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Leggi e sanzioni circa l’abbandono degli animali

Gli animali non si devono abbandonare. E’ una questione morale, ma anche legale. Benché non ben applicate, o comunque con scarsi risultati dal punto di vista delle condanne (benché qualcuna esemplare si sia vista nell’ultimo anno), le leggi in Italia esistono e sarebbe buona norma rispettarle, se non altro come bravi cittadini. Proviamo ad elencarvi le più importanti, in modo da diffonderle per un maggiore senso civico e per la tutela dei nostri amici a quattro zampe.

Legge N° 281/91- Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo

E’ stata la prima veramente innovativa nel nostro Paese ed è  stata approvata dal Parlamento il 14 Agosto 1991. Numerose le importanti disposizioni.  L’articolo 1 sui principi generali  afferma:

“Lo  Stato  promuove  e  disciplina  la  tutela degli animali di affezione,  condanna  gli  atti  di  crudelta’  contro  di  essi,   i maltrattamenti  ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di  tutelare  la  salute  pubblica  e l’ambiente”.

Di particolare rilievo rispetto al passato però alcuni punti particolari come quello che vieta la soppressione dei cani vacanti (randagi), catturati, ricoverati o detenuti presso un canile sanitario. La pratica in questi luoghi, in precedenza era infatti lecita (“Regolamento di Polizia Veterinaria” –DPR n° 320 del 1954. L’Italia, a differenza di quanto si creda è stato il primo Paese a vietare la soppressione degli animali randagi e molti paesi solo di recente hanno cominciato ad adottare normative simili, benché purtroppo non tutti, come il caso dei cani in Ucraina dimostra.

L’Articolo 8 della legge 281/91, inoltre ha stabilito in seno al Ministero della Salute un fondo economico per l’attuazione della stessa normativa, che ha compreso anche l’obbligatorietà dell’identificazi0ne dei cani e l’iscrizione (e dunque creazione) di anagrafi canine locali.

Un accordo tra Ministero della Salute, regioni e province autonome di Trento e Bolzano,  in materia di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy“, stipulato il 6 Febbraio 2003 per contrastare il randagismo ha stabilito:

  • l’introduzione del microchip (unico  sistema ufficiale di identificazione dei cani), a decorrere dal 1° gennaio 2005;
  • la creazione di una banca dati informatizzata, su base regionale o provinciale e di una nazionale, presso il Ministero della Salute alla quale confluiscono tutti i dati locali: è l’Anagrafe Canina Nazionale.

Grazie a questo sistema, trovato un cane ed individuato con il microchip il proprietario, è possibile a questi restituirlo. Il tutto serve anche a monitorare la popolazione canina generale e si occupa del rilascio dei passaporti per gli animali.

Legge 189 del 20 Luglio 2004

“Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”.

Sembra assurdo, ma è stato necessario attendere questa normativa per vietare tali pratiche crudeli: in sostanza ha modificato il codice penale introducendo con il titolo IX bis il reato dei “delitti contro il sentimento degli animali” riferito oltre che all’uso dei cani per i combattimenti, anche l’uccisione ed i maltrattamenti. La legge 189/2004 ha in questo senso vietato (Italia ancora primo Paese in Europa) l’utilizzo a fini commerciali di pelli e pellicce di cani (Canis familiaris) e gatti (Felis catus). Il 31 Dicembre del 2008 a questo proposito è entrato in vigore anche il Regolamento della Comunità Europea n° 1523/2007 che ne vieta anche la commercializzazione, l’importazione e l’esportazione. Infine l’articolo 727 del codice penale in riferimento alle sanzioni è stato sostituito dal seguente:

“Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”.

Fonte: Ministero Salute

Foto Thinkstock

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