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In difesa degli animali Peta lancia finto sito porno

difesa animali Peta finto sito porno

Peta non è di certo nuova all’uso provocatorio delle immagini di nudi per catalizzare l’attenzione del pubblico sul tema del maltrattamento degli animali, chi non ricorda, infatti, la celebre campagna di qualche mese fa che vedeva Elisabetta Canalis senza veli? Bene, questa volta l’associazione animalista si è spinta decisamente oltre, e dopo l’annuncio dello scorso settembre, ha aperto ufficialmente il finto sito porno PETA.xxx.

Quando si approda sul sito, in effetti, sembra di trovarsi sulla homepage di un portale riservato ad un pubblico adulto a tutti gli effetti, tuttavia quest’apparenza svanisce non appena si leggono gli slogan. Tante le star del porno americano che hanno deciso di aderire l’iniziativa, ma non aspettatevi video a luci rosse. Quando si clicca sulla sezione dedicata ai filmati hard, infatti, al posto delle scene porno sono mostrati i maltrattamenti di animali negli allevamenti.

Su PETA.xxx inoltre, ci sono uno spazio dedicato anche agli internauti che desiderano partecipare attivamente al sito, i quali possono inviare foto e video “piccanti” con tematiche animaliste sullo sfondo, nonché una sezione che fornisce consigli utili sulla dieta per essere più prestanti a letto senza necessariamente mangiare la carne, dal classico peperoncino dalle doti afrodisiache, agli asparagi, che permettono un maggior afflusso di sangue ai genitali e favoriscono la produzione degli spermatozoi.

L’Associazione, attraverso questo sito, punta a veicolare messaggi animalisti grazie al traffico generato dai portali con il dominio xxx, ma l’idea di sfruttare la pornografia per sensibilizzare l’opinione pubblica verso tematiche completamente differenti non è poi così innovativa. Isabella Rosellini, infatti, già qualche anno fa, aveva presentato dei mini documentari dal nome Green Porno, ma senza che avessero alcunché di pornografico. Anche il quel caso lo scopo era quello di attirare l’attenzione su aspetti poco noti di alcune specie animali, ma in modo da disorientare lo spettatore, amplificando così la portata del messaggio, proprio come ha voluto fare anche PETA.

Photo Credits|ThinkStock

 

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