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Stagione venatoria, gli ambientalisti chiedono il rinvio

Posticipare di un mese l’apertura della caccia 2017/2018 spostando dal 2 di settembre al 1 ottobre l’inizio della stagione venatoria in tutta Italia: questo è quanto chiedono a gran voce diverse associazioni, tra cui Legambiente ed Enpa attraverso una formale richiesta al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ai ministri dell’Ambiente e delle Politiche Agricole, Gian Luca Galletti e Maurizio Martina, e ai presidenti di Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Veneto.

caccia, stagione venatoria

Nella lettera si chiede di poter posticipare di un mese l’apertura della caccia viste le condizioni di grave siccità, in cui versa il Paese ormai da mesi colpito da alte temperature e da tremendi incendi boschivi in molte diverse aree. 

Se l’esercizio dell’attività venatoria è consentito, ma senza contrastare con la reale esigenza di conservazione della “fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato” come sottolinea Legambiente, è anche vero che la situazione è particolarmente grave e rischia di influire sulla reale sopravvivenza degli animali selvatici. L‘invito pertanto è quello non solo di posticipare l’apertura della caccia di un mese, ma anche contrastare  capillarmente la piaga del bracconaggio».

Anche la Lav si associa all’appello di Enpa e Legambiente chiedendo per la Sardegna lo stop alla caccia che dovrebbe riaprirsi il 3 settembre.

È indispensabile fare un salto culturale in avanti e usare il buon senso senza cedere alle solite pressioni delle doppiette e senza dar peso alla fanatica presunzione di parte del mondo venatorio di considerarsi il ‘padrone” dei boschi’. Lo chiedono i cittadini, in gran maggioranza contrari alla caccia, che desiderano preservare l’ambiente e la fauna selvatica della Sardegna anziché accanirsi e farla morire per questo assurdo ‘divertimento’ chiamato caccia.

Scrive la Lav cui fa eco anche la Lipu.

Appare francamente impensabile che dai primissimi giorni di settembre, in un “clima infuocato” in tutti i sensi come quello che l’Italia sta vivendo, il territorio naturale e la fauna possano essere assoggettati nel giro di poco più di un mese alla pressione di 800mila cacciatori, con tutti i rischi ambientali e gli impatti naturalistici che ciò comporta.

Per questo attendiamo da un momento all’altro che il Presidente Gentiloni si attivi per un provvedimento d’urgenza di posticipo almeno al 15 ottobre della stagione venatoria, sulla base, tra le altre cose, del citato articolo 1 della legge 157. Ciò, anche considerando che il Governo, nello svolgimento dei propri compiti di tutela del patrimonio naturale nazionale, possa intervenire a difesa della fauna selvatica, adottando in situazioni eccezionali come questa lo strumento dell’ordinanza contingibile e urgente, secondo quanto già avvenuto in passato (in quel caso per condizioni di freddo intenso) e fondatamente sentenziato dalla Corte costituzionale (sentenza 289 del 1993).

 

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