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Pet Therapy in corsia nell’ospedale di Arezzo

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Una bella novità nell’ospedale San Donato di Arezzo: in corsia una bambina di sei anni può contare su un infermiere di eccezione, il suo cagnolino, Jacky, un pastore australiano di circa un anno, che può trascorrere del tempo con la sua proprietaria, alleviandole il dolore e la solitudine ospedaliera. Arezzo è una delle poche aziende sanitarie, in Italia, che dà questa possibilità. Che cosa fa il cane nella struttura? Jacky sta ai piedi del letto della bambina, scodinzola, la rende felice: è la prima volta che il cane si ferma in una struttura pubblica per accudire un bambino, prima si era sempre trattato di soste occasionali ed ambulatoriali. I responsabili della struttura ospedaliera commentano:

Gli aspetti positivi del rapporto con gli animali domestici sono dimostrati da anni di ricerche: la sola presenza di un animale può migliorare la qualità della vita e le condizioni di salute dell’uomo. Abbiamo sotto questo aspetto una grandissima esperienza maturata negli anni attraverso un progetto di pet therapy presso il nostro Ospedale San Donato nei reparti di Oncologia, Radioterapia e Pediatria e presso l’Ospedale La Gruccia nel reparto di Pediatria.

La famiglia per ottenere la possibilità di lasciare il cane accanto alla bambina, si è al veterinario dottor Paolo Omizzolo, che si è consultato con la Direzione dell’Ospedale e la Direzione della Pediatria: per la prima volta è stato applicato il regolamento che l’Azienda si è dato per dare il consenso a questa possibilità. Jacky è stato visitato per accertarne lo stato di salute e le caratteristiche e poco dopo è arrivato in pediatria:  è dimostrato che un animale può calmare l’ansia, trasmettere calore affettivo, aiutare a superare lo stress e la depressione e soddisfare bisogni di affetto e di sicurezza dei soggetti ricoverati. La presenza di un animale da compagnia è inoltre particolarmente utile a favorire contatti interpersonali, offrendo spunti di conversazione, ilarità e gioco rappresentando un valido aiuto per il paziente.

Fonte: La nazione.it

Foto credits: Thinkstock

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