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In acqua con Fido, a Mantova la pet therapy si fa in piscina

pet therapy acquaPet therapy, se ne parla sempre più spesso come un metodo coadiuvante di cure accreditato. Questo perchè funziona e dà risultati molto spesso al di sopra delle aspettative. Il potere terapeutico di cani e gatti, efficace su numerose patologie, dalla depressione all’ansia all’autismo, può essere esercitato in varie modalità. Per aiutare a sconfiggere i traumi provocati dalla solitudine e gli stati depressivi negli anziani o la timidezza negli adolescenti è sufficiente avere un cane o un gatto in casa. Un animale domestico di cui prendersi cura, con cui  sentirsi capiti e amati.

Per patologie più complesse, come l’autismo, l’ausilio della pet therapy, lo sappiamo, è più complesso e afferisce ad una vera e propria metodologia gestita da esperti e mirata a risolvere problemi specifici. L’ultima frontiera in questo campo, di cui si sono occupati al Cnr (Centro Nazionale delle Ricerche), è l’impiego dei cani in piscina insieme ai bambini affetti da malattie psicosomatiche.

Come spiega all’Ansa Luigi Rimboldi, direttore del centro che pratica questo tipo di terapia (a Ponti sul Mincio, in provincia di Mantova):

L’acqua favorisce una sensazione di benessere e piacevolezza che mette a suo agio il bambino che si trova nella condizione migliore per interagire con l’animale.

Entrare in acqua con Fido è stato utile a bambini con problemi di autismo e dislessia. La piscina di Ponti sul Mincio è costruita con una zona alta dieci centimetri e la parte centrale alta 60 centimetri per permettere al bambino di stare in piedi. Le sedute durano un intero giorno, per non fare pressione sul bambino e permettergli di conoscere il cane. Il tutto costantemente monitorato e assistito dai genitori, da un veterinario, da uno psicologo, da un pediatra e da un medico specialista. Un bambino affetto da dislessia ha risolto gran parte del problema proprio grazie alla pet therapy, come racconta lo stesso Riboldi:

I migliori risultati si sono avuti con un bambino dislessico che non riusciva a pronunciare le parole intere. L’unico modo per fargli dire un certo vocabolo era quando questo veniva rivolto al cane durante il bagno. Il bambino non ha cominciato a parlare in modo fluido, ma ci sono stati dei progressi nella pronuncia di parole intere che prima venivano dette a metà.

[Fonte: Ansa]

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