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Susanna Tamaro racconta a Tuttozampe il suo rapporto con gli animali

La scrittrice Susanna Tamaro, da sempre amante degli animali e schierata in loro favore, ci ha gentilmente concesso una breve intervista che qui di seguito riportiamo. L’intervista verte principalmente sugli aspetti normativi e sociali del fenomeno dell’abbandono degli animali e dei maltrattamenti, oltre a piccole curiosità per i nostri lettori.

Signora Tamaro, innanzitutto grazie per la sua disponibilità e per averci dedicato un pò di tempo. Nel nostro portale ci occupiamo spesso di normative animali e news di cronaca, che spesso tragicamente, li hanno come protagonisti. Come valuta la situazione normativa del nostro paese relativamente alle tutela degli animali?

Credo che negli ultimi anni siano stati fatti dei grandi passi in avanti, sia dal punto legislativo, sia dal punto della coscienza sociale.  Il calo di abbandoni dei cani in queste ultime due estati mi sembra un ottimo sintomo. Certo, siamo straordinariamente indietro rispetto agli altri paesi europei. E c’è una garnde differenza da regione a regione. Basta confrontare il numero dei cani presenti nei canili a Trieste o a Bolzano, con quelli presenti in Calabria o in Sicilia…

Ritiene che possa essere fatto altro? Cos’è indispensabile per la corretta tutela animale?

Credo che, dal punto di vista legislativo, l’animale da oggetto dovrebbe diventare soggetto. Con la legislazione attuale, il furto di un cane viene equipatato a un furto di motorino, cioè di una proprietà, mentre è molto evidente che si tratta molto di più di una proprietà. Inoltre dovrebbe essere fortemente monitorato il territorio per contrastare gli abusi venatori che sono una costante nel nostro paese. Basti pensare al caso del povero sacerdote ucciso in un posto dove non si poteva sparare   e in una stagione in cui non si poteva sparare.  E poi bisogna continuare con la campagna di sensibilizzazione e lavorare molto sulla sterilizzazioni dei cani e dei gatti.

Lei è tra i firmatari del manifesto per la coscienza animale, fortemente voluto dal Ministro Brambilla: cosa significa per lei coscienza animale?

Significa riconoscere che gli animali non sono cose appunto, ma esseri viventi dotati di coscienza, seppure a un livello diverso dal nostro. Creature capaci di provare sentimenti anche complessi, come ad esempio la gratitudine, sentimento peraltro  escluso dalla maggior parte degli esseri umani. Credo che anche gli animali siano sottoposti alla legge dell’evoluzione spirituale e che siano dei compagni di strada di cui dobbiamo prenderci cura con il massimo rispetto e amore.

Lei personalmente detiene degli animali presso la sua abitazione?

Si, al momento sono al minimo storico di cani. Ne ho solo cinque, e anche al minimo storico di gatti, uno soltanto. Poi ho ho dei conigli nani che vivono liberi in un enorme prato recintato con le galline. Ho un cavallo, un asino e due ponies, tutti salvati dal macello e delle grandi voliere dove ospito uccellini che salvo dalle angustie della gabbie. In passato ho avuto anche un gregge di capre. E ho uno stagno con una centinaio di pesci rossi.

Luisito, una storia d’amore, uno dei numerosi romanzi da lei scritti, racconta dello speciale rapporto uomo-animale: come vive il suo rapporto con i suoi animali domestici?

E’ un rapporto di grande gioie e ritengo un grande privilegio il fatto di poter vivere in campagna, offrendo loro ampi spazi.  Dai loro occhi capisco che sono felici. E questo rende felice anche me. Non riesco a stare molto lontano da loro. Dopo un paio di settimane lontano da casa, ho delle vere e proprie crisi di astinenza, è come se mi mancasse una parte di me.

Agli inizi della sua carriera ha anche girato documentari sugli animali: ha qualche episodio curioso da raccontare ai nostri lettori in merito?

Sì, per anni ho lavorato in questo campo e se ho smesso, non è stato solo per scrivere ma perchè ero in disaccordo con le esigenze dei committenti, che volevano sempre dei dettagli sanguinari in grado di esaltare la prevalenza del più forte. Mentre io penso che ci siano cose meravigliose da raccontare, senza parlare sempre della morte e della privazione. Una volta, comunque, girando un documentario sulle vipere, con una macchina speciale perchè altrimenti sarebbe stato impossibile riprendere la velocità del morso, finalmente sono riuscita a filmare il pasto: una vipera che si mangiava un topo apodemus. Naturalmente, ero anche dispiaciuta, essendo sempre stata una persona sensibile, oltre che naturalista. Sarà forse per questo che dopo un po’ la vipera ha sbadigliato, ha aperto la bocca e il topo è saltato fuori vivo e vegeto. Probabilmente la vipera aveva da poco usato il suo veleno ed era scarica. Ci vuole un po’ perchè si riformi nelle ghiandole e questo ha permesso al topo di sopravvivere.

Ringraziamo ancora Susanna Tamaro per la piacevole chiacchierata. Continuate a seguirci, nelle prossime settimane presenteremo altre interviste a personaggi famosi sul loro rapporto con gli animali!

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