo.

GeaPress ha contatta direttamente un testimone oculare che si apprestava a bonificare un sentiero armato con migliaia di trappole per uccelli e cinghiali. Sentiero che era stato abbandonato dal bracconiere per luoghi con più selvaggina, se il fato avesse voluto i due poveri cani sarebbero rimasti intrappolati fino al sopraggiungere della morte.

La storia risale allo scorso fine gennaio, Giovanni Malara, LIPU di Reggio Calabria, ed Angelo Scuderi, di Moio Alcantara (ME), erano in località S’Arcu su Schisorgiu nel Comune di Assemini a nord di Cagliari. Una volta parcheggiata l’auto i due sentono un cane che inizia ad ululare.

In genere – dice a GeaPress Giovanni Malara – se trattasi di cani smarriti, magari da qualche muta utilizzata nella caccia ai cinghiali, sentiamo il loro abbaio spostarsi nella boscaglia. Tentiamo di recuperali, ma non è semplice. Quel giorno invece l’ululato era decisamente fermo su un punto. Il nostro pensiero è andato alle trappole. Pensi che in soli quattro sentieri abbiamo poi trovato 2500 lacci illegali“.

GEAPRESS – Appartenevano allo stesso proprietario della trappola dove è poi incappata Stella?
GIOVANNI MALARA – Probabilissimo. E’ difficile che un bracconiere invada il percorso di un altro cacciatore di frodo.

GEAPRESS – Cosa è successo dopo che avete sentito l’ululato?
GIOVANNI MALARA – Proveniva da non oltre una cinquantina di metri e ci siamo subito indirizzati per capire cosa stesse succedendo, anche se più ci avvicinavamo e più era chiaro immaginare cosa ci aspettava. Una cosa, però, non l’avevamo capita. Credevamo che ad ululare era l’animale intrappolato. Per il dolore. Il nodo scorsoio arriva ad amputare la zampa. Il meccanismo è spietato. Più l’animale tenta di scappare, più il nodo stringe.

GEAPRESS – Ed invece chi ululava?
GIOVANNI MALARA – Era Carrettoni il maschietto di beagle libero. Lui, però, non mollava un attimo Stella. Secondo me non l’aveva mai lasciata. Abbiamo saputo poi che i cani si erano persi due giorni prima. Pioveva e faceva freddo. Ma lui era lì, accanto alla sua compagna. Fradici di pioggia. Guardi, ancora oggi non riesco a pensare serenamente a quella scena, anche perché le cose non sono finite .. diciamo senza ulteriori complicazioni.

GEAPRESS – Cosa è successo?
GIOVANNI MALARA – Una volta che Carrettoni si è fatto individuare ha preso subito le difese di Stella e non ci faceva avvicinare. Non è durato molto. Guardi, io sono convinto che ci ha voluto studiare. Verificare, cioè, che non avessimo cattive intenzioni e poi ci ha dato il via libera. A loro si è avvicinato Angelo, io ho voluto filmare la scena. Penso sia stato utile, anche per mostrare il danno incredibile che fanno i bracconieri. E quella era solo una trappola. Ce ne sono a migliaia.

GEAPRESS – E con Angelo cosa e successo?
GIOVANNI MALARA – All’inizio non sapevamo bene come agire. Di sicuro non bisogna mai precipitarsi e togliere il laccio. Bisogna prima vedere quanto danno ha fatto, se è già entrato nella carne. L’animale potrebbe scappare, specie nel caso dei selvatici. Sono convinto che se la cagnetta non ha tirato e tutto merito di Carrettoni. Non ha idea di come l’accudisse. La leccava in continuazione. Poi ha esteso le sue effusioni anche ad Angelo. Era felice, assolutamente felice. Abbiamo poi verificato che potesse camminare e pian piano abbiamo preso la via del ritorno.

GEAPRESS – Un momento bello dopo tante brutte avventure.
GIOVANNI MALARA – Si, ma ricordo anche i 500 studenti della Scuola Media Statale “Costantino Nivola” di Capoterra e i loro docenti. Sono grato alla Dirigenza Scolastica. Sono stati incontri molto stimolanti, anche per noi. I ragazzi erano molto interessati e questo fa ben sperare. E poi c’è stata l’Arma dei Carabinieri che sotto le direttive del Generale Luigi Robusto ha messo in atto una forte azione repressiva nei confronti dei bracconieri. Azioni formidabili. Una presenza che per noi è stata importantissima, oltre che per i tanti animali salvati.

GEAPRESS – C’è stato anche un arresto.
GIOVANNI MALARA – Si, per detenzione abusiva di armi.

GEAPRESS – E poi le minacce e gli attentati.
GIOVANNI MALARA – Si, ci sono anche quelli. C’è stato poi il grave episodio contro il nostro Vice Presidente, il masso gettato dall’alto del sentiero. Ma il responsabile è stato preso.

GEAPRESS – Ma è vero che una volta vi hanno messo una bomba?
GIOVANNI MALARA – Addirittura. Si è vero, ma fu in Calabria nella sede della LIPU, anni addietro. Siamo impegnati anche nella protezione dei rapaci in migrazione nello stretto di Messina. Tra un paio di mesi riprendiamo l’attività. Succedono fatti gravi, come l’aggressione alle guardie delle LIPU ad Ischia e l’omicidio delle due guardie a Genova. Comunque le cose cambiano e non bisogna demoralizzarsi. Viceversa ci saremmo già fermati da un pezzo.

GEAPRESS – E Carrettoni?
GIOVANNI MALARA – Carrettoni e Stella. E’ successo tutto di recente, ma non li scorderò mai. Carrettoni se ne sarebbe potuto andare ed invece è rimasto lì, due giorni e due notti sotto la pioggia. L’accudiva con una premura veramente commovente e poi si è guardato, all’inizio, pure da noi. Le si metteva accanto, come a riscaldarla e darle sicurezza. La leccava in continuazione, le girava sempre attorno, le dava piccoli colpetti con il muso come a farle sentire di non essere sola. Era lui ad abbaiare per attirare l’attenzione. Ve lo immaginate? Cos’altro avrebbe dovuto fare?

Pensate che venticinque anni fa quando la LIPU iniziò l’attività di antibracconaggio nello Stretto di Messina, un ordigno venne fatto esplodere nella piccola sede dei volontari di Reggio Calabria, grazie all’impegno dei volontari ed i nuclei speciali del Corpo Forestale (NOA – Nucleo Operativo Antibracconaggio) il fenomeno si è decisamente ridotto, anche se purtroppo in Italia vi sono ancora molte zone dove avviene il fenomeno del bracconaggio, una di queste è il cagliaritano.

Questa storia ha un lieto fine e mette in evidenza l’altruismo innato negli animali, il cane Carrettoni è stato allevato per stanare cinghiali e si è trasformato in eroe per colpa di un oggetto che dovrebbe aiutarlo, una trappola per cinghiali.

L’innamorato cagnolone è un beagle proprio come quelli di Green Hill e di tanti altri lager nel mondo, questi fatti fanno ancora più riflettere sul rispetto che si deve dare a questi animali.

Fonte

Lascia un commento