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Cane investito, risarcita la padrona

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Per la prima volta in Italia un giudice civile riconosce ad una padrona il così detto danno esistenziale, causato della morte del suo cane, rimasto vittima di incidente stradale. Si tratta di un grande riconoscimento e di un precedente che certamente farà discutere. Ma vediamo i fatti così come si sono svolti.

Un automobilista nel 2006 investe Argo, un pastore tedesco, mentre stava attraversando la strada, gettando la carcassa in un fossato, carcassa che poi verrà ritrovata solo il giorno seguente. La padrona di Argo, decisa ad ottenere giustizia per la morte del suo amico a quattro zampe, ha citato l’automobilista in tribunale, per non aver soccorso l’animale morente e non aver prestato la dovuta attenzione.

A quanto riportato in sentenza la condanna al risarcimento sarebbe stata inflitta soprattutto perché l’uomo non avrebbe fatto il possibile per evitare il danno, sterzando o frenando bruscamente. Del resto anche nello stesso codice civile è sancito il dovere di fare il possibile per evitare l’evento dannoso per evitare la condanna.

Oltre a ciò il giudice ha altresì tenuto conto del rapporto tra Argo, ormai divenuto un componente della famiglia, e la figlia della proprietaria, fortemente scossa dalla repentina morte dell’animale.

Al di là del mero apprezzamento per la sensibilità dimostrata dal giudice, l’importanza della sentenza è di notevole portata in quanto testimonia una vera e propria evoluzione normativa e giurisprudenziale, basata sull’attenzione verso gli animali e verso il legame che intercorre tra questi ed i loro proprietari.

Ci si auspica che anche altre autorità giudiziarie possano tenere in considerazione tale orientamento, in modo che i padroni privati dell’affetto dei loro cuccioli a causa di comportamenti imprudenti di tanti automobilisti possano ottenere giustizia. E ci si auspica che dal canto loro gli automobilisti in tal modo possano fare più attenzione mentre sono alla guida, per evitare collisioni con animali lungo la strada.

8 commenti su “Cane investito, risarcita la padrona”

  1. Pingback: diggita.it
  2. sentenza giusta,bravo il giudice. l invesimento del cane o animale che sia va giudicato nel contesto avvenuto.mia moglie attraversava col cagnolino affianco, senza guinzaglio,strada con visualita ottima,era già in mezzo alla stradA QUANDO SOPRAGGIUNGEVA UN SUV,MIA MOGLIE CON ISTINTO è BALZATA INDIETRO QUEL POCO X NN ESSERE INVESTITA,LA CAGNOLINA L HA UCCISA.CHE FACEVA QUESTA MENTRE GUIDAVA,TELEFONAVA O CHE?SOLO XCHè NN ERA AL GUINZAGLIO HA TORTO?INVECE RINGRAZIANDO DIO NN ERA AL GUINZAGLIO, SE NO TRASCINAVA PURE LEI.IL LIMITE DELLA VIA è DI 30KM,SE VAI A QUELLA VELOCITà EVITI O FRENI IN TEMPO X QUALSIASI EVENTO,VUOL DIRE CHE ANDAVA MOLTO OLTRE IL LIMITE.EPPURE MIMDICONO DI LASCIAR PERDERE,NO DOPO QUESTA SENTENZA VADO AVANTI CON + CORAGGIO.LA MIA CAGNETTA VUOLE GIUSTIZIA

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  3. ciao
    la mia cagnetta e’ stata investita e sto cercando di avere giustizia in quando l’investitore non sa ancora dare una spiegazione logica all’accaduto.
    leggendo questa cosa prendo piu coraggio. sapete mimanca e anche tanto, la sento abbaiare e cerca giustizia, era incinta e doveva partorire dopo una settimana dall’investimento. facciamo cambiare le leggi ci vuole piu rispetto per gli animeli e per chi gli vuole bene.

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  4. ciao Rodolfo, grazie per la tua testimonianza. spero veramente che tu possa avere giustizia, sia per te che per la tua cagnetta. c’è ancora tanto da fare in Italia per quel che riguarda la sensibilizzazione ed il rispetto degli animali. buona fortuna!

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  5. L’articolo mi interessa molto, ma non è riportato nessun riferimento: che so, il tribunale che ha emesso questa sentenza, la data, qualche cosa che possa servire a recuperare questa decisione e poterla poi adoperare in altre sedi. Per come è scritta potrebbe anche essere una notizia falsa. E’ possibile avere gli estremi di questa sentenza?
    Grazie.

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  6. la sentenza di cui in oggetto è stata emessa da giudice di pace di Ortone in provincia di Chieti nel 2007.
    C’è anche un precedente con la sentenza della suprema corte N°10679 del 3 agosto 2001.

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