Aquascaping: lo sfondo

L’aquascaping è una tecnica per l’allestimento degli acquari casalinghi, basata sulla creazione di paesaggi naturali nella vasca: per creare sfondi piacevoli cercate di scegliere piante, pesci e tronchi proporzionati tra di loro. Ad esempio una pianta bassa ci darà la possibilità di ricreare un prato o dei cespugli nell’acquario. Pesci grandi in una realizzazione di un paesaggio acquatico, renderebbe innaturale il lavoro finito.

Acquario: il fondo migliore per la prima vasca

Nell’acquario di acqua dolce è di importanza vitale la scelta del substrato per l’allestimento del fondo: nel caso di acquari ricchi di piante, occorrerà un fondo in grado di nutrirle, si useranno quindi substrati fertili (esempio: akadamo o osmocote) ricoperti da un fondo decorativo a nostro piacimento. In generale possiamo dividere i fondi in diverse tipologie:

1) Ghiaietti policromi. Si tratta della tipologia di fondo più economica e versatile, nonchè disponibile in tutte le granulometrie. Sono sostanzialmente inerti per quanto riguarda l’influenza sui valori chimici dell’acqua, per cui si adattano perfettamente agli acquari di comunità, dove acidità e durezza sono generalmente nella fascia media.

2) Ghiaietto qarzifero. Disponibile nei colori tipici del quarzo (bianco-grigio o rosa) di granulometria variabile, è uno dei materiali di fondo più consigliati per vasche con acidità e durezza bassi, non avendo presenza di calcio nella propria composizione. Permette inoltre di creare un bel contrasto con legni, pietre scure e il verde delle piante.

Le piante dell’acquario: l’Acorus gramineus

Oggi ci occupiamo di una pianta interessante, l‘Acorus gramineus, un’erba palustre ella famiglia delle araceae, originaria dell’Asia, in particolare India, Giappone e Cina. Si tratta di una pianta cespitosa con foglie nastriformi lunghe 25/30 centimetri. E’ una pianta palustre che può essere adattata per l’acquario anche se è preferibile utilizzarla in paludari.

Spesso mostra segni di intolleranza alla vita completamente sommersa, in quanto trattasi di pianta anfibia, manifestando forme di marcescenza alle foglie e alle radici: l’importante è crescerla in un buon substrato fertile. La sua temperatura idelae si aggira attorno ai quindici-venti gradi, con un ph neutro e durezza dell’acqua media.

Le piante per l’acquario: la Cryptocoryne affinis

Un’altra bella pianta, questa volta di origine asiatica, perfetta per i neofiti: la Cryptocoryne affini. Si tratta diuna pianta delal famiglia delle Araceae, originaria dell’Asia ed in particolare della penisola della Malesia. E’ una pianta acquatica e palustre, che vive principalmente ancorata nei substrati umidi o piani di acqua.

Il fusto della pianta è ridotto ad un piccolo rizoma che ne consente la sua propagazione vegetativa: la pianta appare con un aspetto a rosetta, di colore verde intenso nella parte superiore e rosso-violaceo nella pagina inferiore. Le Cryptocoryne sono lunghe dai quindici ai trenta centimetri, con fiori formati da spadice e spata di un bel viola intenso.

Si tratta di una pianta che fiorisce sia emersa che sommersa: per quel che riguarda la sua coltivazione, è abbastanza semplice. Essenso una specie tropicale non sopporta le basse temperature, preferisce una temperatura dai quindici ai ventidue gradi: occorre una moderata esposizione alla luce, ma trattandosi di una pianta forte e robusta, è capace di vivere anche a contatto con una luce sia forte che debole.

Le piante per l’acquario: l’Anubias Barteri

Oggi ci occupiamo di  una pianta per acquario di acqua dolce, pratica e molto carina: ce ne sono diverse varietà, tra le quali quella nana, tutte molto facili ed adatte ad un neofita. L’Anubias è della famiglia delle Araceae, tipiche dell’Africa: la qualità nana, al più diffusa negli acquari, va da un minimo di quattro ad un massimo di quindici centimetri. Necessita di una temperatura di circa 25 gradi.

E una pianta palustre poco esigente, molto apprezzata in acquariofilia proprio per al sua semplicità di gestione: la crescita è lenta e si adatta perfettamente alle condizioni in acquario, sia in acqua più o meno dura, alcalina o acida. L’Anubias cresce meglio all’ombra o con una luce media: una illuminazione forte può provocare un aumento delle alghe, che la andrebbero a ricoprire.

Aquascaping: un nuovo modo per realizzare un acquario

Oggi ci occupiamo di un nuovo modo per la realizzazione di un acquario, l’Aquascaping. Il termine deriva da Aquatic Landscape, cioè paesaggio acquatico e si tratta di una tecnica per creare acquari piacevoli alla vista, in quanto tendono a ricreare dei paesaggi naturali in vasca. L’idea è quella di abbellire l’interno dell’acquario in modo da creare un acquario bello, tale da divenire un vero e proprio strumento di arredo per la casa, lo studio o quanto altro.

Nell’Aquascaping è necessario che vi sia un elemento centrale, attorno al quale far ruotare tutta la vasca: una pianta dai colori vivi e sgargianti oppure una radice particolare che contrasti con il resto della vegetazione. Questo diventerà l’elemento dominante per cui è importante che il suo posizionamento sia ben studiato e ponderato: meglio che vi sia un solo elemento dominante sul quale focalizzare la propria attenzione.

Vediamo come realizzare un bell’acquario con la tecnica dell’Aquascaping: partiamo dallo studio dell’allestimento. Immaginate ciò che volete realizzare e partite da lì, pensate ad un ambiente naturale, agli oggetto che volete inserire per realizzare lo schema della vostra vasca. Tenete in considerazione anche gli spazi liberi, assolutamente indispensabili: offrono spazi ai pesci per nuotare ed aumentano la profondità della vasca.

Acquaterrario: l’importanza della zona emersa

La zona emersa per una tartaruga d’acqua dolce è fondamentale: la stessa infatti necessita di uno spazio tutto suo nel quale disporsi per prendere il sole (basking), indispensabile per la sua corretta crescita e per la sintetizzazione del metabolismo. Si deve trattare di una zona con ghiaia o sabbia, accessibile facilemnte dalla tartaruga, e confortevole: ricordatevi che qui il vostro animali trascorrerà molto tempo!

In naturale tartarughe sono solite utilizzare sassi o tronchi emersi sopra i quali appoggiarsi e rilassarsi, nel nostro acquaterrario possono riposare su cortecce di sughero o piattaforme di plexiglass ricoperte da tappetini sintetici: queste zone vengono attaccate alle pareti della vasca con del silicone specifico per acquari, in modo che le tartarughe le possano raggiungere facilemente.

La zona sottostante a tali zone emerse, può costituire una nicchia all’interno della quale le tartarughe possono nascondersi come farebbero in natura con tronchi o sassi: per chi è appassionato di tartarughe, consigliamo di applicare all’interno dell’acquaterrario una radice di mangrovia che emerge dall’acqua, sopra la quale l’animale si può arrampicare.

Acquaterrario per tartarughe d’acqua: l’importanza dell’illuminazione

Continuiamo ad occuparci del corretto allestimento di una acquaterrario per tartarughe d’acqua dolce. Oggi parleremo dell’importanza dell’illuminazione della zona emersa, dove i nostri animaletti possono stare tranquilli a prendere il sole. Per quel che riguarda l’illuminazione, occorre posizione una lampada al di sopra della zona emersa,a circa 30 cm di distanza dalla stessa: si tratta di una lampada neon che trasmette raggi UVA e UVB e da una lampada spot che riscalda la tartaruga quando è fuori dall’acqua.

Tali lampade sono facilmente acquistabili presso negozi specializzati che sapranno consigliarvi altresì sulla grandezza delle stesse: è importante ricordare che le lampade vanno applicate unicamente se l’acquaterrario non è raggiunto da luce naturale. Se la zona dove la tartaruga è posizione è raggiunta dai raggi solari, non acquistate alcuna lampada!

Coma già ricordato nei precedenti articoli relativi alle tartarughe acquatiche, questi animali per sintetizzare il calcio e alzare il loro metabolismo necessitano di sole diretto, si tratta di un bisogno biologico primario: in mancanza le tartarughe si ammalerebbero, perderebbero appetito ed energia e il loro carapace diventerebbe mollo e spugnoso.

La tartaruga d’acqua dolce: creare una vasca su misura

Spesso le tartarughe d’acqua dolce sono detenute, come prigioniere, in piccole vaschette di plastica, con un palma piccolissima che dovrebbe fare loro ombra, e con pochissima acqua all’interno. Non vi è niente di più sbagliato. Le tartarughe sono animali curiosi, che amano esplorare, nuotare, prendere il sole quando è necessario, riposare all’ombra in altri momenti. Non è pensabile di dover constringere una animale che in natura sarebbe libero in acqua, in una cassetta trasparente e pretendere pure che viva a lungo, i suoi muscoli infatti si atrofizzerebbero in poco tempo.

In simili condizioni una tartaruga non sopravvive se non qualche anno, a differenza della grande longevità che la caratterizza in contesti naturali: occorre in primo luogo costriuire un acquaterrario che offra la possibilità di raggiungere agevolmente sia una parte asciutta sia la parte con acqua profonda almeno mezzo metro. La parte asciutta potrà essere creata con sabbia o con un sottile strato di ghiaia, per permettere all’animale di potersi stendere al sole quando lo ritiene opportuno, per assorbire la vitamina D indispensabile per il suo metabolismo.

Occorre poi che la zona dove la tartaruga vive sia ben recintata: sono infatti otine scavatrici, e occhio anche i predatori come cani o gatti ma anche civette, che possono dare loro fastidio. Occore mantenere una temperatura costante che va dai 25° ai 28°, il riscaldatore è pertanto fondamentale per la sopravvivenza delle tartarughe, che sono animali a sangue freddo e hanno bisogno di una temperatura costante.

La propagazione delle piante

Se l’acquario è sano, le piante che vi sono contenuto si propagheranno senza l’intervento del proprietario: la propagazione avviene in due modalità, sessuata o asessuata. Per quel che attiene alla propagazione sessuata, consiste nella produzione di semi, spore e fiori: nel caso di propagazione in acquario, è necessario che due o più piante producano dei fiori sopra la superficie dell’acqua. Si tratta di un sistema difficile da controllare.

Occorrerà aiutare la pianta a sviluppare degli steli forti, fornire una ventilazione ottimale sopra l’acquario, ed infine abbassare il livello dell’acqua. Appena sbocciati, è importante impollinare i fiori, spostando il polline dal fiore maschio al fiore femmina: se l’impollinazione ha successo e si formano i fiori, piantali quanto prima! Per quel che attiene invece la riproduzione asessuata, è il metodo più utilizzato dalle piante di acquario per la propagazione.

La pianta madre produce delle piante che sono geneticamente identiche, dette figlie: le piante di acquario si riproducono naturalmente attraverso stoloni, germogli e piante avventizie. Gli stoloni sono rami orizzontali che sviluppano delle piante figlie alle sue estremità, sono simili a radici e si propagano appena sotto la superficie: le nuove piante ricevono i nutrimenti dalla pianta madre e sviluppano radici e foglie.

Acquario: tutti i tipi di filtraggio

Nell’acquario è estremamente importante un buon filtraggio al fine di mantenere l’acqua con valori chimici adatti alla vita dei suoi ospiti. Vi sono quattro tipi di filtraggio: chimico, meccanico, biologico e sterilizzazione. Il filtraggio meccanico consiste nel rimuovere il materiale dannoso dall’acqua, eliminando i detriti visibili e garantendo una funzione estetica: si ottiene con il passaggio dell’acqua in una spugna o serie di spugne. Si possono poi rimuovere le spugne per lavarle: in tal modo di eliminano i detriti in sospensione.

Il filtraggio biologico è il più importante, soprattutto per i pesci, e sfrutta i processi naturali in cui degli organismi viventi rimuovono o trasformano delle sostanze, di per se tossiche o potenziamente tali, in composti meno tossici: vi sono superfici di contatto molte estese colonizzate da batteri, che trasformano i prodotti dell’azoto in sostanze non dannose per gli ospiti dell’acquario. Il filtraggio biologico è utile anche con vasche con molte piante vive, che esercitano tale filtraggio.

Il filtraggio con sterilizzazione è normalmente utilizzata in acquari marini, anche se può essere utile in acquari di acqua dolce: consiste nel condurre acqua attraverso una unità pressurizzata con una lampada a ultravioletti. Tale luce UV risce a distruggere alcune alghe o patogeni, con grandi benefici per i pesci e le piante: tuttavia può capitare che tali raggi distruggano anche elementi utili.

Betta Splendes: mai dentro ai vasi

E’ purtroppo ancora usuale vedere esposti nei negozi di animali, fiori e piante, dei poveri esemplari di Betta Splendes, noto anche con il nome di pesce combattente, rinchiusi dentro a piccoli vasi trasparenti pieno d’acqua. Il vaso nel quale si trova rinchiuso il Betta ha l’imboccatura chiusa da una pianta, in genere uno Spathyphyllum, con le radici immerse nell’acqua dove vive il pesce.

Secondo quanto dicono i negozianti, la pianta si nutrirebbe degli escrementi del Betta mentre lui delle radici della pianta: ciò non può che essere falso. Il Betta è infatti un pesce carnivoro, ma non solo: si tratta di un pesce che nei luoghi d’origine dell’Asia vive nell’acqua delle risaie, certamente bassa e poco profonda ma molto estesa, e che necessita di una buona ossigenazione.

Il Betta Splendes infatti appartiene al gruppo degli anabantidi o pesci labirintici, i quali possiedono un organo respiratorio chiamato per l’appunto labirinto, che utilizzano per respirare al di fuori della superficie dell’acqua quando la concentrazione di ossigeno diventa insufficiente: è evidente come tale natura del pesce non possa trovare applicazione nel caso di un Betta rinchiuso all’interno di una vaso con una pianta.

Bocce per pesci rossi: rischi e pericoli

I pesci rossi, che comunemente vediamo esposti in bocce di vetro, in realtà non dovrebbero assolutamente starci dentro: le motivazioni a sostegno di ciò sono molteplici e le analizzeremo insieme. In primo luogo il pesce rosso è un animale che ama vivere in compagnia dei suoi simili, è un pesce da branco, detto sociale: ama nuotare ed è molto cuoriso, quindi ama anche scoprire il proprio ambiente e gli anfratti che nasconde. In una boccia di vetro pensate che lo possa fare? Peggio poi se il pesce è da solo, senza simili.

Oltre a ciò sappiate che i carassius sono tra i pesci più longevi che esistono: possono vivere tranquillamente 20-30 anni, alcuni esemplari anche di più mentre all’interno di una boccia di vetro inadatta, arrivano a campare da sei mesi ad un anno. Una longevità irrisoria rispetto a quella prevista per la loro specie in natura.

Infine  analizziamo le conseguenze pratiche della boccia sulla salute del pesce rosso: la sfericità della boccia porta ad una distorsione della visuale per pesce verso l’esterno; inoltre la riflessione delle onde sulle pareti provoca seri problemi alla salute del pesce in quanto va a colpire i sensi di orientamento che gli permettono di percepire lo spazio.

Acquario, i vantaggi delle lampade a Led

L’utilizzo dell’illuminazione a LED per il proprio acquario offre certamente diversi vantaggi, come il risparmio energetico, la grande longevità e lo scarso impatto termico . Il risparmio energetico dipende da vari fattori, come l’efficenza dei LED utilizzati, l’efficenza del circuito di controllo (driver) e l’ottimo rendimento.

Durante la progettazione di un sistema di illuminazione a LED occorre tenere in considerazione che tutto il calore sviluppato è sul lato superiore della plafoniera (che funge da dissipatore), quindi non generiamo riscaldamento in vasca e limitiamo gli sbalzi termici nella vasca stessa; grazie a questa relativamente scarsa perdita di energia per calore, si possono risparmiare fino al 60-70% dei costi energetici, dato che saranno necessari meno Watt per avere la stessa intensità luminosa in vasca (lumen). Inoltre vengono utilizzati materiali ecologici senza l’utilizzo di gas nocivi come i vapori di mercurio.

Altro fattore interessante dei LED è la vita utile, oltremodo lunga: si può facilmente arrivare fino a trenta mila ore di funzionamento, che significano circa dieci anni di utilizzo per otto ore al giorno, con una resa luminosa a fine vita pari al 70% dell’ammontare iniziale. Possiamo quindi intuire come si allungherà, grazie ai LED,  il tempo tra le sostituzioni degli elementi luminosi, senza dover cambiare tubi o bulbi, solitamente molto inquinanti, e con un risparmio tangibile ogni anno.